Dall’Irpinia pellet contaminato, sequestri in tutta Italia dei Carabinieri Forestali di Avellino

NEL MIRINO DEGLI INQUIRENTI: UNA AZIENDA DI FLUMERI, CON SEDE LEGALE A MIRABELLA ECLANO. Sviluppi in un'inchiesta coordinata dalla Procura di Benevento iniziata con controlli effettuati presso un esercizio di Atripalda dai militari della Stazione di Summonte. Blitz a: Brescia, Bari, Campobasso, Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza

Dall’Irpinia pellet contaminato, sequestri in tutta Italia dei Carabinieri Forestali di Avellino

Dall’Irpinia pellet contaminato importato dall’estero distribuito nel Sud d’Italia. Nel mirino un’azienda di Flumeri e una rete nazionale. Di qui la vasta operazione dei Carabinieri del Corpo del Gruppo Carabinieri Forestale di Avellino, che hanno sequestrato in Campania e in Italia 20 tonnellate di pellet contaminato da  fluoro e formaldeide, valori di cloro, zolfo e ceneri molto superiori ai valori limite, nonché elevata presenza di piombo. Secondo la Procura di Benevento che ha coordinato l’inchiesta il pellet non era prodotto da «pura massa legnosa, bensì da legni già usati e trattati per la realizzazione di prodotti come infissi e mobilio, arrivati a fine vita e pertanto classificabili come rifiuti di legno contenenti sostanze pericolose». Due, finora, sono le persone indagate a piede libero, che «dovranno rispondere, e potranno nel prosieguo dimostrare la loro estraneità ai fatti, di illecita gestione (commercio ed intermediazione) di rifiuti pericolosi, adulterazione di sostanze pericolose, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci», si legge in una nota della Procura di Benevento. Il giro di affari complessivo di tali traffici ammonta a circa due milioni di euro.

Carabinieri del Nucleo Forestale

VASTA OPERAZIONE CONDOTTA IN CAMPANIA E IN ITALIA DAI CARABINIERI FORESTALI, 60 NELLA SOLA PROVINCIA DI AVELLINO. Questa mattina una vasta operazione di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, è stata portata a termine dai militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Avellino. Nella sola provincia irpina sono stati impegnati oltre 60 Carabinieri forestali per l’esecuzione di un decreto emesso dalla Procura della Repubblica di Benevento per perquisizioni domiciliari e a sedi societarie costituenti una intera rete commerciale ramificata sul territorio nazionale, per i reati di cui agli artt. 81 cpv, 110, 441, 515, 517 c.p. e 256 D. Lvo 152/2006. In Campania sono state interessate tutte le province, per un totale di 18 sedi perquisite dai NIPAAF (Nuclei investigativi di polizia agro-ambientale e forestale) dei Gruppi CC Forestali territorialmente competenti. Altre perquisizioni hanno riguardato sedi societarie in provincia di Brescia, Bari, Campobasso, Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza, anch’esse eseguite dai Reparti Carabinieri Forestale operanti nelle rispettive province.

Dall’Irpinia pellet contaminato, sequestri in tutta Italia dei Carabinieri Forestali di Avellino

SEQUESTRATE CONFEZIONI DA 15 KG. DI PELLET PER COMPLESSIVE (STIMATE) 20 TONNELLATE. Sono state sottoposte a sequestro confezioni – in buste da 15 kg – di pellet contaminato e pericoloso per la salute pubblica, per un quantitativo complessivo di prodotto in corso di esatta quantificazione ma non inferiore, allo stato, a 20 tonnellate.

DUE PERSONE INDAGATE. Due, finora, sono le persone indagate a piede libero, che dovranno rispondere, e potranno nel prosieguo dimostrare la loro estraneità ai fatti, di illecita gestione (commercio ed intermediazione) di rifiuti pericolosi, adulterazione di sostanze pericolose, frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

L’INDAGINE INIZIATA DA UN CONTROLLO DEI CARABINIERI FORESTALI DI SUMMONTE. Sono i risultati di una laboriosa indagine, durata diversi mesi, coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, che ha avuto inizio con il rinvenimento, a seguito di un controllo mirato dei Carabinieri della Stazione forestale di Summonte (AV), in un esercizio commerciale di Atripalda, gestito da soggetti di nazionalità cinese, di buste di pellet che mostravano delle anomalie sia in quanto al contenuto, sia all’etichettatura.

GLI INQUIRENTI: «DALL’IRPINIA PELLET CONTAMINATO, PROVENIVA DA UNA AZIENDA DI FLUMERI, CON SEDE LEGALE A MIRABELLA ECLANO». Dalle indagini successive è risultato che il pellet proveniva da una azienda di Flumeri, con sede legale a Mirabella Eclano, costituente lo snodo principale di distribuzione per i rivenditori del centro-sud.

IL RAPPORTO: GLI INQUINANTI TROVATI NEL PELLET. Dalle analisi chimiche sono emerse tracce di vernici e gesso, presenza di sostanze pericolose come fluoro e formaldeide, valori di cloro, zolfo e ceneri molto superiori ai valori limite, nonché elevata presenza di piombo. Ciò a testimoniare che il pellet non era stato ottenuto da pura massa legnosa, bensì da legni già usati e trattati per la realizzazione di prodotti (es. infissi, mobilio) arrivati a fine vita e pertanto classificabili come rifiuti di legno contenenti sostanze pericolose, che andavano destinati allo smaltimento in appositi impianti e non al riscaldamento domestico, con grave rischio sia ambientale che sanitario, specie in caso di uso prolungato. In particolare la formaldeide è stata indicata dallo IARC (Agenzia Internazionale sulla Ricerca del Cancro) tra i composti del gruppo I (cancerogeni certi). Essendo un agente con probabile azione cancerogena è stato raccomandato un livello di concentrazione il più basso possibile. L’OMS ha fissato un valore guida pari a 0,1 mg/m3 (media su 30 minuti).

«DALL’IRPINIA PELLET CONTAMINATO, MA LA MERCE ERA IMPORTATA DALL’ESTERO ATTRAVERSO IL PORTO DI SALERNO». La merce contaminata proviene dall’estero attraverso una società esportatrice di nazionalità egiziana ed arriva in Italia tramite un’altra società egiziana di trasporto in container via mare, con terminal al porto di Salerno. Le buste di pellet pericolose poste in commercio e destinate agli impianti civili di ignari consumatori sulla scorta di certificazioni di qualità inesistenti, vengono poste in commercio ingannevolmente come prodotti di alta qualità, mentre si tratta di rifiuti pericolosi. Il giro di affari complessivo di tali traffici ammonta a circa due milioni di euro.

«LA PROCURA INDAGA DA TEMPO SU INQUINAMENTO ATMOSFERICO E POLVERI SOTTILI». Gli investigatori da tempo avevano concentrato attenzione su questa tipologia di merci per l’impatto sull’inquinamento atmosferico legato anche ai prodotti della combustione negli impianti civili. Tale impatto troverebbe conferme in questi periodi prolungati di traffico veicolare ridotto in cui la concentrazione di polveri sottili rimane comunque significativa, come accade quando, a differenza di quanto è indicato nelle confezioni, viene bruciato pellet di scarsa qualità o, come in questo caso, pericoloso per la salute.

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