Il procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio indagato a Roma

L'ipotesi accusatoria è concussione. Il suo legale: la vicenda sarà chiarita, caso infondato

Vincenzo D’Onofrio, procuratore aggiunto di Avellino è indagato a Roma per una presunta concussione. L’ipotesi è venuta fuori nell’ambito dell’indagine in corso nella Capitale sull’imprenditore napoletano Salvatore Di Leva.

Vincenzo D’Onofrio, Procuratore aggiunto di Avellino

A D’Onofrio è stato notificato un avviso di garanzia in relazione ad alcune intercettazioni telefoniche dell’armatore, proprietario di un cantiere navale a Marina di Stabia. Il procuratore aggiunto di Avellino è accusato di concussione, per presunte pressioni nei confronti di Salvatore Di Leva, a proposito della riparazione di una barca utilizzata per gite nel golfo ma appartenente ad una terza persona, che nella vicenda è solo un testimone, Pasquale D’Aniello, vicesindaco di Piano di Sorrento, personale amico di Vincenzo D’Onofrio. Secondo quanto riporta il quotidiano Il Mattino, D’Aniello è stato ascoltato dai piemme romani sulle circostanze della intercettazione. Dell’avviso di garanzia ricevuto avrebbe dato notizia lo stesso magistrato, informando amici stretti e colleghi, pronto a difendersi su una questione che ritiene di poter chiarire. Secondo il difensore del procuratore aggiunto, l’avvocato Mario Terracciano, le accuse sono infondate e la vicenda si chiarirà su ogni punto. Vincenzo D’Onofrio da procuratore aggiunto ad Avellino, è considerato il favorito candidato a sostituire come reggente alla guida della Procura di Avellino Rosario Cantelmo, quando nei prossimi mesi lascerà per raggiunti limiti di età.

Il Tribunale di Avellino, dove ha sede anche la Procura della Repubblica del capoluogo irpino

UN MAGISTRATO IN PRIMA LINEA CONTRO I CLAN, AD AVELLINO DALL’ESTATE 2015. Vincenzo D’Onofrio è Procuratore Aggiunto di Avellino dall’estate del 2015. È approdato nel capoluogo irpino dopo dieci anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, raggiungendo negli uffici guidati dal suo amico e collega di vecchia data Rosario Cantelmo, a capo della Procura di Avellino. Dal 2005, anno del suo ingresso nell’antimafia napoletana, D’Onofrio si è occupato di varia criminalità, toccando per un periodo anche le zone di influenza dei clan irpini, i Genovese, di cui ha seguito anche alcune fasi processuali, i Cava e i Graziano. Ad Avellino è rientrato il primo luglio 2015, anche se l’insediamento vero e proprio c’è stato solo il primo settembre dello stesso anno. Recentemente, alcune intercettazioni ambientali hanno rivelato minacce di morte per D’Onofrio provenienti da ambienti collegati alle sue indagini sulla criminalità organizzata ad Avellino. Tra le tante inchieste seguite dal Procuratore aggiunto figura il filone dell’usura, particolarmente sviluppato nel solofrano serinese.

L’INCHIESTA PRINCIPALE. Il nome dell’armatore Salvatore Di Leva è legato ad una inchiesta in corso a Roma che vede iscritto nel registro degli indagati il magistrato Andrea Nocera, ex capo dell’ufficio ispettorato del ministero della Giustizia, con l’accusa di concorso in corruzione con l’ex senatore di Forza Italia Salvatore Lauro. Secondo l’ipotesi accusatoria, Nocera avrebbe mostrato disponibilità a dare informazioni riservate relative a un’inchiesta su Lauro in cambio di biglietti di viaggio e della riparazione gratuita di un gommone.

 

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