Il Vescovo di Ariano convoca la comunità: “Salviamo la città”

"DOPO LA PANDEMIA UN RICHIAMO ALLA RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE DELLA CLASSE DIRIGENTE". Con una lettera- invito Monsignor Sergio Melillo annuncia l'apertura di una riflessione corale per il 18 giugno presso l'auditorium del Museo della Ceramica del Tricolle

Il Vescovo di Ariano chiama a raccolta la cosiddetta classe dirigente perchè ciascuno,.per la propria parte di responsabilità, deve salvare la città uscita dalla pandemia.

Un momento della cerimonia ad Ariano Irpino per il 25 aprile, Festa della Liberazione d’Italia, nel 75esimo anniversario. Il commissario prefettizio Silvana D’Agostino e il Vescovo di Ariano Lacedonia monsignor Sergio Melillo, rendono omaggio ai Caduti

“Se va a fondo Ariano, andremo a fondo anche noi”. Monsignor Sergio Melillo si rivolge a tutte le rappresentanze politiche, dell’imprenditoria e delle istituzioni, invitando anche la manager dell’Asl di Avellino, per aprire una riflessione sulla pandemia ad Ariano Irpino e sulla necessità di ri-costruire il modo di abitare la città. Il Vescovo di Ariano chiama ad un atto di responsabilità individuale ogni cittadino, in maniera trasversale, impegnandolo a fare la sua parte per impedire il tracollo.

Il Vescovo della Diocesi di Ariano Lacedonia, Sergio Melillo

Il 18 giugno alle 17.30 presso l’Auditorium del Museo della Ceramica il Vescovo di Ariano Irpino aprirà una riflessione che sente di condividere “da pastore, avendo a cuore il bene integrale di ciascuno, della nostra città, dei nostri territori, del futuro delle nuove generazioni” come si legge nella lettera- invito inoltrata dalla Curia. “Permettetevi di chiamarvi tutti ad una comune responsabilità” scrive il Vescovo, che non nasconde la sua grande preoccupazione per il futuro imminente della città, devastata dalle vittime di Covid e ora preda dell’ingrossamento delle sacche di povertà. “Se va a fondo la città intesa come territorio, andremo a fondo anche noi, le nostre famiglie e i figli”. “Riabitare la città e i nostri territori. Riscoprire il senso di un comune destino” è il tema della lettera che Monsignor Melillo ha inviato, per invitare la classe dirigente a prendere parte alla riflessione corale, ma anche per prepararla a costruire delle risposte. Le ceneri non ancora spente dell’emergenza sanitaria destano non poche preoccupazioni e incertezze per il futuro. Di qui, la necessità di intervenire per richiamare l’attenzione sul verbo “abitare” acclimatato nelle radici cristiane, ma anche nella dottrina della moderna cittadinanza attiva. “Ci sono almeno due modi per abitare un luogo: il primo è la chiusura in sè stessi, che decontestualizza in una attitudine fondamentalmente egoista. Per quanto riguarda Ariano, a mio avviso, non è accettabile lo stato delle vie d’accesso e di comunicazione che ne snatura la naturale geografia di cerniera fra i due mari, di terra di mezzo tra due regioni. Il secondo invece, è quello auspicabile di un’apertura che ampli i confini visibili dell’abitare” si legge ancora. “Non possiamo semplicemente abitare la nostra casa nella quale abbiamo vissuto un tempo sospeso e percepito il mondo fuori come inospitale. Noi dobbiamo avere coscienza di abitare una città accogliente, un territorio straordinario, una realtà più ampia, con attività lavorative in oggettive difficoltà, il cui destino è necessariamente comune e di cui deve farsi carico ciascuno, tanto più chi intende rivestire responsabilità pubbliche”. Rivolgendosi alla classe dirigente continua scrivendo: “Amatela questa città, come parte integrante della vostra personalità”. Nel monito che anticipa il tema della riflessione indetta per il 18 giugno, il Vescovo Melillo sottopone ad ognuno i dati sulla crescente povertà e disoccupazione emersi dal Rapporto Caritas, che impongono un cambio di rotta nella politica e dunque una nuova considerazione delle priorità. Alla stregua di “un cittadino” così come il Vescovo si definisce, chiede ai protagonisti della scena decisionale di farsi carico delle responsabilità sociali e di arginare il rischio di fuga dei giovani e dello spopolamento.


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