Whirlpool non chiude, “ma non sa ancora come”

Confermata la marcia indietro della multinazionale americana, che teme contraccolpi per il suo titolo sui mercati dopo i preavviso del governo sul ritiro degli incentivi. Il sindacato chiede fermezza al Ministro. L'indotto irpino resta alla finestra. Per ora prevale il dialogo, ma gli operai e i sindacati sono scettici. Lunedì nuovo confronto annunciato come decisivo

Whirlpool non chiude, “ma non sa ancora come fare”. I suoi dirigenti hanno candidamente ammesso di essere spalle al muro per paura della revoca degli incentivi. Ma nel surreale tavolo del Mise, il sindacato e il Ministro Luigi Di Maio offrono altri pochi giorni di margine per una soluzione.

WHIRLPOOL NON CHIUDE, CONFRONTO RIAPERTO. L’azienda americana ha sostenuto al tavolo che per colpa dei provvedimenti che ha intrapreso Di Maio non era più in grado di valutare investimenti e ammortizzatori sociali in tutto il Paese perchè le affermazioni di ieri avrebbero arrecato un danno alla multinazionale in borsa. Questo il presupposto dichiarato dai vertici statunitensi a Roma, al tavolo con il Ministro, che soltanto alla terza dichiarazione delle richieste dei sindacati, spalleggiate dalla Regione Campania, Comuni, operai e sigle sindacali hanno aperto alla distensione. Dal Ministro tre gli impegni richiesti: mantenere il piano industriale, non chiudere Napoli e non disimpegnarsi come Whirlpool da Napoli. Dopo un lungo carteggio, l’azienda ha accettato i presupposti, garantendo di presentarsi nuovamente entro 4 giorni al Ministero per illustrare le sue risposte sulla base delle richieste presentate.

Whirlpool non chiude ma gli operai irpini sono scettici mentre manifestano davanti all’ingresso del Mise
L’insegna della Whirlpool che campeggia sullo stabilimento di Napoli

CONTESTAZIONI DA PARTE DEGLI OPERAI ALLA DIRIGENZA AMERICANA. Un coro di fischi dei lavoratori si è levato intanto contro la sede del Ministero. Così si è concluso il secondo vertice negli uffici del Ministero per lo Sviluppo Economico convocato per la vertenza. Se Whirlpool non chiude, tra gli addetti dell’azienda e dell’indotto prevale lo scetticismo. Dopo avere cancellato di colpo lo stabilimento di Napoli dal piano industriale triennale di investimenti, l’azienda statunitense è stata raggiunta dalla richiesta del Ministero guidato da Luigi Di Maio di un risarcimento dell’incentivo statale incassato dal 2014 ad oggi, un fondo da 50 milioni di euro. Le rappresentanze italiane e statunitensi negano l’intenzione di chiudere gli stabilimenti produttivi di Via Argine a Napoli, che impiegano circa 400 lavoratori e che rappresentano la casa madre per decine di imprese che lavorano sotto forma di indotto. La controparte continua a sostenere la linea della riconversione, suscitando le ire degli imprenditori che si sono affidati a Whirlpool Italia, la cui produzione è alimentata al 100 per cento dalla fornitura di pezzi, destinati all’assemblaggio dell’azienda americana. Tra queste si annoverano le ipine Scame Mediterranea di Sant’Angelo, la Pavell e la Cellublock di Forino e Montoro presenti con una delegazione a Roma al fianco delle maestranze napoletane. Piccolo passo indietro rispetto al muro contro muro. Sindacati cauti. Nè comuni, regione e governo fatto mezzo passo verso l’azienda, la multinazionale si è rimangiata la parola. Se l a mantiene vedremo, non abbiamo vinto, ma non ci siamo lasciati sconfiggere Il tavolo è aggiornato a lunedì al Mise, ma solo alla presenza del Ministro e dei vertici dell’azienda. Di Maio sembra intenzionato ad aprire una trattativa e offrire spiragli di dialogo a Whirlpool. L’esito dell’incontro non ha dato le risposte che i lavoratori si attendevano. All’uscita delle delegata della Cgil sono partiti i fischi dei lavoratori rivolti alla sede del Ministero. Umore nero fra i sindacati e fra le maestranze.

Whirlpool non chiude, ma gli operai chiedono garanzie
Gli operai dell’indotto Whirlpool giunti in pullman a Roma

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