Polveri sottili e ozono: “Avellino più inquinata di Torino, Roma e Napoli”. Le adesioni all’appello delle associazioni

Scade oggi il termine fissato da 20 associazioni per l’adesione dei candidati sindaci di Avellino ad un programma di interventi strutturali contro l’inquinamento. Avellino con 89 sforamenti in un anno (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) dei tetti stabiliti dalla legge rappresenta una delle città più inquinate d’Italia, riferisce l’ultimo rapporto di Legambiente Mal’Aria di Città 2019, elaborato sui dati del 2017. Le cifre contenute nello studio (scaricabile e sfogliabiile direttamente più avanti) rappresentano la base su cui venti associazioni hanno lanciato un appello nei giorni scorsi ai candidati in corsa per la guida della città, accolto sinora soltanto da Luca Cipriano (Pd, Mai Più, Avellino Più e Laboratorio Avellino) e Ferdinando Picariello (M5s), che hanno annunciato di integrare, dove necessario, i propri programmi. Entro oggi le associazioni avranno il quadro completo degli aderenti, al netto delle rimostranze che nei giorni scorsi uno dei candidati, Massimo Passaro, aveva fatto per il mancato invito ricevuto.

UNA ADESIONE LIBERA. L’appello lanciato dalle associazioni non è un programma alternativo, naturalmente, ma una traccia per approfondire temi che dovranno essere poi calati nella realtà dei provvedimenti realizzabili. Se gli obiettivi sono condivisibili, evitare sforamenti dei tetti consentiti per polveri sottili e ozono, le ricette per ottenere questo risultato possono divergere.

Traffico urbano

LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI. Le otto priorità indicate dalle associazioni non vogliono introdurre novità in senso assoluto, quanto invece orientare le soluzioni rispetto ad un problema ambientale con cui comunque la futura amministrazione dovrà confrontarsi. Alcuni punti sono già parte di procedure avviate dall’amministrazione comunale, quindi dovranno essere portati avanti da chiunque sarà eletto sindaco. In altri casi si invocano soluzioni oppure si suggeriscono indirizzi. Vediamoli: completare la bonifica dell’ex Isochimica e restituire l’area alla città; riportare le polveri sottili entro i limiti di legge coinvolgendo la Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente, il Ministero della Salute, la comunità scientifica e associativa; implementare un monitoraggio ambientale con centraline e controlli a sorpresa per la tutela della legalità; intervenire contro ogni esalazione maleodorante, nelle more della bonifica dell’area dello STIR; rientrare nel Consorzio ASI e guidare la definizione di un nuovo regolamento di tutela per salute e ambiente che trovi applicazione anche per le ZES; mettere in atto un piano organico di mobilità sostenibile e verde pubblico; tutelare la natura pubblica e trasparente della gestione dell’acqua; orientare le attività del Comune e degli eventi patrocinati ad una filosofia e pratica plastic-free.


Pensiamo alla Salute!

8 impegni chiari per tutti i candidati Sindaco di Avellino

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I MARGINI DI OPERATIVITÀ SULL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO. I primi tre punti del documento sottoposto dalle associazioni ai candidati riguardano la qualità dell’aria. Rispetto alle richieste, approfondite nel documento di accompagnamento con consigli più generici ma anche con sollecitazioni perentorie, il futuro sindaco dovrà dare risposte a partire dagli strumenti a disposizione della sua amministrazione. Tutto sommato non complicato dover decidere una destinazione d’uso per l’ex Isochimica una volta bonificata (peraltro nessuno ricorda che tra il 1998 e il 1999 fu l’Amministrazione comunale guidata da Antonio Di Nunno, con il fattivo impegno del Vicesindaco Ettore De Socio a impedire la riattivazione della fabbrica, come proposta da una filiera di aziende, banche e altri investitori istituzionali, guidati dalla capofila Termomeccanica, mentre mezza città era disponibile alla riapertura…). Più difficile è affrontare la questione delle polveri sottili e dell’ozono, perché il “cielo sopra Avellino”, parafrasando il famoso film di Wim Wenders, è sotto la competenza della città capoluogo in maniera molto relativa. Il coinvolgimento delle istituzioni sovraordinate fino ad ora non ha portato risultati apprezzabili. Non bisogna dimenticare che in questi mesi sul problema si sta misurando direttamente il governo, attraverso il commissario straordinario inviato dal Prefetto a supplire al sindaco e al consiglio comunale decaduti. La linea seguita è in continuità con quella dettata dalla politica che, non bisogna dimenticarlo, agisce in stretta correlazione con gli uffici del Comune, le cui responsabilità e competenze sono stabilite dalla legge. In sostanza, come dimostra il tentativo in corso da parte del commissario Giuseppe Priolo di anticipare la riorganizzazione del trasporto pubblico urbano, servono misure strutturali che in alcuni casi richiederanno tempo. Il monitoraggio ambientale va certamente potenziato, ma le risultanze e le misurazioni vanno capitalizzate con soluzioni adeguate. Quando le centraline esprimono dati contraddittori, come sta avvenendo ad Avellino, le cause degli sforamenti vanno accertate tenendo presenti anche fattori microclimatici.

L’area industriale di Pianodardine immersa nella Valle del Sabato

FARE CHIAREZZA SU PIANODARDINE. Il quarto e quinto punto investono il futuro di Pianodardine come area industriale. Le preoccupazioni delle associazioni, ma anche dei residenti nei Comuni che si incontrano territorialmente nel perimetro di Pianodardine, finora hanno riguardato sostanzialmente il futuro dello STIR (da tempo riclassificato TMB, trattamento meccanico-biologico), vista la chiusura della Novolegno, per lungo tempo considerata una fabbrica ad alto impatto. Ma con l’attivazione della Zona Economica Speciale, si teme che Pianodardine possa riprendere a pieno regime la sua attività propriamente industriale. Per questo si sollecita il Comune di Avellino a rientrare nel Consorzio Asi, chiamato dalla Cabina di regia regionale a gestire il programma di investimenti, per controllare i nuovi insediamenti, che certamente ci saranno. Per quello che riguarda il Tmb (ex Stir) di Pianodardine, il progetto in corso proposto dalla Regione Campania, dovrà effettivamente intervenire sull’impatto. L’intesa sottoscritta dal “Consorzio per il Miglioramento e l’Efficienza Energetica”, dal COMEA, dal “Centro Interdipartimentale Sistemi per l’Innovazione e Management” dell’Università di Salerno e dall’Arpac ha l’obiettivo di identificare «soluzioni tecnologiche competitive per il trattamento rifiuti con impianti che rispondano alle logiche dell’efficienza, dell’economicità e della sostenibilità». Qui l’amministrazione di Avellino, ma anche degli altri Comuni, dovrà vigilare. Altra questione sono la Zes e l’Asi. Gli investimenti attesi a Pianodardine (fondamentali per dare lavoro ai giovani dell’intera provincia ad Avellino, ma anche nel Calaggio, in Valle Ufita e, come si è appreso di recente, in Alta Irpinia), riguarderanno la logistica, essendo collegati ad un programma di sviluppo industriale cosiddetto “retroportuale”.


Il Rapporto Mal’Aria di Città 2019

Dossier di Legambiente del 22 gennaio 2019

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Premessa. «Com’ è noto la qualità dell’aria negli ambientiurbani è tra le maggiori criticità: elevate concentrazioni di sostanze inquinanti sono misurate nei mesi invernali (materiale particolato) e durante i mesi estivi (ozono), con conseguenze ormai ben note a livello sanitario. Per alleviare queste pressionisull’ambiente causate dalle attività antropiche è necessario agire sulle cause che sono preminenti e tra queste i trasporti e la mobilità sono tra quelle più rilevanti». Con queste parole l’ISPRA sintetizza quella che è una delle problematiche ambientali principali nel nostro Paese, ovvero l’inquinamento atmosferico (XIV RapportoQualità dell’ambiente urbano – Edizione 2018). Il rapporto annuale dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), redatto nel 2018 con dati aggiornati al 2015, ci ricorda invece come ogni anno in Europa siano oltre 422.000 le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico e l’Italia, purtroppo, si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015. Gli inquinanti più pericolosi,com’è ormai noto da diversi anni, sono il particolato sottile (PM 2,5) e gli ossidi d’azoto(NOx), entrambi originati in citta soprattutto dal traffico, e l’ozono troposferico, uninquinante secondario spesso sottovalutato ma che, oltre ai danni ambientali sul patrimonio naturale e l’agricoltura, causa ognianno in Europa oltre 17.700 morti premature (3.200 solo in Italia).

Avellino in Italia. Sono ancora troppe le città italiane periodicamente colpite dall’inquinamento atmosferico. Un’emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale come spesso i cittadini sono indotti a credere. Nel 2018 sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono) in ben 55 capoluoghi di provincia. In 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4mesi nell’anno. Capofila delle città che nel 2018 hanno registrato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia con 150 giorni (47 per ilPm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti. La prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limitidell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86


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