L’antica Compsa inghiottita dai rovi. La Pro Loco lancia l’allarme e chiede un intervento immediato. Il parco archeologico della antica Compsa è stato inghiottito dalla vegetazione. L’apertura viene garantita dalla Pro Loco cittadina che esclusivamente su base volontaria impedisce che la ruggine aggredisca la serratura del lucchetto ai cancelli, e gli interventi di pulizia garantiti dalla Comunità Montana non bastano alla minima offerta turistica. Sono venuti meno anche gli interventi di accessibilità realizzati nel 2014 per il presepe vivente, e l’Unpli di Avellino non ha visto approvarsi nemmeno un progetto di servizio civile, così da dover fare a meno anche dei giovani volontari da impiegare temporaneamente per garantire le guide. L’ultimo intervento strutturale della Soprintendenza per i Beni Archeologici risale al 2003, mentre la più recente “ricerca archeologica” – non campagna di scavo – risale al 2018 ad opera di un gruppo di studenti dell’università tedesca di Tubinga, il cui lavoro di pulitura dei reperti dai rovi è già andato perso.

I ruderi del parco archeologico sommersi dalla vegetazione

L’agonia della antica Compsa va avanti da 20 anni. A nulla sono serviti gli interventi spot dedicati alla sola promozione. A nulla sono serviti gli slogan sulla equivalenza storica e archeologica con Pompei, nè hanno ribaltato le cose i lavori di riqualificazione di Largo Ronza, con l’installazione delle panchine con vista lago. La Pro Loco sta “soccorrendo” il sito, confortata da una tiepida domanda turistica, ma auspica una svolta definitiva che possa offrire una concreta possibilità al parco di trasformarsi in grande attrattore culturale. “Arrivano turisti dal napoletano e dalle altre province della Campania, ma il flusso è fermo a circa 700 visitatori all’anno, a cui chiediamo di pagare un prezzo simbolico di 3 euro per l’ingresso, per accumulare piccole somme che poi impieghiamo sempre per attività sul parco” spiega Antonella Petrozzino, presidente dell’associazione conzana, esperta guida turistica del prezioso labirinto storico. Il congelamento del Parco di Compsa deriva innanzitutto da una anomalia amministrativa: non è riconosciuto dalla Regione Campania, nè dal Mibact. La Soprintendenza per i beni archeologici ha gestito gli scavi e oggi rileva un problema sulla sicurezza. Il parco però risulta nell’elenco dei siti culturali visitabili gratuitamente la prima domenica del mese, pur non avendo mai destinato investimenti sulle guide turistiche nè sulla guardiania.

Antonella Petrozzino, presidente della Pro Loco che apre il cancello del parco per accompagnare i turisti

Insomma il parco ha ottenuto il vincolo archeologico dal Ministero nel 1988 ma è stato aperto da un decreto comunale. La proprietà della antica Compsa dovrebbe essere contesa da Comune e Soprintendenza. Altra questione e altra competenza, è quella dell’area della chiesa, soggetta invece alla curia e quindi alla Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi- Conza- Nusco e Bisaccia. Qui sono previsti dei lavori di restauro che partiranno a breve, commissionati dalla Cei e finanziati grazie al fondo dell’8 per mille. L’intero parco immolato ad altare della storia millenaria di Conza, oggi è sepolto da rovi e fitta vegetazione. Dove è stata installata una scultura di Dalisi, che funge da torre panoramica realizzata al posto di una vecchia cisterna, si nasconde in realtà un anfiteatro romano, possibile oggetto di scavo. La natura sta avendo la meglio sulle pietre, e i visitatori possono distinguere i pochissimi scavi romani e medievali dai ruderi dell’abitato crollato col terremoto del 1980 solo grazie alle indicazioni delle guide.

La vegetazione occupa la passerella di legno fra gli scavi

“Se il Ministero dà in gestione un bene al Comune, che a sua volta lo cede ad una associazione di volontariato, si continueranno ad offrire servizi su base volontaria, che nulla ha di strutturato. Negli anni il parco non è mai stato oggetto di un capitolo di spesa del bilancio comunale, ma è altrettanto vero che le amministrazioni si sono impegnate per intercettare fondi regionali e nazionali. Gli unici interventi realizzati sono stati “tampone” relativi alla promozione, che in breve tempo hanno esaurito lo scopo senza lasciare tracce significative” continua. In questi anni è stata tentata anche la carta del coinvolgimento popolare per la pulizia del sito, con l’organizzazione di giornate dedicate, ma a causa della mancanza di partecipazione, le iniziative sono state interrotte. “Mi piacerebbe tentare la strada della progettazione europea diretta, superando le candidature ai fondi strutturali, per dare vita a dei veri e propri campi volontari per richiamare l’attenzione di giovani dall’estero” annuncia la presidente.

Ingresso della cripta dove vengono annunciati i lavori di restauro commissionati dalla Cei

“Manca una visione complessiva e non possiamo immaginare un turismo di massa. Bisogna riformulare l’offerta e proporre la qualità, ma non ci sono i servizi, nè lungimiranza nelle proposte, in grado di sperimentare un marketing territoriale all’altezza. Gli enti prendano posizione e si stabilisca in via definitiva cosa si vuole fare di questo sito” conclude.

Cartellone di ingresso al parco archeologico

LEGGI ANCHE:

Positivi al coronavirus in Irpinia in calo, si svuota il Moscati. In Campania risalgono i casi: 6 in 24 ore

ARTICOLI CORRELATI