I 18enni voteranno per eleggere i senatori, è passata la riforma

RIFORMATO UN FATTORE DI INSTABILITÀ PER QUASI TUTTI I GOVERNI DAL 1994 AD OGGI. Via libera dall'aula di Palazzo Madama al Ddl con 178 sì, 15 contrari e 30 astenuti. Dalle prossime elezioni politiche anche i cittadini maggiorenni con età inferiore ai 25 anni potranno ricevere la scheda per il Senato

I 18enni voteranno per eleggere i senatori a partire dalle prossime elezioni politiche. I cittadini di età compresa tra i 18 e i 24 anni saranno iscritti nelle liste elettorali del Senato nel 2023 a scadenza di Legislatura o l’anno prossimo, in caso di voto anticipato dopo il semestre bianco. Fino ad oggi per la Camera alta della Repubblica italiana potevano votare solo gli elettori maggiorenni a partire dai 25 anni di età (già compiuti al momento della convocazione dei comizi elettorali).

Palazzo Madama sede, del Senato

È arrivato con la quarta lettura il via libera dell’aula di Palazzo Madama al Ddl costituzionale che fa scendere a 18 anni la soglia per eleggere il Senato. Hanno votato a favore 178 senatori, con 15 contrari e 30 astenuti. Non avendo ottenuto la maggioranza qualificata dei due terzi, il Ddl potrebbe essere messo in discussione da un referendum confermativo entro i prossimi tre mesi. Altrimenti, come si ritiene molto probabile, sarà promulgata la norma. Dalle prossime elezioni sono all’incirca 4 milioni gli elettori che potranno votare anche per il Senato, oltre che per la Camera dei deputati. Uniformando il criterio, si interviene sul più significativo fattore di instabilità politica e istituzionale degli ultimi 27 anni.


La norma

RIMOSSO UN FATTORE DI INSTABILITÀ PER QUASI TUTTI I GOVERNI DAL 1994 AD OGGI. Non si tratta di un cambiamento di poco conto, una riforma che unifica la platea elettorale del Parlamento. Lo dimostra la storia di molte legislature a partire dal 1994. Con l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, diverse chiare maggioranze alla Camera hanno trovato limiti numerici significativi invece al Senato, proprio per lo sfalsamento della platea elettorale. A peggiorare la situazione sono state le leggi Calderoli (Con il premio di maggioranza solo alla Camera) e Rosato, tra il 2005 e il 2018. Ma i problemi non sono mancati neanche con il Matterellum. Si ricordano, in particolare:la XII Legislatura, in carica dal 15 aprile 1994 all’8 maggio 1996 con i Governi Berlusconi e Dini; la XIII in carica dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001, con i Governi Prodi, D’Alema e Amato; la XV in carica dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008, con il Governo Prodi II; la XVI in carica dal 29 aprile 2008 al 14 marzo 2013, con i Governi Letta, Renzi, Gentiloni; la attuale XVIII, che ha avuto inizio il 23 marzo 2018, con i Governi Conte, Conte II e attualmente con il Governo di unità nazionale presieduto dal professor Mario Draghi. Salvo la XIV Legislatura, quando alle urne gli elettori espressero una chiara maggioranza a favore del Centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi nel 2008 (sostituito dal professor Mario Monti nel 2011 per la crisi finanziaria internazionale e monetaria), dal 1994 ogni Governo è caduto o è stato costretto ad accordi politici con gruppi diversi dal proprio schieramento a causa dei numeri diversi tra Senato e Camera. Ora che i 18enni voteranno per eleggere i senatori, questo vulnus della rappresentanza sarà superato a vantaggio di una stabilità parlamentare almeno numerica, che si rifletterà inevitabilmente sul consolidamento del governo nazionale e sulla sua azione nel Paese. Sul piano politico, a prescindere dalla riforma, serviranno la coesione e la collaborazione indispensabili invariabilmente anche all’interno di schieramenti e gruppi parlamentari. In questi anni la propensione di deputati e senatori a cambiare gruppo ha spesso stravolto gli assetti, decidendo il destino di governi e legislature.


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