La crisi di Whirlpool a Napoli all'esame del Mise. Al tavolo ministeriale il futuro dello stabilimento di Napoli e dell'indotto in Campania che coinvolge l'Irpinia

Whirlpool al Mise presenta il piano per Napoli e l’Italia. Secondo molti osservatori quella di oggi sarebbe la volta buona, dopo mesi di rinvii, conditi da dichiarazioni rassicuranti senza atti concreti. Ma alla vigilia della pausa estiva ferragostana i sindacati chiedono garanzie certe. In particolare, la Fim Cisl da Roma chiede in sostanza che si escluda per iscritto la fuga in Polonia, visti i segnali che continuano ad arrivare dall’interno dell’azienda. La vicenda riguarda l’intera presenza della multinazionale americana in Italia, dopo che il governo ha bloccato il passaggio a terzi degli stabilimenti napoletani.

WHIRLPOOL AL MISE CHIAMATA AD ASSUMERE NUOVI IMPEGNI IN CAMPANIA. La Campania resta il cuore del problema, visto che resta in bilico il futuro di 1030 operai (tra azienda e indotto), 150 dei quali operanti in tre stabilimenti irpini a Sant’Angelo dei Lombardi, Forino e Montoro (Scame Mediterranea, Cellublock e Pasell). La Fim Cisl esprime preoccupazione per il futuro dello stabilimento di Napoli e di altri siti italiani e chiede che la riunione di oggi entri finalmente nel merito delle soluzioni: occorre garantire il rilancio della produzione italiana, salvaguardando le attuali forze lavoro, si afferma in sostanza. In particolare, il documento del sindacato fissa i punti chiave della vertenza: «Per quanto riguarda Napoli non è più accettabile il gioco di parole fino ad oggi utilizzate sul futuro dello stabilimento», si legge. A questo punto «è necessario uscire dall’ambiguità degli ultimi incontri, ed individuare strumenti che diano continuità produttiva ed occupazionale, cosi come previsto e sottoscritto nel mese di ottobre 2018», accordi che sono collegati ai rilevanti impegni finanziari messi in campo dal Governo. Si aggiunge, a questo proposito, che «il forte utilizzo degli ammortizzatori sociali in alcuni stabilimenti italiani, sommato agli attuali volumi che sono ancora lontani dall’obiettivo previsto, rende necessario un approfondimento sulle azioni da attuare così come individuate nel piano del 2018». Ma soprattutto, si legge nel documento della Fim Cisl, «vediamo con preoccupazione lo spostamento di alcune funzioni centrali verso la Polonia, che può diventare un ulteriore elemento di criticità rispetto alle scelte strategiche che Whirlpool intende sviluppare». Per questo, il coordinamento Fim «esprime preoccupazione per una discussione che di fatto non ha ancora chiarito in modo netto le intenzioni dell’azienda, e chiede al governo di svolgere come fatto negli anni scorsi il ruolo di mediazione necessaria a trovare soluzioni efficaci anche con strumenti che supportino la definizione di un piano condiviso».

Whirlpool non chiude, ma gli operai chiedono garanzie

CISAL: «LA WHIRLPOOL AL MISE FINORA HA PRESO TEMPO: DAL 2018 INTESE MAI CONFERMATE NEI FATTI». Alla vigilia dell’incontro convocato a Roma presso il Ministero dello Sviluppo economico, è intervenuta ieri 23 luglio anche la Cisal. «Bisogna evitare che la vertenza della Whirlpool di Napoli si impantani nel gioco dei rinvii e delle disponibilità senza riscontri concreti», scrive Giovanni Centrella. «È tempo che i vertici dell’azienda chiariscano in maniera inequivocabile le loro intenzioni, precisando obiettivi, criticità ed investimenti, che effettivamente si intende mettere in campo». Dopo una serie di riunioni infruttuose, iniziate con l’annuncio di un passaggio di mano, proseguite con la marcia indietro degli americani di fronte al rischio di una revoca deigli aiuti del governo italiano, l’azienda non ha finora sciolto la riserva. Chiede la collaborazione di tutti, ma non ha proposto fino ad ora una soluzione in grado di salvaguardare il lavoro. La Cisal mette in discussione la reale volontà della Whirlpool di restare a Napoli. «Nonostante le potenzialità dello stabilimento campano, gli impegni assunti nell’ottobre 2018 non sono stati mantenuti ed addirittura si è prospettata la dismissione di un impianto produttivo con una lunga storia alle spalle, che determina un notevole indotto in tutta la regione, ed in particolare in provincia di Avellino, che oggi rischia seriamente di essere compromesso», ricorda Centrella. «Finora la multinazionale ha potuto beneficiare di un consistente intervento pubblico, che avrebbe dovuto assicurare una prospettiva all’azienda e ai lavoratori, ma i fatti dimostrano che così non è stato». In questa situazione, «auspichiamo che non abbia inizio un lungo ed intollerabile stancheggio, al solo scopo di spostare in avanti il momento delle decisioni. Per quel che ci riguarda, abbiamo espresso, da subito, preoccupazione per i reiterati rinvii del tavolo istituzionale, consapevoli che l’unico modo per affrontare e gestire i problemi è assumersi le responsabilità, mettendo nero su bianco le questioni all’ordine del giorno». E conclude: «Riteniamo, quindi, che anche per il governo nazionale questo debba essere un metodo imprescindibile. Soltanto così è possibile individuare le soluzioni per salvaguardare i livelli occupazionali della struttura industriale partenopea e dell’indotto ad essa collegato».


 

Il manifesto pubblicitaria della Whirlpool riscritto dagli operai, che protestano contro quello che vedono un concreto rischio di chiusura dello stabilimento

A RISCHIO 430 POSTI DI LAVORO A NAPOLI E 600 DI INDOTTO (150 IN IRPINIA). Nel frattempo i lavoratori della Whirlpool di Napoli hanno messo in scena una nuova forma di protesta. Hanno riscritto i manifesti pubblicitari della multinazionale. Con l’aiuto degli attivisti di «Potere al Popolo!» hanno attaccato per la città e fuori alcuni punti vendita dei manifesti particolari, in vista del prossimo incontro al Mise previsto per domani 24 luglio. Sotto il marchio della azienda americana si sponsorizza battaglia degli operai d contro la chiusura della fabbrica. Un modo per scaldare l’atmosfera per ricordare al governo le possibili conseguenze della crisi Whirlpool in Campania.


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