Luca Cipriano durante la conferenza stampa nella quale ha fatto l'analisi del voto

Luca Cipriano nella conferenza stampa convocata per commentare il risultato elettorale si lascia andare alla commozione. Nella sede del comitato, dove per oltre quaranta giorni ha gestito lascia campagna, non è l’unico a trattenere con difficoltà le lacrime. Intorno a lui la stessa affollata cornice di altri incontri con i cronisti, ma manca quell’atmosfera elettrizzante che comunicava la fiducia di una impresa alla portata. Scuro in volto, lo sguardo cerca spazio nel vuoto più volte. Viene fuori l’umanità dell’uomo, di fronte alla sorpresa di un risultato che proprio non aveva previsto. Il suo avversario sembrava aver perso tutte le frecce al proprio arco negli ultimi giorni di una campagna elettorale che era improvvisamente caduta di tono. La passerella degli esperti, qualche frecciatina reciproca, ma il confronto non era più mediatico, come lo era stato subito dopo l’esito del primo turno.

Il Sindaco di Avellino, Gianluca Festa

Nella conferenza stampa di Luca Cipriano c’è soprattutto l’incontenibile delusione per la sconfitta di misura che poche ore fa lo ha privato di una fascia tricolore che ormai pensava di aver già conquistato. Rivolge un messaggio di auguri e buon lavoro al nuovo sindaco, promette una opposizione costruttiva, responsabile, ma rigorosa, ma rivendica la bontà del suo progetto, riconferma la fiducia in uomini, donne e idee, non lascia margini al mea culpa. Da comunicatore professionista non ha intravisto crepe nella sua campagna, ritiene corretta la strategia di trasferimento all’opinione pubblica e alla gente dei suoi contenuti, anche se nella seconda campagna elettorale, quella per il ballottaggio, la città a cui si parla è soprattutto quella che non ha votato per i due contendenti finali. Ma qualcosa non ha funzionato, tuttavia. E il suo bersaglio è la politica che lo ha tradito, quello che l’ex sindaco Paolo Foti chiamava il fuoco amico, riferendosi principalmente agli allora consiglieri comunali Gianluca Festa e Livio Petitto, che ora però sono altrove.

Ciriaco De Mita al tavolo della conferenza stampa tenuta presso il Circolo della Stampa. In piedi al microfono Giuseppe Del Giudice, coordinatore de “L’Italia è Popolare”. A sinistra Giuseppe Rosato, a destra Giuseppe De Mita

Il bersaglio è Giuseppe De Mita, stavolta in compagnia. I riferimenti sono anche altri, a cominciare dal consigliere regionale Vincenzo Alaia, che peraltro al primo turno aveva annunciato un profilo equidistante riservandosi di decidere al ballottaggio. E poi Stefano La Verde, l’ex consigliere regionale Francesco Todisco, insomma pezzi di Centrosinistra campano e irpino che ritiene abbiano tradito la causa per colpirlo personalmente. Si guarda dal polemizzare con il Partito Democratico direttamente, sotto lo sguardo contrito di qualche dirigente presente. Ma nell’assumersi la responsabilità piena della sconfitta precisa anche per lui è un’abitudine caricarsi degli oneri quando si perde. Nella sua contabilità della sconfitta ricorda che le poche centinaia di voti che lo dividono da chi ha vinto nascono dall’astensione, dalle tante schede nulle, più che dalle bianche.

Luca Cipriano durante la conferenza stampa sull’analisi del ballottaggio ad Avellino

E allora resta la disponibilità a mettere da parte la conflittualità con la nuova amministrazione, ben sapendo che in quel consiglio comunale lui, ex Dem, troverà altri ex Dem sul versante opposto. Cipriano non ha chiarito quali obiettivi politici porterà avanti da domani, quale rapporto avrà con il Partito Democratico, ha professato coerentemente l’impegno ad assolvere il mandato ricevuto dagli elettori parlando del suo progetto politico, pe il quale rinuncia a defilarsi come la rabbia in qualche momento avrebbe pure consigliato. All’avversario contesta per competenza solo qualche eccesso durante i festeggiamenti dopo la fine dello scrutinio. Ma la cifra dei comportamenti individuali sempre meno può ascriversi ad una politica per la quale non ci si forma più in Italia.

In un Paese dove si vive di credenziali, curricula ed esperienze, dove nei concorsi si chiede ad un candidato di aver prestato almeno un giorno dei lavoro per l’azienda pubblica dove intende candidare la propria professionalità, a nessun politico si richiede titolo, status o esperienza, come ha ricordato il Governatore a Rapallo, ospite ei Giovani Industriali italiani. Ma questa è un’altra storia.


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