«La Stazione ferroviaria di Avellino riapre senza treni». Inlocomotivi: il binario del capoluogo è vuoto

"DAL 14 GIUGNO RIPARTONO 4 CORSE VERSO BENEVENTO E 2 PER SALERNO, MA SENZA UNA STRATEGIA DI MOBILITÀ CITTADINA". L'Associazione interviene con Valentina Corvigno e Pietro Mitrione per sollecitare la pianificazione di un rilancio del trasporto pubblico integrando ferro, gomma con le nuove opportunità offerte dalla metropolitana regionale e dall'alta velocità

La riapertura della Stazione Ferroviaria di Avellino non basta a ridisegnare il trasporto pubblico su ferro, integrandolo a quello su gomma e gli altri mezzi alternativi . Alla vigilia della riapertura il 14 giugno del terminal, l’Associazione Inlocomotivi lancia l’allarme sul rischio di veder vanificati gli investimenti di questi anni nrl capoluogo. Valentina Corvigno e Pietro Mitrione segnalano la mancanza di politiche in grado di valorizzare le infrastrutture rilanciate (a partire dal terminal automatizzato e dalla rete ferroviaria compatibile con l’alta velocità), proseguendo con la elettrificazione in corso del collegamento Salerno – Avellino – Benevento. Si lancia un ultimo appello alle autorità locali, a cominciare dal Comune di Avellino, perchè si leghino i fili interrotti, cogliendo le opportunità che gli investimenti infrastrutturali offrono. In questo contesto, la riapertura della Stazione Ferroviaria di Avellino deve coincidere con la pianificazione di un sistema integrato della mobilità interna ed esterna al capoluogo e all’Irpinia, per consentire ai cittadini, dagli studenti ai pendolari, di poter scegliere il treno per organizzare le proprie attività private e collettive. Ecco il testo.

La stazione ferroviaria di Avellino attende l’elettrificazione della linea per Salerno e Benevento sognando l’alta velocità

Riapertura (ennesima) della Stazione Ferroviaria di Avellino

di Valentina CorvignoPietro Mitrione | Associazione InLocoMotivi

Nella foto con Modestino Ferraro Responsabile Rfi: Francesca Casule Sopritendente Apab Salerno Avellino, Valentina Corvigno Presidente dell’Associazione Inlocomotivi, Consuelo Astrella dell’Associazione italiana patrimonio archeologico industriale, Emma Buondonno Assessore al Comune di Avellino

La mobilità e le connessioni in generale sono certamente uno dei temi caldi di questa estate che inizia dopo tre mesi di isolamento delle persone e di sospensione delle attività. È un tema caldo perché coinvolge la vita di tutti e tutti i livelli della nostra vita, quello lavorativo, scolastico, pubblico, e quello più strettamente personale, familiare, magari quello ludico e del tempo libero. Le connessioni sono dunque un tema fortemente sociale. La mancanza delle connessioni aumenta il divario sociale, l’isolamento forzato ci ha mostrato in maniera inequivocabile l’esistenza di tale divario e spesso lo ha aumentato. È, in particolare, il caso dell’Italia interna, quella appenninica. In questi ultimi mesi abbiamo potuto verificare come lo stare a casa abbia intensificato la necessità di connettersi al mondo in maniera diversa, virtuale, e come questa necessità sia però, allo stato, un diritto atipico perché relativo, secondario. Abbiamo verificato come solo una percentuale bassissima dei paesi dell’Italia interna sia dotata di banda larga e come le fasce più deboli, in queste maggiormente quella degli studenti dei vari gradi scolastici, abbiano sofferto non solo l’obbligo alla clausura fisica ma anche quello dell’isolamento virtuale. Per quel che riguarda invece le connessioni fisiche, ovvero la rete ferroviaria, l’alta velocità copre largamente il Nord Italia, collegando le maggiori città e avendo in progettazione numerosi collegamenti europei.

Pietro Mitrione, presidente onorario della associazione Inlocomotivi di Avellino

Al centro del Paese, l’infrastruttura copre sostanzialmente la sola costa della Capitale, con linea unica, mentre al Sud dal 3 giugno si può viaggiare in AV fino a Reggio Calabria, da Torino, mentre in progettazione ci sarebbero la Napoli-Foggia-Bari e la Palermo-Catania-Messina.  Dando un’occhiata rapida alla mappa delle reti RFI che ci restituisce la fotografia dell’infrastruttura ferroviaria, ci accorgiamo di quanto disomogenea sia la distribuzione di strada ferrata sul territorio italiano, tra AV/AC e reti secondarie o complementari. Tra queste ultime in particolare, analizzando quelle davvero in esercizio e quelle con un esercizio limitato, turistico, o sospeso – per non parlare di quelle chiuse al traffico, anche se non dismesse – possiamo dedurre un impoverimento delle connessioni fisiche imbarazzante nel meridione d’Italia, in particolare, nella fetta interna e appenninica e nelle isole. Con la sospensione dei servizi “non essenziali” e con lo stop forzato alle connessioni anche per evitare la diffusione del virus, molte più linee, tra queste le secondarie, sono state sospese e la paura, per alcune di loro, è che possano rimanere tali, oggi, che si decidono gli investimenti sul futuro italiano.

Il nuovo treno Jazz nella stazione di Avellino accanto ai vettori tradizionali

Fatta questa doverosa premessa, scendiamo ad una scala più locale evidenziando la chiusura della Stazione Ferroviaria dal marzo di quest’anno. È possibile che nessuno si sia accorto della chiusura della stazione, né si accorgerà della riapertura. Prima della chiusura le corse erano ridotte a due mattutine e due pomeridiane verso Benevento e una mattutina e una pomeridiana verso Salerno. Dal prossimo 14 giugno, riprenderanno i viaggi e nuovamente avremo a disposizione le quattro corse verso Benevento e le due verso Salerno con orari pianificati per essere utili a nessuno. Avere un paio di corse su Benevento e una su Salerno assolutamente scollegate dai bisogni di chi dovrebbe usufruirne ci pare, oltre che inutile, un dispendio di risorse che preferiremmo anche noi vedere utilizzate altrove.

Stazione di Avellino chiusa

In pratica la nostra città è l’unica della Campania a non avere dignità ferroviaria basti pensare che viene effettuato un solo collegamento giornaliero con Napoli con una percorrenza improponibile. Se non fosse per il fiore all’occhiello della linea storica Avellino Rocchetta SA, linea turistica secondo legge dello stato n.128/17 e infrastruttura di notevole interesse culturale secondo decreto del 2016 del MIBACT, Avellino non avrebbe alcuna menzione nella mappa ferroviaria italiana. Il capoluogo irpino è da tempo al centro di un dibattito che sembra non arrivare mai ad una reale conclusione. Una storia ferroviaria controversa che negli ultimi periodi pareva volgere al positivo vista la realizzazione in atto della elettrificazione della linea Benevento-Avellino-Salerno-Napoli. Nei fatti, una volta realizzata, l’elettrificazione potrebbe connettere la nostra città, da un lato, verso Salerno, con la linea ad Alta Velocità con la costruzione di una apposita bretella ferroviaria a Codola, e dall’altro, verso Benevento, con la costruenda linea ferroviaria ad Alta Capacità (Roma) Napoli Bari, nonché con la stessa AV passante per Benevento. Mentre nel resto d’Italia, da Nord a Sud, le città, grandi e piccole, mettono in agenda tra le prime voci la mobilità, interna ed esterna, e, in particolare, quella sostenibile, impegnandosi a promuovere tutti i mezzi di trasporto alternativi a quello privato, nonché tutte le altre soluzioni che provino a decongestionare le grandi città, attraverso migliori collegamenti con le provincie e il territorio regionale, ad Avellino, la stazione rimane sempre più periferica, fisicamente e metaforicamente, nell’immaginario sia collettivo che politico.

La sede del Comune di Avellino e la Torre dell’Orologio, simbolo della citta capoluogo

LA STAZIONE FERROVIARIA DI AVELLINO RIAPRE, MA NON BASTA. Ci saremmo aspettati una presa diposizione chiara e ferma. E’ dunque prioritario oggi ripensare alla nostra città e alla nostra provincia in termini di collegamento, di connessione. Attorno a noi, Benevento, Salerno, Napoli sono ormai in dirittura d’arrivo rispetto ai loro collegamenti di AV, AC e linee complementari, mentre Avellino resta al margine, ancora ferma all’uso del mezzo privato o al più al bus. Una città che si presterebbe perfettamente a diventare laboratorio e modello per la sharing mobility, la sustainable mobility, per i corridoi verdi, le piste ciclabili e i viali pedonali. Eppure ascoltiamo il silenzio assordante dei nostri governanti. Oggi, dunque, più che prima, diventa prioritario portare a conclusione il progetto di elettrificazione della strada ferrata Salerno-Avellino-Benevento nel più breve tempo possibile per fare fronte alla necessità impellente di aumentare le opportunità di trasporto tra il capoluogo irpino e il resto del territorio regionale e tra Avellino e il resto del territorio nazionale.

Un sottopassaggio della stazione ferroviaria di Avellino

Oggi più che mai non va interrotto il progetto di riportare al centro del piano ferroviario Avellino. Il trasporto su gomma, quello che vede in particolar modo interessate le tratte Avellino-Napoli e Benevento-Avellino-Salerno, per utenti lavoratori e studenti, è saturo e sarà ancora più in difficoltà oggi che uscendo dal lock-down e riaprendo tutte le attività si avrà bisogno di rispettare le prescrizioni del distanziamento fisico. E’ oggi dunque il momento di scommettere su quella linea che potrà essere un grande vantaggio per tutta la fascia, per esempio, di paesi irpini che vanno da San Michele di Serino a Mercato San Severino e che per Napoli e Salerno avranno una alternativa valida e competitiva per raggiungere Napoli senza passare da Avellino per prendere un bus, evitando l’uso, in alternativa, del mezzo privato. La posizione mediana della nostra città fra le due università di Fisciano e di Benevento impone scelte decise e definitive a favore del riequilibrio modale verso il ferro.

Il People mover, il treno che collegherà il campus di Fisciano con la linea ferrovia Avellino-Salerno-Benevento

E considerando poi anche l’elemento turistico andrebbe riprogrammata la tratta Avellino-Benevento con particolare attenzione alla integrazione del trasporto ferro gomma dei comuni della valle del Sabato ed al suo utilizzo legato al turismo enogastronomico e minerario. E con la stessa modalità andrebbe riconsiderata la possibilità di restituire alla tratta ferroviaria Avellino Lioni Rocchetta una valenza commerciale, oltre che turistica, che consentirebbe alla Alta Irpinia, parte integrante di questa rimodulazione del trasporto su ferro in Irpinia, una alternativa valida e più sicura rispetto all’Ofantina. Infine, va considerata la necessità di decongestionare anche il traffico extra-regionale, ovvero quello per Roma, incentivando l’uso del ferro raggiungendo velocemente Napoli per l’uso dell’alta velocità, con la realizzazione della bretella ferroviaria di Codola.

Treno Frecciarossa per le linee di alta velocità

Considerando i trasporti da e verso il capoluogo, la stazione di Avellino va riorganizzata per accogliere i mezzi pubblici e privati degli utenti viaggiatori. La riorganizzazione deve andare nella considerazione piena dell’intermodalità sostenibile. Questo richiede una accelerazione – finalmente! – verso il completamento della metropolitana leggera cittadina e, dunque, l’organizzazione del traffico interno ed esterno attraverso:

    1. Realizzazione – in tempi brevi – di piste ciclabili provvisorie, accelerando il cambiamento e incentivando l’uso della bicicletta, e la progettazione di ciclopiste cittadine definitive – a medio termine – con incentivi ai Comuni per l’acquisto di bike e la semplificazione per la realizzazione delle piste e della segnaletica stradale.
    2. Incentivare l’uso di Car sharing, con mezzi elettrici, e realizzazione di punti parcheggi e colonnine di ricarica;
    3. Introduzione di mezzi alternativi come il monopattino
    4. Istituzione di zone 30 in città, pedonalizzando e riducendo la tipologia di mezzi consentiti alle sole bici, monopattino e mezzi pubblici,
    5. Modulare la sostituzione di tutti i mezzi pubblici a combustibile fossile con mezzi ad energia alternativa. In quest’ottica va riorganizzata la stazione ferroviaria di Avellino – come hub di intermodalità, nella quale arrivano treni e partono macchine elettriche comuni, bici, mezzi pubblici elettrici. In questo modo, come per i borghi più piccoli, lo stesso quartiere “ferrovia” potrà trovare una sua riqualificazione.
Traffico in via Tagliamento ad Avellino

Infine, questa riprogettazione della vita cittadina post COVID-19 non può prescindere da una rimodulazione degli orari di apertura delle attività commerciali, degli uffici e delle scuole – quando sarà possibile riaprire – magari con la considerazione di 2-3 turni successivi di apertura, in modo da non congestionare il traffico e consentire anche una gestione del distanziamento. E’ oggi il momento di ripensare l’intero traffico cittadino con una visione intermodale. Avellino è una piccola città, può essere considerata un grande borgo dell’Italia interna a cui tornare. Possiede le caratteristiche del borgo come grandezza e gestibilità delle distanze interne ma anche buoni collegamenti, certamente migliorabili, con le metropoli meridionali e Roma. E’ una città ancora a misura d’uomo che può oggi diventare incubatrice di idee, laboratorio della vita e della mobilità sostenibile; è la porta da e verso la provincia e speriamo che la politica, che per noi è “servizio”, possa considerare la ferrovia come uno degli strumenti principali per la rigenerazione e lo sviluppo del suo territorio.

La stazione di Avellino, sede del terminal ferroviario della citta dal 1879

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