“Quando tornerò” di Marco Balzano. Lettura della domenica

"Se non capisci tua madre, è perché ti ha permesso di diventare una donna diversa da lei". Questa è la storia di chi parte e di chi resta. Di una madre che va a prendersi cura degli altri, dei suoi figli che rimangono a casa ad aspettarla covando ambizioni, rabbie, attese

“Quando tornerò” di Marco Balzano. La rassegnazione a un destino che non si può cambiare porta Daniela, la protagonista di questo libro intenso e a tratti toccante, a decidere di andare via, di scappare dalla Romania, lasciando la sua famiglia per dare loro una nuova possibilità, credendo in una soluzione temporanea.

“Quando tornerò” di Marco Balzano

E’ una vita di sacrifici e di amarezze, la sua, lavorando come badante e prendendosi cura di un vecchio che all’inizio la tratta male, ma che poi lei riesce a calmare i suoi scatti d’ira e farlo sentire considerato. Daniela se ne era andata “senza lasciare neanche un biglietto” e questa lontananza aveva scavato irrimediabilmente un baratro tra lei e i suoi figli, che reagiscono in modo diverso: suo figlio Manuel è istintivo e ribelle, mentre sua sorella Angelica continua a studiare ed ottenere buoni voti a scuola, due modi per nascondere la propria solitudine, anche perché il loro padre era sempre ubriaco e non aveva voglia di lavorare. Manuel si sentiva in pace solo con il nonno, lo aiutava in campagna; quando parlava con sua madre a telefono, lei non parlava più di tornare: egli parlava poco e si sforzava di odiarla per sentirsi amato. Si sentiva a disagio a scuola e isolato dai compagni, fa amicizia solo con Petru, un ragazzo solo come lui e cominciano ad andare in discoteca e bere, un modo per dimenticare la propria sofferenza interiore.

Un evento che stravolge la vita di tutti è l’incidente di Manuel con il motorino del suo amico: le sue condizioni sono gravissime e va in coma: sua madre torna dall’Italia, è molto cambiata, sta sempre con lui in ospedale, si sente “una cosa a metà”, i sensi di colpa la dilaniano. Si sente svuotata, era “affamata di lui”, gli chiede scusa per averlo abbandonato, ma non aveva potuto fare altro. Durante i suoi monologhi interminabili, gli racconta la sua vita, quando aveva lasciato il suo lavoro come badante al vecchio Giovanni ed era stata assunta da una famiglia molto agiata, per prendersi cura dei loro bambini: lei si era sentita quasi felice, si era legata a loro, anche se in una parte nascosta del suo cuore, era disperata perché si occupava di loro, mentre i suoi figli erano lontani. Un incidente spezza quel legame: viene cacciata e la perdita del lavoro la fa sentire ancora più sola. Ma ora è lì, accanto a suo figlio e, anche se non può sentire la sua voce, non lo abbandonerà più, perché si rende conto che “dietro la tua rabbia non sono stata capace di leggere la nostalgia”. Quando trasferiscono Manuel nella stanza del sonno, le è impedito stargli vicino: lo vede solo attraverso un vetro, ma continua a parlargli, vorrebbe trasmettergli ricordi sparsi che “la sorprendono come fulmini”. Daniela si chiede dove finiscono i ricordi quando la mente finisce, è consapevole che deve imparare a vivere per chi resta, ma non ne è ancora capace. Manuel apre pian piano gli occhi: il lungo sonno è finito, fortunatamente il cervello non aveva subito danni.

Quando esce dall’ospedale, deve ricominciare a vivere, ma è difficile. Non parla con nessuno, soprattutto con sua madre, perché “non sa cosa dire”. Anche Angelica è giunta a un punto cruciale della sua esistenza: dopo anni trascorsi a prendersi cura di suo fratello, deve imparare a cavarsela da sola e farsi una vita propria con l’uomo che ama. ”Se non capisci tua madre è perché lei ti ha permesso di diventare una donna diversa”: le parole del suo uomo le fanno capire che deve dare una svolta alla sua vita e dimenticare i rancori passati. Suggestive sono le ultime pagine del libro, in cui Manuel e sua madre sono uno davanti all’altra: si avverte un muro di disagio, ma poi improvvisamente Manuel lancia il boomerang e sua madre salta, per afferrarlo, come se fosse quella ragazza che nessuno ha mai conosciuto.

Le pagine di questo libro fanno riflettere e gettano una luce sulla vita difficile delle badanti,  queste persone “invisibili, barricate nelle stanze” che si occupano di persone, soprattutto vecchi, di cui i figli spesso non possono occuparsi, che a volte sono lasciati a se stessi e non si sentono amati o, come li definisce Daniela, “mozziconi di candela che si spegnevano su se stessi”.

A cura di Ilde Rampino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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