Libri classici. Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci

Quando immagina la vita che a poco a poco si sta formando in lei, spera che nasca donna, anche se dovrà soffrire maggiormente. La frase più significativa che l’autrice dice è: “in realtà non uomo né donna, ma PERSONA”

Libri classici. Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci. Di Ilde Rampino. “Una faccia di vita scappata dal nulla” avvolge il cuore della protagonista in una sensazione di disagio e di paura, che la fa precipitare in un pozzo di incertezza: il suo passato ritorna, lei, che si era sentita una figlia non desiderata e ne aveva sofferto, si trova davanti ad un bivio. E’ dibattuta tra scelte radicali, tuttavia si rende conto che ci vuole coraggio ad imporre una nascita a un essere inconsapevole, soprattutto perché lei ha scelto di vivere da sola. Ma non si arrende, perché è convinta che battersi è molto più bello di vincere e, a volte, quando immagina la vita che a poco a poco si sta formando in lei, spera che nasca donna, anche se dovrà soffrire maggiormente. La frase più significativa che l’autrice dice è: “in realtà non uomo né donna, ma PERSONA”.

Comincia a tessere un colloquio silenzioso con la sua creatura, si rivolge a lui come un adulto, parlandogli delle amarezze e delle delusioni che potrà incontrare nella vita. La sua difficoltà nell’esprimere i propri sentimenti e soprattutto nel pronunciare la parola “amore”, le crea una sorta di paura nel confronto con quell’essere che sta diventando parte di lei, è come se facesse fatica a riconoscerlo, ma “pensa a lui in termini di vita”. Ha sempre davanti a sé la foto del bambino che sarà, di cui  la colpiscono gli occhi spalancati sulla vita e questo in un certo senso le dà forza, nonostante la ferita emotiva causata dalla telefonata del padre del bambino, che le dice di abortire e che la riempie di amara delusione. Attraverso uno stile semplice , ma pregnante emotivamente, il lettore si immedesima nella vicenda, “vivendo” in un certo senso  la descrizione di tutto il percorso della gravidanza e dei cambiamenti che il corpo del bambino manifesta fino al suo sviluppo completo.  Il suo rapporto intimo con la sua creatura è scandito da parole mute e da pensieri attraverso cui ella gli trasmette i suoi ideali, soprattutto quello della libertà, anche dalla schiavitù della famiglia; gli racconta fiabe, in cui esiste sempre un filo di speranza, ma alla fine giunge la delusione e l’amarezza, ha bisogno di prospettargli la realtà come sarà, senza edulcorarla. L’arrivo improvviso e inatteso del padre del bambino crea una frattura e si infrange l’equilibrio tra madre e figlio: ciò la porterà a nutrire dubbi e incertezze sul futuro suo e su quello del bambino.

La solitudine comincia a stringerla in una gabbia da cui non riesce a districarsi, si sente limitata nel suo agire e nei suoi pensieri, quasi “ invasa”, sente che quell’essere viola il suo diritto ad esistere. La sua decisione irrevocabile di partire dà vita a un meccanismo strano: ella avverte ”il primo calcio a dirle di non buttarlo via” e il suo pensiero torna a quella sensazione che anche sua madre aveva provato, attanagliata dai dubbi nel darla alla luce. Decide di riprendersi la sua vita, viaggia su strade di buche e sassi, comprende che lo mette in pericolo, ma chiede “la polvere di luna che non vuole buttare”. Poi nulla più: il suo corpo che diventa “pietra e silenzio”, un peso insostenibile sul cuore. E nella mente si innesca un percorso emotivo estremamente difficile: immagina un processo intentato a lei, le accuse, le testimonianze, dense di egoismo e mancanza di coerenza, fino all’affermazione decisa di suo padre  che nessuno ha il diritto di giudicare.

Il rimpianto diventa cocente, come il suo dolore, ma lei avverte profonda dentro di sé la presenza del suo bambino, di cui non vuole liberarsi e, attraverso uno straziante percorso emotivo, si affida a lui e sente di essere stata perdonata. Pregnante e intensa è l’affermazione finale che racchiude in fondo il messaggio intenso di questo bellissimo libro:  “la vita non muore”. A proposito di libri classici, un’opera immortale.

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