È morto Ermonde Leone, scultore di fama internazionale, artista irpino nato a Pratola Serra nel 1931, ma reggino di adozione. Fin dagli anni ’50 Ermonde Leone si è trasferito a Reggio Calabria, dove si è reso famoso per la sua celebrata opera «Le Sirene delle Stretto». Un profilo dell’artista viene delineato da Alberto Iandoli, Curatore Responsabile del Museo Civico di Villa Amendola, istituzione alla quale Leone aveva recentemente donato alcune sue opere. Più volte lo scultore è stato protagonista nel suo paese natale, Pratola Serra, di iniziative a sostegno della cultura e dell’arte. Di seguito il ricordo di Alberto Iandoli.
È morto Ermonde Leone, pittore, scultore e ceramista: artista poliedrico della nostra Irpinia
Il ricordo di Alberto Iandoli Curatore Responsabile del Museo Civico di Villa Amendola
Giunge improvvisa e inaspettata, come un fulmine a ciel sereno la notizia della scomparsa del Maestro Ermonde Leone, artista poliedrico della nostra Irpinia, pittore, scultore, ceramista, nato a Pratola Serra nel 1931, figlio e fratello d’arte. Ermonde, infatti, era figlio di quel Nicola Leone da Pratola Serra, che diede vita, quasi un secolo fa, nel suo paese natale, Pratola Serra appunto, ad uno dei primi cinema d’Irpinia, e che ad un certo punto della sua vita, decise di votarsi all’arte, e su tele, tavole e supporti d’altro tipo ancora, raccontò con tratto veloce e colori allegri quel suo piccolo mondo antico, che attirò l’attenzione, tra gli altri, di Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli e Cesare Zavattini. Ma Ermonde, come ricordavo pocanzi, oltre ad essere figlio d’arte, era anche fratello d’arte, dall’unione di suo padre Nicola con sua madre Concetta, prima di lui infatti l’avevano preceduto nella venuta al mondo i suoi fratelli Giuseppe Antonello e Sinibaldi, due nomi che è facile incontrare, nel caso di Giuseppe Antonello soprattutto, per chi si imbatte nella Storia dell’Arte del ‘900, in particolare Campano e Lucano. Ma Ermonde, anagraficamente in quarta posizione rispetto a suo padre Nicola e ai suoi fratelli Giuseppe Antonello e Sinibaldi non è stato mai, per così dire “schiacciato” da un “ingombrante” genitore o dagli altrettanto “ingombranti” fratelli, e neppure “offuscato” dai bagliori scaturiti dai successi artistici di suo padre o dei suoi fratelli. Ermonde infatti ha brillato anch’egli, e per tutta la sua vita di luce propria e intensa, quella del “Sacro Fuoco dell’Arte”, che lo ha portato, giovanissimo, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, ad iscriversi alla “Scuola d’Arte” di Avellino, dove fu brillante allievo dello scultore Domenico Stasi e del ceramista Ippazio Galeone. I primi anni ’50 poi, lo videro a Napoli allievo modello del Magistero prima e dell’Accademia di Belle Arti poi.
DA NAPOLI AL MONDO. Napoli, la città dove il giovane Ermonde entrò in contatto con gli allora venerati maestri Saverio Gatto, Alessandro Monteleone e Francesco Parente. Napoli, la città dove ebbe quali compagni di studio, ma direi pure di avventura, oltre all’avellinese Mario Guarini, gli indigeni, intesi quali originari del posto, mi riferisco ai napoletani Carlo Alfano, Lucio Del Pezzo e Maria Palliggiani. Napoli, la città che per prima gli diede credito e fiducia quale valente artista, e che lo vide a ventiquattro anni, nel 1955, esporre le sue opere nella imponente e prestigiosa “Mostra d’Arte Sacra del Mezzogiorno”, tenutasi nelle Sale di Palazzo Reale, dove il frutto già maturo dell’estro artistico del giovane Ermonde, si confrontò con quello dei suoi già maturi, per l’anagrafe e per percorso artistico, venerati maestri. Ma la partecipazione di Ermonde alla “Mostra d’Arte Sacra del Mezzogiorno” a Napoli non fu che solo l’inizio di tutta una serie di più che meritati successi per il valente artista irpino. A quella mostra infatti, tra le tante, fecero seguito, quella del 1958 a Roma al Palazzo delle Esposizioni, quella a Capri nel 1960 e la partecipazione, nel 1962, al “XIX Concorso Internazionale per la Ceramica di Faenza”, dove l’allora ancora giovanissimo Ermonde, poco più che trentenne, espose le sue ceramiche accanto a quelle di Angelo Biancini, Guido Gambone, Leoncillo Leonardi e Carlo Zauli. Ma, scorrendo ancora il lungo e qualificato Curriculum Artistico di Ermonde Leone, in un arco temporale che abbraccia più di mezzo secolo, l’artista irpino lo troviamo presente a Messina, nel 1968, alla “Mostra d’Arte Nazionale Guido Casciaro”, ad Everan in Armenia, dove sue opere sono parte di una Collettiva, e ancora, è presente con sue creazioni artistiche, alle Edizioni del 1979, del 1981, del 1983 e del 1987 della “Biennale della Ceramica di Reggio Calabria”. Sue terrecotte poi le troviamo esposte, nel 1994, alla “XXXIV Mostra Internazionale della Ceramica di Gualdo Tadino”, e altre sue opere, raggiungono, nel 1996, la lontana Toronto, in Canada, per essere parte di una prestigiosa esposizione. Troppo lungo ancora sarebbe discorrere del Curriculum Artistico di Ermonde Leone, così come troppo lungo anche sarebbe parlare della sua attività di straordinario docente di materie artistiche presso l’Istituto d’Arte e Liceo Artistico “Alfonso Frangipane e Mattia Preti” di Reggio Calabria, dove ha formato, con le sue doti artistiche e la sua straordinaria umanità, più generazioni di giovani votati all’arte.
REGGIO CALABRIA, LA SUA TERRA D’ADOZIONE. Reggio Calabria, la città che lo ha accolto come un figlio nel 1957, dove ha incontrato la donna della sua vita, anch’ella artista, Santina Costarella, fine ceramista. Reggio Calabria, la città a cui ha voluto legare una delle sue opere più importanti, “Le Sirene dello Stretto”, l’imponente scultura lignea ricavata da un albero secolare di Ficus Magnoloide, pensata per il Lungomare. Reggio Calabria, la città dove ha vissuto dal 1957, e per tutto il resto della sua vita, non dimenticando mai però la sua terra natale, la nostra Irpinia, dove spesso faceva ritorno.
L’Irpinia, nel cui Capoluogo, Avellino, sorge il Museo Civico di Villa Amendola, che si onora di ospitare nelle sue sale, tre preziose opere di Ermonde Leone. L’Irpinia, che oggi piange la scomparsa del suo figlio Ermonde Leone, grande Artista, ma prima ancora, grande Uomo!
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