Vespucci replica a Farese: attivare i comitati di zona del Pd

L'ex dirigente scolastico e militante del Partito Democratico replica alle dichiarazioni del consigliere provinciale Dem Vito Farese e rilancia sulla necessità di costruire un organismo di partito per riammagliare il territorio provinciale e ricostruire una partecipazione dal basso

Vespucci replica a Farese in merito alle attese del congresso provinciale del Partito Democratico. L’ex dirigente scolastico ed esponente Dem di Sant’Andrea di Conza suggerisce un cronoprogramma per tappe da attivare sui territori per recuperare la militanza degli iscritti e catturare l’attenzione dei giovani. Di seguito la nota.


L’amico Vito Farese, intervenendo su questo giornale, ha posto al centro del dibattito politico irpino la necessità di una ripresa della presenza del Partito Democratico, che, grazie al congresso di febbraio, dovrebbe rilanciare il suo ruolo politico in provincia di Avellino: ruolo che, nei fatti, svolge già a tanti livelli, non ultimo quello regionale, senza, tuttavia, che qualcuno ne esprima una guida ferma ed univoca. Il suo contributo è assai significativo, sia per l’elenco assai preciso e ricco dei problemi da affrontare e sia per lo spirito unitario (“serve coesione politica”, egli dice), propositivo ed ottimistico che lo anima: “un ventaglio di temi che richiedono il protagonismo della politica e del Partito come riferimento per una partecipazione trasversale dei cittadini”.

E, coerentemente, aggiunge che “il PD deve tornare tra la gente. Gli iscritti sono il riferimento centrale” proprio per costruire l’unità che “consente autorevolezza e rappresentatività”. E, sempre in questo tracciato, aggiunge: “Si deve pensare al protagonismo del partito e agli interessi del cittadino: questa è una fase di fermento politico che se ben governato potrebbe valorizzare tante potenzialità. C’è spazio per tutti. Ma tutti devono dimostrare di impegnarsi e di far convergere nel partito l’interesse politico. Coinvolgiamo i ragazzi, che sono interessati ma non trovano il giusto spazio. Più che alle quote rosa penserei alle quote junior, per formarli anche sul funzionamento della macchina amministrativa”. Potrebbero sembrare parole di circostanza, seppure ben dette, eppure, conoscendo un poco Vito, esse esprimono sentimenti reali, proprio perché egli sa bene che la situazione è intollerabile, poiché sa che molte delle divisioni interne, lungi dall’esprimere differenti linee politiche e programmatiche, sono patologiche e nascono, in fondo, solo da interessi personali, necessariamente ad escludendum, proprio nel momento in cui, invece, c’è un grande bisogno di riconoscersi l’un l’altro, per ricostruire una identità condivisa: al contrario, ci si acconcia a distruggersi vicendevolmente.

“Qualcosa deve cambiare se vogliamo dare un concreto impulso ad una ripresa a grande velocità […] c’è la questione delle decine e decine di circoli del Partito Democratico chiuse ai tesserati e al pubblico. Saracinesche chiuse ovunque […] Senza contare che è venuta meno l’esigenza del confronto diretto: i social e altri mezzi hanno preso il sopravvento. […] I parlamentari non vengono scelti dagli elettori ma dai partiti: la lontananza che si crea è abissale e viene fuori che i partiti nazionali dettano la linea anche per i territori”. Penso che più chiaro di così non si possa essere: un grido di dolore che fotografa non solo una realtà fenomenica, bensì lo stato d’animo dei residui militanti, abituati a ben altri modi di fare politica! Eppure, eppure: dopo una diagnosi così precisa la terapia sembra affidata più alla buona volontà che ad un metodo di lavoro chiaro, rigoroso, condiviso e non revocabile a piacimento.

Cosa gli propongo in concreto? Premesso che chi si iscrive al Partito lo fa con la consapevolezza che il PD è degli iscritti, per cui compie una scelta inequivoca, spetta al Commissario provinciale: verificare che il tesseramento di ciascun circolo si sia svolto con le giuste modalità; dare corso alla costituzione di gruppi dirigenti di ciascun circolo, democraticamente eletti solo tra gli iscritti ufficiali; indicare ai congressi di circolo il numero di delegati da inviare al Congresso Provinciale; attivare i Comitati di zona facendo riferimento alle aree in cui è stata sempre suddivisa la nostra provincia: Avellino città, Valle Caudina, Baianese, Solofrano, Ufita, Alta Irpinia; affidare ad ogni circolo il compito di indicare i propri rappresentanti nel Comitato di zona. Probabilmente non arriveremo a capovolgere ogni approccio negativo, né ad eliminare le storture puntualmente indicate da Vito, ma si dovrebbero almeno ridurre le assurde situazioni per cui in ambiti territoriali sovracomunali (Provincia, Piani di zona sociali, Comunità Montane, Aree Pilota della Strategia nazionale per le aree interne) Sindaci o rappresentanti delegati del PD esprimano posizioni differenti se non contrapposte, ed in piena autonomia, senza sapere a nome di chi parlano. Se si assume questo approccio, di forte partecipazione in rete, io credo che non sarà più possibile che l’unico ruolo che toccherà ad un iscritto sia quello di dovere ratificare decisioni, candidature, di cui nessuno si dichiara responsabile: solo così si riapriranno i circoli, e la politica potrà tornare arte nobile di cui non vergognarsi”.


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