Azienda Forestale Alta Irpinia, D’Angelis: «Borghi riferisca sul progetto»

I 25 comuni del Progetto pilota attendono una convocazione a Nusco per ascoltare dal presidente della Fondazione Montagne Italia Enrico Borghi la relazione sul progetto. Il primo cittadino di Cairano: «Il Vallo di Diano ha già firmato l'Accordo con la Regione Campania, preoccupano le scadenze imposte dalle procedure europee. Facciamo presto"

Azienda Forestale Alta Irpinia di nuovo in ritardo, mentre invece si fanno passi avanti importanti sul Distretto del turismo in relazione alla Rete museale, spiega Luigi D’Angelis, sindaco di Cairano e consigliere provinciale. «è tempo che il Presidente della Fondazione Montagne Italia, Enrico Borghi, riferisca sul progetto tornando in Irpinia». Mancano 18 mesi per la chiusura dell’agenda europea 2014-2020 a cui candidare il maxi progetto dell’Azienda Forestale dell’Alta Irpinia da 10 milioni di euro, e dopo tre rinvii da parte della Regione Campania del bando ad hoc cucito su misura sulla strategia politica del progetto pilota altirpino, gli amministratori brancolano nel buio e iniziano a manifestare una certa preoccupazione per il raggiungimento dell’obiettivo. Appena 30 giorni fa il progetto pilota del Vallo di Diano ha firmato l’Accordo di Programma Quadro, e non si esclude che in futuro i fondi vincolati finora soltanto all’Alta Irpinia possano essere aperti anche al tavolo cilentano. Chiuso il sipario sulle amministrative ed elette le nuove rappresentanze al tavolo nuscano, i sindaci attendono la convocazione del presidente dell’assemblea Ciriaco De Mita e l’annuncio della trasferta irpina dell’On.le Enrico Borghi, presidente della Fondazione Montagne Italia, che già qualche settimana fa aveva annunciato a Nuova Irpinia la definizione del progetto da presentare a Nusco e da candidare al Piano di Sviluppo Rurale in Regione Campania.

L’abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi

«DISTRETTO TURISTICO AVVIATO CON LA RETE MUSEALE, SI RALLENTA SULLE DUE AZIENDE». L’approvazione della rete museale inserita nel Progetto Pilota e il trasferimento di 10milioni di euro sui siti monumentali altirpini, non ha convinto tutti gli amministratori dell’assemblea, che sottolineano la necessità di adottare un cambio di passo nel metodo teso all’apertura e al confronto nelle sedi deputate. Stessi protagonisti ma storia nuova, insomma. “Le indicazioni sui progetti non sono state discusse in assemblea, che rappresenta un momento necessario di condivisione che caratterizza lo spirito stesso della strategia” commenta Luigi D’Angelis sindaco di Cairano. Il clima di confusione e malumore che viene intercettato fra i partecipanti del tavolo si addebita ad una scarsa comunicazione dell’agenda dei lavori. Il dissenso riguarda soprattutto l’Azienda Forestale, su cui dopo la visita di Enrico Borghi è calato nuovamente il silenzio. “Sia sul distretto turistico che sull’Azienda Forestale avrei preferito un altro modus operandi. Sulla seconda infatti, sono preoccupato perchè siamo all’oscuro di quanto accade: oltre agli annunci di Borghi e ai tre rinvii in Regione Campania non abbiamo contezza dell’iter progettuale. E’ possibile che gli stessi uffici regionali stiano aspettando un cenno dall’Alta Irpinia. Sono due le ragioni che bisogna considerare: la prima è la scadenza naturale dell’agenda europea, che prevede che entro il 31 dicembre 2020 i progetti siano rendicontati- e per l’Afai dovremmo spendere 200mila euro per lo studio di fattibilità e costituzione dell’Ats, e 10 milioni di euro per realizzare il progetto-; e in secondo luogo che il Vallo di Diano è in fase avanzata di progettazione, e potremmo scoprire che il fondo destinato in via prioritaria all’Alta Irpinia, potrebbe rivelarsi aperto ai nuovi competitor” spiega.

Enrico Borghi, coordinatore nazionale delle Aree Pilota dal 2016

IL SINDACO DI CAIRANO LUIGI D’ANGELIS: «OCCORRE ACCELERARE». Il monito di Luigi D’Angelis è “facciamo presto”. Il sindaco di Cairano non mette in discussione la presidenza del sindaco di Nusco, ma auspica la dotazione di regole e l’apertura degli uffici ad un comitato esecutivo che possa supportare le attività e un’accelerazione della progettazione in itinere. “Dovremo darci una scossa” continua. “Non c’è la volontà da parte mia di creare ostacoli al Presidente, ma dobbiamo prendere atto che c’è una richiesta dei cittadini di partecipare e di essere coinvolti. Anche i sindaci sono poco informati e vorrebbero essere più attivi. Recuperiamo lo spirito originario della strategia e i gruppi di lavoro che si sono impegnati nella progettazione. Confermiamo fiducia in chi ci guida, ma il presidente deve avere la sensibilità di comprendere che l’esecutivo è sussidiario al suo ufficio”. Nessun contrasto nelle parole di D’Angelis, che rimarca: “Il pensiero è costruttivo anche quando arriva da un sindaco di un piccolo paese, che ha pari dignità rispetto agli altri, e manifesta la sua consapevolezza che questi processi non vanno vissuti in solitudine, ma in relazione con i cittadini, che riserbano aspettative altissime nei confronti dell’azione dei sindaci. La strategia non è chiusa con l’Accordo di Programma Quadro: resta il coinvolgimento dei privati e l’attuazione di quanto è stato scritto. Lancio un richiamo alla responsabilità di tutti: recuperiamo tempo e andiamo avanti”, conclude.


Vigneti ‘storici’ ed ‘eroici’, Uncem: il decreto può rilanciare la produzione sull’Appennino, ma servono risorse

Vigneti a Cairano
IL PRESIDENTE DELL’UNIONE ENTI MONTANI, BUSSONE: ORA IL MINISTERO INVESTA RISORSE”. L’Uncem esprime soddisfazione per l’intesa raggiunta sul decreto per la salvaguardia dei vigneti “eroici” e “storici”. È la montagna nel bicchiere, fatta di tante aree strappate all’abbandono e alla fragilità dei versanti, “con imprese, Enti locali, associazioni che ricostruiscono terrazzamenti e muretti a secco, sanciti patrimonio Unesco un anno fa”, afferma Marco Bussone, Presidente Uncem. “Penso alle Cinque Terre, alla penisola sorrentina e alla Costiera amalfitana, a Pomaretto e alla Val Susa, a Carema e alla Valtellina, all’Alto Adige ela Friuli, alla Val d’Aosta e a tutte quelle produzioni di altissimo livello, cresciute grazie a importanti enologici, lungo le Alpi e l’Appennino. Una biodiversità vitivinicola che ci rende unici al mondo”. I vigneti eroici sono quelli ubicati su terreni che abbiano una pendenza superiore al 30%, in territori con un’altitudine superiore ai 500 metri, caratterizzati da impianti su terrazze o gradoni o situati in piccole isole. Il decreto nasce dall “Testo unico del vino”, la legge 238, approvata il 12 dicembre 2016 dal Parlamento. La “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino” contiene all’articolo 7 il riconoscimento e la salvaguardia dei vigneti eroici o storici, affermando che “Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, denominati vigneti eroici o storici”, dando il mandato al Ministro per le Politiche agricole di individuarli e definire gli interventi finanziabili.
La strada delle cantine di Cairano, ubicata lungo le pendici della collina che portavano ai vigneti

Saranno le Regioni – come già avviene da un anno per il “Marchio Prodotti di Montagna” – a ricevere le domande dei produttori per il riconoscimento dei vigneti eroici o storici, svolgeranno l’istruttoria delle domande e terranno gli elenchi, garantendo anche i successivi controlli. “Adesso il Mipaaft deve investire un po’ di risorse su questo fronte – prosegue il Presidente Uncem – Non bastano infatti le intese e i decreti”. Il riconoscimento dei vigneti comporterà per le aziende la possibilità di poter fruire di una parte dei fondi previsti dal Programma Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo che complessivamente prevede circa 337 milioni di euro per tutti gli interventi previsti. Una parte di questi sicuramente sarà indirizzata proprio al ripristino, al recupero, alla manutenzione e alla salvaguardia dei vigneti eroici e storici che, ricordiamolo, utilizzano vitigni autoctoni. “Faremo in modo non siano il residuo di altre produzioni ‘più importanti’ – conferma il Presidente Uncem – ma che siano risorse dedicate, consistenti, per evitare che la montagna nel bicchiere frani a valle. Senza tutela e valorizzazione il rischio di nuovo abbandono e fragilità delle imprese è forte. Quelle aziende vitivinicole chiedo o più di ogni altra misure di fiscalità di vantaggio, oltre a sburocratizzazione. Agiscono in condizioni e con mezzi diversi dalle altre, come monorotaie e secchi a spalle. Lavoreremo con i rappresentanti delle imprese. E con chi crede in questo settore da sempre. Penso a esperti come Gianluigi Biestro, Michele Fino, Vincenzo Gerbi che hanno portato Uncem, almeno quindici anni fa, a occuparsi della viticoltura nelle aree montane. E sono stati tra gli ispiratori dell’articolo 7. Proseguiamo come Uncem un intenso e fondamentale lavoro con loro”.


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