‘Aglianico bianco’ a Cairano nelle cantine ipogee: le prime bottiglie

LA SCOMMESSA SU VINO PREGIATO D'IRPINIA. Parte la sperimentazione annunciata da Pasquale Persico ordinario di Economia Politica all'Università di Salerno. Il progetto nasce nell'ambito di Cairano 7x

Prime bottiglie di ‘Aglianico bianco’ a Cairano nelle cantine ipogee. La sperimentazione delle viti di Aglianico Bianco è una autentica provocazione culturale per il laboratorio vitivinicolo inaugurato da Pasquale Persico a Cairano, nell’ambito della rassegna Cairano 7x. Persico ha seminato una rivoluzione nella terra. Sperimentare nuove contaminazioni per attrarre residenti, equivalenti e colmare quei vuoti che oggi continuiamo a definire stucchevolmente aree interne. Ordinario di Economia Politica e Scienze della Comunicazione, il professor Persico si è affiancato al rinomato produttore cilentano Bruno De Conciliis per valorizzare l’enorme patrimonio delle cantine ipogee cairanesi (120 circa in tutto fra piccole, medie e grandi) per imbottigliare le sperimentazioni di aglianico bianco prodotte in altre realtà fra l’Irpinia e il Cilento. “Cairano aveva una forte vocazione vinicola e i vini prodotti venivano esportati in Francia per correggere i vini francesi” spiega. “Le cantine ipogee che venivano utilizzate godono di una temperatura naturale costante nel tempo e presentano caratteristiche geomorfologiche tali da garantire la qualità del prodotto. Il vino sarà dunque imbottigliato a breve, ma non siamo ancora autorizzati a vendere per mancanza di adempimenti burocratici”.

Vigneti a Cairano

‘AGLIANICO BIANCO’ A CAIRANO NELLE CANTINE, MA SI ATTENDE L’AUTORIZZAZIONE DELLA REGIONE. Il vino ‘Aglianico bianco’ a Cairano nelle cantine arriverà per rendere più pregiata la produzione irpina. Ma ci vuole tempo. La varietà “Aglianico bianco” non è ancora stata autorizzata dalla Regione Campania, in quanto il processo è legato alla moltiplicazione delle viti e della sperimentazione, che a Cairano trova terreno fertile dal punto di vista della piantumazione, con una vigna madre che fra 6 o 7 anni darà un prodotto innovativo e di alta qualità, tale da potersi confrontare con il Chianti o con i vini piemontesi. “Un aglianico bianco poterebbe rafforzare la Falanghina e il Fiano, così come potrebbe superare entrambe le varietà e imporsi come prodotto innovativo e originale” continua il professore. La politica di marketing da affiancare a questa operazione diventa prioritaria, non solo per compattare il territorio nella scommessa corale, ma anche per costruire una cifra rappresentativa all’esterno. E’ necessario costruire un trend, una moda e accompagnare l’interesse degli abitanti del posto e di nuovi residenti. “Si parla tanto di aree interne e di programmazione ma ci vogliono più fatti e azioni, per ibridare i vuoti che ci sono ed evitare di accomodarsi in scelte calate dall’alto che non hanno prodotto nulla in passato”.

Pasquale Persico

Da economista, Persico tenta dunque una operazione sociale di attrattività del luogo e quindi di portare a Cairano nuovi abitanti, che lui stesso definisce “residenti equivalenti” che scommettono sulla naturale potenzialità del sito e non sono catturati invece dall’illusione di fondi e finanziamenti. “Si tratta di una visione di lungo periodo che potrà essere supportata anche di nuovi interventi previsti dal Recovery Plan. Bisogna constatare che fino ad oggi i fondi destinati alla Strategia nazionale per le Aree Interne da Barca in avanti abbia comportato una spesa di 90 milioni che però è servita solo alla progettazione e alla programmazione, con un approccio di sussidiarietà piuttosto che pronunciato negli interventi. Oggi auspichiamo tempi brevi e meno intermediazione da parte della politica. A questo bisogna aggiungere che i passaggi burocratici e gli adempimenti annullano l’originalità del progetto stesso, che vuole mettere insieme contadini, biodinamici, sostenitori del biologico e del vino industriale: bisogna arrivare ad una visione plurale che significa preservare il territorio dal punto di vista culturale. Bisogna ripartire dalla sussidiarietà e favorire l’intrapresa fra i giovani, che esclude l’approccio tradizionale delle start up e richiede maggiore coraggio” conclude.


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