“La bestia nel cuore” di Cristina Comencini

"Quel profondo turbamento che si avverte dentro di sé, quella parte oscura e istintiva che fa paura, tuttavia e presente e prende vita nei rapporti passionali, esiste ed esce allo scoperto, mentre ci si nasconde dietro il velo delle trasparenze"

“La bestia nel cuore” di Cristina Comencini. Quel profondo turbamento che si avverte dentro di sé, quella parte oscura e istintiva che fa paura, tuttavia e presente e prende vita nei rapporti passionali, esiste ed esce allo scoperto, mentre ci si nasconde dietro il velo delle trasparenze, quando il dolore ti copre il cuore e improvvisamente ti svela qualcosa: uno squarcio e ti senti denudata di fronte alla violenza, priva delle tue maschere che hanno protetto la tua vita. E le parole diventano il luogo eletto in cui rifugiarsi, senza paura e tacendo la vergogna, finche arriva un momento in cui i dubbi del cuore rivelano la tua anima più vera e il tuo bisogno di amore, dietro la facciata della durezza e dell’imperturbabilità.

Le parole di un libro, che a poco a poco diventano vita attraverso le parole di Sabina e giungono alla sua amica Emilia che le accoglie, quasi “scrutandole”, nonostante la sua cecità, lei che si muove in casa come se vedesse gli oggetti invece di immaginarli e si nutre dei ricordi dei vent’anni precedenti , in cui i suoi occhi hanno funzionato: è consapevole che ”la voce senza il volto è nuda”, si sentono le note false, le incertezze del pensiero. Emilia prova un sentimento di amore verso di lei, anche se non glielo ha mai confessato apertamente, perché ha paura che lei si allontani e che possa perderla, si definisce Penelope, perché la aspetta sempre. Sabina attinge dai ricordi di lei, più che dai suoi: hanno trascorso l’infanzia assieme, facevano i compiti l’una accanto all’altra e Sabina si sentiva protetta da lei, da quell’amicizia discreta e silenziosa, ma anche piena di certezze.

Sabina lavora come doppiatrice e in un certo senso vive e dà voce ai suoi personaggi e a una vita che non è la sua e questo in un certo senso la mette a riparo dalle delusioni e dalle sofferenze:  vive un difficile rapporto con suo marito Franco, fatto soprattutto di silenzi e di parole non dette. Una notte fa un sogno che le causa un intenso turbamento, la fa sprofondare in uno stato di perenne agitazione, ma non riesce a raccontarlo a nessuno: sono ombre, accenni di qualcosa di terribile che il stesso inconscio rifiuta. Quando scopre di aspettare un bambino, non lo rivela a suo marito, perché ha paura della sua reazione e in un certo senso l’incubo che riguardava il padre e la notizia della gravidanza erano legati in modo misterioso.

Sabina improvvisamente decide di partire per trascorrere il Natale con Daniele e la sua famiglia in America: avverte il bisogno insopprimibile di avere un rapporto con Daniele, di creare un legame, che in fondo essi non hanno mai avuto, sin dall’infanzia, perché lei, a differenza del fratello, aveva un carattere arrendevole Il padre di Sabina e Daniele era un professore, molto serio e austero, che non esprimeva mai i suoi sentimenti e rifuggeva da ogni debolezza: tra loro non vi era dialogo, egli non parlava altro che di scuola e di libri, mentre la madre sapeva tutto, ma taceva. I due fratelli  non riuscivano a comunicare, anche a causa della presenza autoritaria del padre che permeava di sè tutti i momenti : la morte dei suoi genitori sembra aver sanato la frattura tra di loro e l’assenza di comunicazione che aveva caratterizzato la loro vita insieme. ma loro DEVONO parlare e rivelarsi i loro segreti. Sabina si sentiva in balia dei pensieri che facevano male, si rendeva conto che non sapeva nulla dei suoi genitori né di se stessa. La rivelazione del sogno  fatta a suo fratello le dà una sorta di senso di pace, si sente compresa da lui e le sue parole: “Non ti avremmo mai lasciato sola con lui” placano la sua anima, perché comprende che egli voleva proteggerla e che quelle immagini non dovevano influenzare la sua vita, perché “i morti non dovrebbero avere diritto di parola”. La sofferenza di Daniele, che aveva serbato il segreto per anni dentro di sé, riuscendo solo a confidarsi con sua moglie, lo aveva reso estremamente riservato e quando aveva saputo che il padre stava per morire, egli era andato da lui perché voleva assistere alla sua agonia come una rappresentazione su un palco di una storia che non lo riguardava e perché sentiva di voler essere diverso da lui.

Emilia rimane sola e si rende conto che “l’assenza di Sabina alimentava le sue giornate, la sua presenza le renderebbe impossibili”, perché non riuscirebbe a tacere i suoi sentimenti. La sua esistenza si svolgeva sui binari di un percorso sempre uguale, lei respingeva tutto ciò che è nuovo, per non sentirsi cieca: non amava avere contatti con la gente. L’incontro con Maria, un’amica di Sabina, a cui lei ha chiesto di andare a trovarla per farle compagnia, la mette a disagio e la rivelazione che le ha promesso un compenso, la rende molto nervosa e per  Emilia “è come vedere la parola FINE sullo schermo nero”, anche se poi a poco a poco il loro rapporto cambia. Maria ha rinunciato alla sua bellezza e si è costruita una corazza di sarcasmo, dopo il tradimento di suo marito con l’amica di sua figlia e ha deciso di vivere la sua vita in modo diverso : “meglio adattarsi a ciò che capita”.

Al ritorno dall’America, sembra che in Sabina qualcosa sia cambiato, ma a volte si sentiva vuota e, pensando al nuovo essere che stava crescendo dentro di lei,  era consapevole che “bisogna avere qualcosa da trasmettere ad un bambino”, perché le parole sono importanti. La sua inquietudine la spinge a fuggire, ma poi qualcuno la salva e la porta in ospedale per partorire: lei non vuole farlo nascere, ma la vita vince e l’urlo di Sabina è come quello di “una bestia ferita che muore”, è liberatorio e pian piano dà nuova linfa al rapporto con suo marito Franco che le fa comprendere che non bisogna tacere mai e le starà vicino, rispettando i suoi bisogni.

A cura di Ilde Rampino

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