Pd e M5s pronti al voto anticipato, in caso di crisi di governo. Alla vigilia di una serie di appuntamenti cruciali per il futuro del governo, dalla verifica di gennaio alle elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna (su cui i Democratici continuano a dirsi ottimisti), il capo politico del Movimento e il segretario del partito, hanno definito un patto per riscrivere le regole elettorali in caso di crisi.

DOPO IL ROSATELLUM IL GERMANICUM. La proposta di legge elettorale presentata alla Camera dal presidente della commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia, esponente del Movimento 5 Stelle, prevede l’assegnazione di 391 seggi con metodo proporzionale, lo sbarramento a chi non arriva al 5 per cento, ma col il diritto di tribuna. A condizioni precise le forze escluse possono far arrivare in Parlamento un deputato o un senatore. Via i collegi uninominali del Rosatellum, mentre restano i 63 collegi proporzionali e le 28 circoscrizioni.

Il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e Il Sottosegretario Carlo Sibilia

Si smantellerebbe il cosiddetto ‘rosatellum’, cioé al sistema elettorale con cui si è votato nel 2018 (dispositivo che assegnava il 37% dei seggi nelle due Camere con il maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali; il 61% con il proporzionale tra le coalizioni e le singole liste al di sopra dello sbarramento; il 2% destinato al voto degli italiani residenti all’estero con un sistema proporzionale e la preferenza), da sostituire con un sistema proporzionale puro, ma con la novità di un forte sbarramento. Il cosiddetto ‘Germanicum’, così definito impropriamente viste le forti differenze con la legge elettorale in vigore in Germania, sarà definito meglio nel confronto in commissione e alle Camere. La maggioranza ha dato il via libera per ora senza il sì di Leu. Ma sono diversi gli aspetti da stabilire. Non è dato di sapere se i listini saranno bloccati e quanto saranno lunghi. Nè si sa se torneranno le preferenze.

Luigi Zingaretti a Montecitorio nel briefing con i giornalisti dopo le consultazioni con Giuseppe Conte, premier incaricato

IL RIASSETTO DEI PARTITI SUI TERRITORI IN CORSO OVUNQUE. In attesa di capire se il governo riuscirà a superare gli ostacoli invernali (in mezzo c’è anche il voto sulla autorizzazione al processo per il leader della Lega Matteo Salvini, per il cosiddetto caso della nave Gregoretti (lo stop imposto dall’allora Ministro dell’Interno a far sbarcare dalla nel luglio 2019 i 131 migranti a bordo), le forze politiche si armano per ogni evenienza a livello centrale e periferico. Pd e M5s pronti al voto alla luce delle difficoltà interne ai gruppi parlamentari pentastellati. L’ostacolo vero da superare è la tenuta del Movimento Cinque Stelle in Parlamento, in particolare al Senato, dove i margini per la maggioranza assoluta sono ancora saldi, ma non amplissimi. Luigi Di Maio conta di sedare le spinte sediziose, ma non può farsi trovare impreparato in caso di uno smottamento, che peraltro non ritiene probabile. Per queste ragioni, quindi non solo in vista del voto delle regionali (da gennaio alla primavera con date diverse in Emilia Romagna, Calabria, Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche e Puglia), Pd e Lega, la galassia centrista dei Popolari e Fratelli d’Italia, come il partito di Renzi Italia Viva, stanno lavorando soprattutto sui territori, dove si giocherà la vera battaglia per il consenso. In un contesto che vede le forze sovraniste ancora forti nel voto di opinione, i Democratici e le altre rappresentanze riformiste devono seguire l’esempio dell’Emilia Romagna, dove negli ultimi mesi il Governatore uscente ha scalato posizioni nei sondaggi curando meticolosamente il rapporto con territori, quartieri, periferie, paesi.


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