Contro la riforma della prescrizione si schiera la Camera penale di Avellino, che spiegherà le proprie ragioni nel corso di una conferenza stampa convocata per domani, 4 dicembre, a partire dalle ore 11,30 presso il Circolo della Stampa di Avellino. Nell’occasione, il presidente della Camera Penale Luigi Petrillo illustrerà «i dati statistici dimostrativi delle vere cause delle difficoltà di funzionamento della nostra giustizia penale e, si offrirà alla stampa un momento di utile confronto sul tema, spesso oggetto di narrazioni imprecise e, talora, di clamorose mistificazioni», si legge in una nota. Nel corso dell’incontro «saranno, poi, gradite domande sulle vicende di maggiore attualità anche locale, che hanno già suscitato prese di posizione anche differenti presso l’avvocatura associata». A questo proposito, si ricorda che «gli avvocati penalisti italiani sono entrati in astensione il 2 dicembre e vi rimarranno sino al 6 dicembre, allo scopo di sollecitare le forze politiche a rimeditare l’opportunità di una riforma tanto inutile quanto dannosa». Nel corso della settimana, i penalisti daranno luogo «innanzi alla Corte di Cassazione ad una maratona oratoria, che si svilupperà dal lunedì al sabato per 12 ore al giorno, nella quale illustreranno ai cittadini i gravi rischi cui è esposta la nostra millenaria civiltà giuridica in conseguenza della novella, che, per giunta, non è stata nemmeno preceduta da quelle misure di adeguamento del sistema che, come si è detto, ne avevano consigliato il differimento dell’entrata in vigore».
«UNA RIFORMA NON COMPIUTA». La contrarietà alla riforma è sintetizzata nel comunicato. «Il primo Gennaio 2020 rischia di entrare in vigore la riforma della prescrizione così come disegnata dalla legge del 09.01.2019, n.3, la cui efficacia era stata differita dallo stesso legislatore di un anno. Il Governo del tempo infatti si era concesso tutto il 2019 per organizzare il sistema penale in modo tale da renderlo pronto a sopportare una disciplina, come quella di cui si discute, ad altissimo impatto», si spiega. «La disposizione di maggior rilievo della riforma è quella secondo la quale il corso della prescrizione si blocca definitivamente con la sentenza di condanna di primo grado o con l’emissione del decreto penale di condanna. Nell’ intenzione del legislatore tale misura assicurerebbe maggiore certezza ed effettività alla giurisdizione, che, si dice, ingolfata da inutili orpelli procedurali, spesso deve arrendersi al tempo che ne impedisce il cammino». Di fronte a questo scenario, «gli avvocati penalisti italiani hanno da subito evidenziato che questa riforma della prescrizione non produrrà affatto il risultato auspicato, ma anzi, contribuirà a rendere ancora meno efficiente la macchina della giustizia penale che, sino ad oggi, trova proprio nella prescrizione l’unico serio fattore di accelerazione dei processi relativi ai reati di minore allarme sociale, altrimenti destinati ad essere messi ‘in coda’ rispetto a quelli con imputati detenuti o di maggiore rilevanza mediatica», osservano gli avvocati.
«I RISCHI EVIDENZIATI ANCHE DALL’ANM IN CASO DI APPLICAZIONE DELLA RIFORMA SENZA CONTRAPPESI». Per la Camera Penale il rischio è di non risolvere il problema della giustizia e dei suoi tempi, ma di estendere l’attesa di un giudizio destinato a non terminare per carenze di organico e mezzi. D’altra parte, «chiunque può osservare che il congelamento sine die della prescrizione, alla luce delle cospicue lacune di organico della magistratura requirente e giudicante e della scarsità di risorse a disposizione del funzionamento di tribunali e procure, esporrà chi incappa nel processo penale, sia esso imputato o persona offesa dal reato, al rischio di rimanere ‘perennemente’ in attesa di giustizia. Tali pericoli sono stati evidenziati non solo dagli avvocati penalisti ma anche dalla magistratura associata: basti leggere gli atti dell’ultimo congresso nazionale dell’ANM svoltosi la scorsa settimana.
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