Il Complesso Monumentale di Santa Maria della Neve, noto come Complesso del Monte Montella

Santa Maria della Neve a Montella torna alla Arciconfraternita. «Il Tribunale di Avellino, con sentenza n.1389 dell’11 luglio 2019, ha restituito il Complesso Monumentale di Santa Maria della Neve a Montella al legittimo proprietario: l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento», fanno sapere dal Santissimo Sacramento. La sentenza conclude “l’annosa questione dell’intero sito caro ai montellesi come ‘Complesso de lo Monte’ giunge alla conclusione”, scrive in una nota l’Arciconfraternita, che commenta così la decisione dei giudici: “Chi per anni ha abusivamente occupato il sito, impedendone di fatto ogni opportunità di sviluppo, deve immediatamente rilasciare tutta la consistenza (convento, guardino e castello) illegittimamente detenuta”, si legge ancora. 

Michele Santoro Presidente dell’Arciconfraternita del SS Sacramento di Montella

“Pienamente accolte le istanze avanzate dall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, sodalizio con oltre 5 secoli di storia e presenza nel territorio, rappresentato dal Presidente Michele Santoro, difeso in giudizio dagli avvocati Giancarlo e Francesco Mazzei, con il contributo dell’avvocato Angelo Volpe, esperto di diritto ecclesiastico. La parte resistente era rappresentata da Salvatore Vecchia”. L’epilogo in sede giudiziaria poteva essere evitato, si osserva, tuttavia. “Per anni l’Arciconfaternita, fedele agli ideali ed ai principi dei propri padri fondanti che per secoli ha mantenuto immutati, ha cercato di addivenire ad una soluzione pacifica della questione, esperendo tentativi e cercando accordi e soluzioni che salvaguardassero posizione e figura di chi da tempo abusivamente usufruiva e gestiva aproprio piacimento beni dall’incommensurabile valore storico, architettonico, archeologico, artistico e religioso”. Di qui, “tentativi e soluzioni che sempre avevano come primario interesse la tutela e lo sviluppo del sito”. Nonostante questa disposibilità, non ci sono state alternative alla soluzione legale, spieganodalla Confraternita. “Di fronte ad una incomprensibile rigidità, che valica i confini della sfrondatezza, sfociando nel menefreghismo, l’Arciconfraternita non ha potuto far altro che fa valere i propri diritti ed agire, nel rispetto della legge; a differenza di quanto perpetrato dalla controparte”.

Il Dongione di Montella nell’ambito del Complesso Monumentale di Santa Maria della Neve

Si ricorda, quindi, il non facile cammino giudiziario “con l’assistenza dello studio legale Mazzei”, per “l’azione di rivendica: l’iter è stato lungo anche per il tentativo della controparte di confondere la Storia, richiamando non pertinenti riferimenti alle leggi eversive ed alla ‘probatio diabolica’. La puntuale ricostruzione storica degli eventi, supportata da chiarimenti con atti e fatti in un ambito che presenta mille sfumature ed il cui susseguirsi degli accadimenti puà sfuggire ai più, ma soprattutto l’ovvia mancanza di qualsiasi titolo da parte dell’illecito detentore del complesso, hanno portato al risultato atteso, scontato ma non per questo meno sofferto, che finalmente apre le porte ad una nuova rinascita per il Complesso monumentale”.

La Chiesa del Monte di Montella, parte del Complesso Monumentale di Santa Maria della Neve

L’ARCICONFRATERNITA ORA GUARDA AL RILANCIO DEL COMPLESSO SANTA MARIA DELLA NEVE. I tempi tecnici necessari per consentire la tanto attesa immissione nel possesso dei legittimi proprietari e “ci si potrà dedicare non più alla soddisfazione ed agli interessi di pochi, ma al rilancio di uno tra i più importanti siti del nostro Meridione, rendendolo fruibile e funzionale al massimo delle sue potenzialità”, spiega il Presidente Michele Santoro. «L’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, pazientemente, ha dovuto attendere, mai abbandonando la vigilanza e la tutela del sito (per quanto, non sempre gli è stato consentito per manutenerlo), che da sempre considera non appartenere soltanto al sodalizio, ma all’intera comunità irpina”. Va detto che ‘Lo Monte’ “è una risorsa ed un’opera importante, che valica i confini strettamente campanilistici”, sottolinea il Presidente Santoro. “Così l’ha sempre visto l’Arciconfraternita: il Complesso rappresenta e rappresenterà un volano per lo sviluppo del territorio, perché questa è la volontà dell’Ente proprietario. Ora si potrà iniziare a programmare, pianificare il futuro, lavorare su un livello più alto, per garantire il pieno e totale godimento e lo sviluppo del sito”. Il Presidente Santoro conclude dicendo che “il pensiero in questo momento va  anche a quanti, tra i confrati che non ci sono più, hanno difeso strenuamente il bene nella convinzione che il tempo è galantuomo con i galantuomini e la giustizia trionfa sempre”. Per questo, “siamo, come Arciconfraternita, coscienti dell’onore e dell’onere che chi ci ha preceduto ci ha lasciato e siamo certi che ciò che si sta facendo e si farà è nel solo, primario interesse dell’intero Complesso Monumentale de ‘Lo Monte’ e di quanti  con lavoro, sudore, sacrifici, impegno ed amore, hanno lavorato in silenzio perché oggi si arrivasse a questo primo risultato”. 

UNA TESTIMONIANZA STORICA PREZIOSA PER LA STORIA DELL’IRPINIA. Santa Maria della neve, il complesso monumentale del Monte, si sviluppa a Montella comprendendo la chiesa di Santa Maria del Monte (XVI sec.), l’ex Monastero francescano (XVI sec.) e i ruderi del Castello Angioino (IX – XIV sec.). L’intero complesso è cinto da una cerchia di mura di epoca tardo medievale. Secondo le fonti, il monastero è stato costruito tra il 1554 e il 1586 sulla preesistente chiesa al Monte di Pietà, a 760 m di altezza, in una zona dove la cinta muraria ed il castello ne confermano la presenza in epoca longobarda. I Minimi Conventuali Riformati di San Francesco, poi sostituiti nel 1603 dagli Osservanti riformati, lo amministrarono. Nel 1613 nel convento viveva una comunità di 12 padri e di parecchi fratelli laici. L’insediamento è una testimonianza straordinaria del periodo longobardo in Irpinia. Grazie agli scavi degli anni Ottanta, molti reperti di epoca longobarda e alto-medievale sono stati recuperati. Tra questi, monete e frammenti di affreschi, ma anche sepolture riconducibili allo stesso periodo. Del complesso antico oggi sono rimasti il corpo centrale, il dongione, le mura di cinta e i ruderi delle stanze della nobiltà. Tra i tanti eventi storici di cui fu teatro, si ricorda nel 1293 la confisca da parte di Carlo II d’Angiò, che volle il castello per farne luogo di svago.

 

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