Truffa all’Inps con assunzioni e licenziamenti fittizi, 10 misure cautelari a Benevento

L'ACCUSA: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE PER ACCUMULARE INDENNITÀ E CONTRIBUTI E RICICLARE I PROVENTI. La Guardia di Finanza sannita ha eseguito i provvedimenti firmati dal Gip nell'ambito di una inchiesta coordinata dalla Procura beneventana. Cinque persone finite ai domiciliari, per altri 5 l'obbligo di presentazione alla Polizia. Sequestrati beni per oltre 3,7 milioni e società

Smantellata a Benevento una organizzazione che avrebbe realizzato una maxi truffa all’Inps con assunzioni e licenziamenti fittizi. La Guardia di Finanza di Benevento ha eseguito un’ordinanza disposta dal Gip per 10 misure cautelari a Benevento nei confronti di altrettanti indagati per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, reati tributari, riciclaggio e autoriciclaggio. Cinque persone sono finite agli arresti domiciliari e 5 sono sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. I provvedimenti sono stati disposti nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento per una serie indeterminata di reati fiscali e di truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dell’I.N.P.S. e ai danni dello Stato. I proventi di queste attività alimentavano altre operazioni di riciclaggio e di auto-riciclaggio. Sequestrati 3.724.824,20 di euro e 17 società utilizzate secondo gli inquirenti per commettere i reati contestati. Nel corso di una conferenza stampa, convocata presso la Procura della Repubblica di Benevento, sono stati forniti i particolari dell’indagine che ha portato alle 10 misure cautelari a Benevento.

Procura della Repubblica di Benevento

TRUFFA ALL’INPS, IL SISTEMA AFFIDATO AD UNA RETE DI 17 SOCIETÀ. L’attività investigativa, fondata su intercettazioni, perquisizioni ed analisi del contenuto dei dispositivi sequestrati agli indagati, di acquisizione documentale e di escussione delle persone informate sui fatti, ha consentito di verificare che i reati contestati si perpetuavano mediante la costituzione e/o la gestione di 17 società, tutte riconducibili di fatto allo stesso sodalizio criminale e quasi tutte, in concreto, non operative e utilizzate precipuamente per finalità elusive, hanno spiegato gli inquirenti. Per un verso le società erano tutte strumentali all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e quindi ai fini di evasione, per altro verso venivano adoperate per la fittizia assunzione di personale, stante l’assenza di attività lavorativa concretamente prestata, al solo fine di consentire la percezione indebita di indennità di disoccupazione in seguito al licenziamento (anch’esso fittizio) e il conseguimento di settimane utili ai fini pensionistici, così sostanzialmente creando crediti di imposta a favore delle società da compensare con ritenute previdenziali ed assistenziali scaturenti dalle assunzioni presso le stesse di numerose persone.

Un’auto della Guardia di Finanza

ASSUNZIONI E LICENZIAMENTI FITTIZI PER ACCUMULARE INDENNITÀ MEDIANTE LA TRUFFA ALL’INPS E ALLO STATO. Tutti i soggetti assunti dalle anzidette società, a distanza di un lasso temporale utile a far maturare i diritti previsti dalla normativa vigente, venivano licenziati ed invitati a presentare domanda di indennità di disoccupazione che, una volta indebitamente ottenuta e accreditata, veniva dagli stessi riversata nelle mani del sodalizio criminoso: il tutto mediante una struttura organizzativa complessa e articolata con suddivisione di ruoli e compiti ben precisi tra gli indagati, con una gestione pianificata nei minimi dettagli e mediante tecniche ed espedienti ben collaudati nel tempo così come è emerso dall’attività di perquisizione e analisi del materiale sequestrato, rendendo di fatto possibile che gli stessi agissero indisturbati per quasi tutto un decennio. Alla base dell’organizzazione è stata pertanto sfruttata la collaborazione di centinaia di soggetti che, in cambio di una piccola percentuale dell’indennità indebitamente percepita e della conseguente opportunità di ritrovarsi contributi figurativi e settimane lavorative, si è prestata a farsi assumere e licenziare e a presentare domanda per conseguire le indennità di disoccupazione che venivano accreditate sui conti correnti accesi dai beneficiari e poi versate in tutto o in parte ai vertici dell’associazione.

Il logo dell’Inps

IL RUOLO DI PRESTANOME E CONSULENTI. Fondamentale si è rivelato altresì il ruolo di coloro ai quali sono state intestate le società, si legge nella nota diffusa dalla Procura di Benevento. «Prezioso si è così rivelato il contributo, nell’ambito dell’associazione, dei ‘prestanome’, soggetti prevalentemente provenienti da contesti sociali di disagio, da fasce deboli della popolazione disposte a tutto per pochi soldi, facilmente circonvenibili e senza nulla da perdere, atteso che trattasi di soggetti senza reddito e occupazione lavorativa, alcuni dei quali con precedenti penali specifici e disposti alla commissione di qualsivoglia reato per guadagnare la giornata (finanche per percepire denaro per le sigarette e/o pagamento delle varie bollette e per l’acquisto di beni di prima necessità)». Figure ritenute essenziali anche consulenti del lavoro all’interno delle società del sodalizio e, «risalendo nella struttura piramidale della compagine associativa, basilare è stato il contributo degli organizzatori, i quali, a vario titolo, hanno coadiuvato il promotore, ora curando sistematicamente l’attività di gestione dell’intero apparato societario e la tenuta della relativa contabilità, predisponendo tutta la documentazione necessaria per la commissione delle truffe e dei reati fiscali, ora rappresentando legalmente le società, ora procacciando nominativi utili per le assunzioni, ora gestendo, istruendo e accompagnando i prestanome ogniqualvolta si rendesse necessario, ora fungendo da referenti esterni per l’associazione, ora occupandosi della riscossione delle stesse indennità di disoccupazione».

Il Procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro

AGLI ARRESTI DOMICILIARI IN 5. Ruolo di assoluto rilievo è stato ricoperto dal promotore dell’associazione, reale dominus di tutta l’attività, nonché fulcro della gestione aziendale di tutte le società e ideatore di tutto il meccanismo fraudolento, controllando di fatto l’intero apparato in modo puntuale, anche pianificando strategie difensive in caso di controlli fiscali, nonché assumendo ogni decisione e impartendo direttive ai suoi sodali in ordine alla gestione delle società, coordinando ogni operazione e beneficiando dei proventi dell’attività delittuosa, di cui risultava ultimo collettore, attraverso condotte di riciclaggio degli altri indagati e di auto-riciclaggio. Nei confronti del promotore e degli organizzatori dell’associazione, cinque persone, è stata disposta dal gip l’applicazione della misura degli arresti domiciliari, ad altri cinque è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

COINVOLTE NELLA TRUFFA ALL’INPS 100 PERSONE, 17 SOCIETÀ. Secondo la Procura il meccanismo fraudolento attuato dagli indagati e il giro illecito di “affari” che ne è derivato, ha coinvolto a vario titolo più di 100 persone e almeno 17 le società utilizzate per le fittizie assunzioni, producendo più di 200 rapporti di lavoro fittizi instaurati. L’I.N.P.S. ha erogato, a far data quanto meno dal 2013, somme non dovute per indennità di disoccupazione per un importo complessivo pari a € 1.037.569,92. Le settimane complessive accumulate illecitamente a fini pensionistici risultano essere pari a 11361 pari a circa 218 anni contributivi. Allo stesso tempo, attraverso l’utilizzo e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la commissione di molteplici delitti fiscali, l’intero meccanismo fraudolento architettato ha consentito di evadere un’imposta complessiva pari a € 2.687.254,28. Infine, i proventi dei predetti delitti venivano di volta in volta trasferiti su conti correnti intestati ad altre persone riconducibili comunque all’associazione, attraverso una pluralità di movimentazioni bancarie effettuate tra persone fisiche e giuridiche, in modo da ostacolarne l’accertamento della provenienza delittuosa: dagli accertamenti bancari effettuati nel corso delle indagini emergeva, in particolare, che gran parte delle somme, dopo una serie di operazioni e trasferimenti, confluivano su conti correnti situati all’estero ovvero Malta e Lussemburgo.

SEQUESTRATI OLTRE 3,7 MILIONI DI EURO RITENUTI PROVENTI DELLA TRUFFA ALL’INPS E ALLO STATO. Alla luce dei quanto accertato, è stato eseguito un sequestro preventivo, disposto dal gip, anche per equivalente del profitto dei reati tributari e delle truffe fino alla concorrenza del valore complessivo di 3.724.824,20 euro. Sequestrate 17 società utilizzate per la commissione dei suddetti reati, mentre si sta tuttora procedendo, mediante coordinamento con Eurojust, al sequestro dei conti correnti aperti all’estero. «Non può che sottolinearsi, a completamento dell’allarmante quadro emerso, la peculiare pericolosità degli indagati», fa sapere la Procura. «Nel corso dell’attività investigativa hanno dimostrato, non solo particolare scaltrezza e abilità, ma anche un atteggiamento del tutto sprezzante nei confronti della legge e del sistema giudiziario, continuando a delinquere, noncuranti dei controlli e delle indagini in corso, che già peraltro conoscevano, e provvedendo ad eliminare file e documenti finanche oggi nella fase di esecuzione delle misure, precostituendosi prove a discarico (avevano predisposto un memorandum per ogni lavoratore, predisponendo anche il contenuto delle dichiarazioni da rendere all’autorità giudiziaria, il tutto contenuto in una penna usb di cui si disfacevano nel corso della prima perquisizione) nonché disponendo, in modo particolarmente allarmante, di canali privilegiati di acquisizione di notizie segrete relative alle indagini con particolare riferimento alle intercettazioni autorizzate nei loro confronti che provvedevano a neutralizzare sia pure parzialmente».

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