“Conoscere una donna” di Amos Oz

“Conoscere una donna” di Amos Oz. E’ una storia strana, di amore a ritroso, di riscoperta di qualcosa che si è perduto attraverso piccoli particolari che aderiscono alla realtà. E Yoel non ha mai vissuto una vera realtà, nonostante il suo lavoro a contatto con imbrogli e violenze, non si è mai lasciato andare a ciò che provava: egli lavora per i servizi segreti israeliani, ha imparato l’arte dell’ascoltare, del guardare e dello scoprire. Nel suo lavoro di agente segreto, per ventitré anni egli non aveva usato mai armi e il suo scopo era ottenere un’informazione necessaria dietro pagamento in denaro o sotto un’altra forma, per cui si era costruito una realtà silenziosa fatta di gesti programmati, ma che esulavano dai sentimenti e nascondevano le emozioni.

Il suo rapporto familiare con sua moglie e sua figlia non era stato facile e si scopre attraverso i continui flashback all’interno della storia, che ricreano un mondo fatto anche di silenzi, di rancori e di incomprensioni. La lontananza a causa del suo lavoro, ma anche l’incapacità di reagire alle difficoltà che la vita gli aveva riservato, come la malattia della figlia Neta, avevano creato una frattura tra di loro. Non era mai riuscito a comprendere veramente sua moglie quando rifiutava di parlare con lui e si rifugiava nel suo “studio”, che era qualcosa che apparteneva solo a lei, in cui nessuno poteva entrare, mentre la loro casa era immersa nel silenzio e nessuno alzava la voce per non disturbare. sua figlia, affetta da epilessia, Yoel ricordava il primo attacco della malattia, avvenuto quando lei aveva solo quattro anni. Era stato un problema difficile da affrontare per loro, perché non riuscivano a gestirlo in modo adeguato. Sua moglie Ivria non lo accettava e il suo senso di protezione nei confronti della figlia la portava a tenerla stretta dopo le convulsioni, rimanendo insieme nella vasca.

Sua moglie Ivria era morta, una sera, inciampando in un cavo dell’alta tensione in giardino al buio: era sola in casa, egli era al lavoro e sua figlia Neta a scuola e al loro ritorno l’avevano trovata a terra, accanto al corpo del vicino, che era corso per salvarla. Neta, che rimase sempre persa nei suoi pensieri e nel suo mondo,  non era andata al funerale di sua madre e aveva cominciato ad aggirarsi per la casa e a mettere tutto a posto, come per ricreare un ordine che sentivano di aver ormai perso e un giorno si presentò con un taglio di capelli da ragazzo, come una sorta di sfida nei confronti del padre, un tentativo di annullare la propria femminilità. Yoel aveva sempre amato sua moglie, attraverso una rete di sentimenti intrecciati e cangianti: Ivria era necessaria alla sua vita, nonostante le sofferenze o proprio grazie ad esse e a volte, nella sua immaginazione, si ritrovava a parlare con lei, “come se le parole fossero oggetti personali dai quali non era bene separarsi” e provava un profondo senso di nostalgia di lei e a volte si chiedeva se la morte di sua moglie fosse stato davvero un incidente.

La nuova situazione lo porta a prendere una drastica decisione: lasciare il lavoro per avere più tempo per dedicarsi maggiormente a se stesso e a sua figlia. Dopo le sue dimissioni era libero quasi tutto il giorno e faceva continuamente lavori a casa, indossava sempre pantaloni corti, una maglietta e calzava sandali. Si lascia contaminare dai piccoli eventi della quotidianità, dilaniato da profonde lacerazioni interiori: ricorda i piccoli gesti della moglie, quasi a proteggere gelosamente quel poco che ormai gli è rimasto.  Intanto la vita attorno a lui va avanti, la nuova vita senza Ivria, un rapporto tutto da costruire con la figlia, la nuova convivenza con le “due donne anziane” sua madre Lisa e la suocera Abigail che sono andate a vivere con loro e si preoccupano sempre di cucinare, come per perpetuare un senso di famiglia.

Si era costruito un muro dopo la morte della moglie e solo allora si rende conto che gli altri hanno la loro vita ed egli ha bisogno di loro, di accostarsi a riti antichi, ad osservare sua figlia, la cui figura è sempre defilata rispetto alla storia, ma è la figura attraverso cui ruota tutta la vicenda, il rapporto tra i suoi genitori e la sua malattia, che crea ansia e nello stesso tempo la rende protagonista anche se di una storia amara, piena di rimpianti e di parole non dette.

A cura di Ilde Rampino

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