L'Asl Avellino di via degli Imbimbo

I casi di autismo grave non vanno trattati con i farmaci, ma con cure intensive in regime residenziale. Lo ha stabilito il Tribunale di Avellino, che ha ordinato all’Asl la presa in carico di un 12enne. «L’Azienda Sanitaria dovrà fornire un programma psicoeducativo personalizzato, ispirato ai principi dell’Applied Behaviour Analisys presso un centro specializzato», fa sapere Claudia Nicchiniello, presidente della Angsa Campania, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici. «Il Tribunale di Avellino ha riconosciuto a un dodicenne con grave forma di autismo il diritto alle cure, ordinando all’ASL di erogare il trattamento ABA richiesto in regime residenziale», si legge in una nota diffusa dall’Associazione e di seguito riportata integralmente. La decisione dei giudici è stata assunta «al fine di tutelare il diritto alla salute, altrimenti compromesso, in maniera irreversibile e definitiva, in conseguenza del mancato conseguimento dei benefici connessi alla cura».

Il Palazzo di Giustizia di Avellino in piazza D’Armi

«Un protocollo evidence based salva un bambino autistico dai farmaci». L’ASL dovrà erogare «un trattamento ad alta intensità di tipo residenziale ai sensi dell’art. 32 del DPCM 18.03.2017, attraverso la presa in carico del minore presso un centro convenzionato per l’attuazione di un programma psicoeducativo personalizzato, ispirato ai principi dell’Applied Behaviour Analisys, con 25 ore di terapia settimanali sulla base delle linee guida nazionali (LG21) e 3 ore di supervisione settimanali, in linea con i programmi previsti dal Behavior Analyst Certification board». A ciò si aggiunge l’applicazione del protocollo Hanley.

Il logo della ANGSA Campania

Una vicenda emblematica che serve da monito alle famiglie. Il caso di questo 12enne, chiamato in questa circostanza con un nome di fantasia,  ‘Fortunato’, viene reso pubblico soprattutto come monito alle famiglie, che spesso si ritrovano ad ottenere il proprio diritto all’assistenza del figlio o del congiunto solo per via giudiziaria. Di seguito la riflessione che in proposito fa Claudia Nicchiello.


Un protocollo evidence based salva un bambino autistico dai farmaci

di Claudia Nicchiello | [email protected]

Negli ultimi anni si sta assistendo a un numero sempre crescente di genitori che, per esigenze di cura dei propri figli, con diagnosi di autismo, intraprendono azioni legali per garantire le migliori terapie che, purtroppo, finiscono per essere erogate solo su provvedimento giudiziario. Dovevano essere garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, ma sono sistematicamente negate dalle locali ASL, per presunte, anche se spesso celate, ragioni di budget.

Autismo a scuola, l’assistenza in Irpinia regolata dal Protocollo d’intesa. Recepita la sentenza del Tar di Salerno che ha dato ragione all’Angsa (associazione dei genitori)

Recentemente nell’accogliere l’ennesimo ricorso promosso da una famiglia frustrata da un Sistema Amministrativo perverso (che più spesso si accanisce contro chi avrebbe bisogno di maggiore protezione), il Tribunale di Avellino ha riconosciuto a un dodicenne con grave forma di autismo il diritto alle cure,ordinando all’ ASL di erogare il trattamento ABA richiesto in regime residenziale “al fine di tutelare il diritto alla salute, altrimenti compromesso, in maniera irreversibile e definitiva, in conseguenza del mancato conseguimento dei benefici connessi alla cura”. L’ASL dovrà erogare un trattamento ad alta intensità di tipo residenziale ai sensi dell’art. 32 del DPCM 18.03.2017 attraverso la presa in carica del minore presso un centro convenzionato per l’attuazione di un programma psicoeducativopersonalizzato, ispirato ai principi dell’Applied BehaviourAnalisys, con 25 ore di terapia settimanali sulla base delle linee guida nazionali (LG21) e 3 ore di supervisionesettimanali, in linea con i programmi previsti dal BehaviorAnalyst Certification board , oltre all’ applicazione del protocollo Hanley. L’auspicio della famiglia e dell’Angsa Campania (che l’ha sostenuta in diverse battaglie non solo legali) è il recupero del minore e il suo reinserimento sociale, nei contesti di una vita ordinaria e con una progettualità individuale.

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a storia di “Fortunato” – nome di fantasia- si auspica che possa essere comune a tanti suoi coetanei che, privati di un reale programma psico pedagogico e riabilitativo intensivo in epoca precoce, arrivano all’età adolescenziale del tutto impreparati,destabilizzando ulteriormente le loro famiglie che si trovano ,in un clima di totale ipocrisia e buonismo, a fronteggiare da sole, crisi comportamentali e puberali difficili da gestire anche per gli addetti ai lavori Ma vi è di più. In assenza di una progettualità strutturata sulle reali necessità individuali, spesso si fa ricorso ai farmaci, la panacea di tutti i mali (sic!), che alla lunga, invece di risolvere i problemi finisceper complicare ancora di più le cose. Il trattamento residenziale, imposto dall’Ordinanza del Tribunale di Avellino, non è certo un modo di allontanare dalla famiglia un minore in difficoltà, ma va considerato come una reale opportunità di recupero. I progressi raggiunti da “Fortunato” sono sotto gli occhi di tutti. Ed è bello vedere come adesso si relaziona con la famiglia. Modi calmi e contenuti. Impensabili solo qualche mese prima.
Una nuova…..palingenesi, quindi!


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