Il lago di Conza e il sistema viario che collega i Comuni irpini con la Basilicata

Il Lago di Conza si è ridotto di un sesto in un anno di trasferimenti alla Puglia. Urge un’intesa prima che sia tardi.

Fiumi, sorgenti e corpi idrici dell’Irpinia sono in pericolo oggi più che mai. I dati certificano una costante riduzione delle riserve idriche e delle falde. Valeva per il Calore e il Sele, vale ora anche per l’Ofanto, mentre a Torella dei Lombardi si predispone il primo “Contratto di fiume” della Campania.

Secondo l’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, il lago artificiale di Conza della Campania, formato dallo sbarramento del fiume Ofanto, ha perso circa 7 milioni di metricubi di acqua rispetto ad un anno fa. Il bacino idrico può contare attualmente su 45 milioni di metri cubi d’acqua, dai quali grazie al nuovo potabilizzatore locale (inaugurato nel 2012 e messo in funzione alla fine del 2017) l’Acquedotto Pugliese ricava da circa un anno 850 litri al secondo di acqua per le sue reti.

I due fatti, cioè la perdita d’acqua del bacino e l’inizio del trasferimento in Puglia di idroprelievi da Conza potrebbero anche non essere direttamente correlati, ma resta il dato della perdita netta dell’invaso, a due anni dalla grande siccità che ha messo a dura prova la capacità di rigenerazione delle falde.

A Conza si rivela la difficile condizione del fiume Ofanto, che con le sue acque alimenta il lago artificiale.

Gli 850 litri al secondo raccolti dall’Aqp nell’invaso ofantino si sono aggiunti ai 4.000 (massimi) prelevati da Cassano Irpino e ai 4.363 (massimi) raccolti a Caposele, senza considerare l’altro invaso di Monteverde, mentre in provincia di Avellino l’Alto Calore Servizi è costretto a predisporre piani di razionalizzazione con blocchi della erogazione in buona parte della Bassa Irpinia, capoluogo compreso, nei mesi più caldi. In queste settimane la società di corso Europa sta appunto incrociando i dati relativi alle previsioni di perdite dalle reti, di consistenza di falde e riserve, di stime sulle previsioni meteorologiche a medio e lungo termine, per pianificare la gestione della nuova possibile emergenza estiva.

Il Vicepresidente della Giunta Regionale della Campania interviene alla riunione dell’Eic ad Avellino

Ente Idrico Campano a livello centrale e il Distretto “Calore Irpino” contano sulla rinegoziazione avviata dalla Regione Campania degli accordi stabiliti per legge sui trasferimenti idrici dalla Irpinia alla Puglia. Una missione annunciata dal Vicepresidente della Giunta Regionale, Fulvio Bonavitacola, proprio ad Avellino lo scorso 16 marzo, ma di non facile realizzazione solo attraverso accordi bilaterali. Oltre alla tradizionale resistenza ad ogni revisione di intese e accordi con la Campania in particolare, in questa fase l’amministrazione di Bari lamenta problemi di rifornimento idrico dovuti agli effetti dei mutamenti climatici, a fronte di in aumento del fabbisogno di risorsa, in particolare da destinare ad uso irriguo per le sue coltivazioni.

Ma stavolta la Campania ha dalla sua parte una carta importante da giocare, la Galleria di valico Pavoncelli bis. La Regione Campania sta provando a raggiungere una intesa bilaterale con la Puglia per la ridefinizione degli accordi sulle sorgenti di Caposele e Cassano, a partire dalla gestione della galleria di valico Pavoncelli bis, comprendendo nella partita gli invasi di Conza della Campania e Monteverde.

Ispezioni all’interno della Galleria Pavoncelli (Foto Aqp)

Nella Capitale al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si metteranno sul tappeto innanzitutto le regole. La Campania intende garantirsi il controllo dell’effettivo transito delle acque attraverso la nuova galleria, considerando la penuria determinata dai mutamenti climatici, ma anche dalla riduzione delle falde registrata negli ultimi vent’anni per ragioni naturali e non. Non secondario sarà l’aspetto che riguarda invece il riequilibro delle fonti e delle quote. All’interno di questa partita anche il destino di Caposele, che sta conducendo una battaglia per rinegoziare i propri diritti riconosciuti da un regio decreto d’inizio secolo scorso, ceduti nel 2012 in base ad una convenzione oggi oggetto di revisione.

La Campania punta ad assicurare alla Puglia l’acqua necessaria, ma contemperando i diritti dei cittadini irpini, salernitani e campani. Se non si arriverà ad una intesa bilaterale bonaria, la Campania aprirà una vertenza nazionale nelle sedi dell’autorità meridionale.

Vincenzo Belgiorno, Direttore dell’Ente Idrico Campano. È Professore ordinario di Ingegneria sanitaria-ambientale svolge attività di ricerca scientifica nei settori del trattamento delle acque reflue, dello smaltimento dei rifiuti solidi e della valutazione di impatto ambientale

RISTRUTTURAZIONE DELLE RETI, CONFERMATI I 60 MILIONI, ORA I CANTIERI IDRICI: NEL 2019 I PRIMI 20. Tovare una intesa con la Puglia può non bastare se non si bloccheranno le perdite del sistema acquedottistico. Lo scorso 16 marzo ad Avellino a questo proposito Fulvio Bonavitacola ha confermato l’impegno a favore del plafond da 60 milioni in tre anni, destinati a ridurre in maniera decisiva le perdite idriche attuali, stimate in oltre il 50 per cento dell’acqua canalizzata nell’acquedotto irpino sannita. «La Regione Campania è pronta a trasferire ai Comuni e al territorio gli interventi per contrastare la dispersione idrica, intervenendo sulla quota di reti e impianti stabiliti nel piano elaborato nel 2017 dall’ex Ato Calore Irpino, oggi Distretto del Calore Irpino, parte dell’Ente Idrico Campano», ha spiegato. I benefici di questo piano andranno all’utenza da un lato, all’Alto Calore Servizi dall’altro. Nel primo caso, l’obiettivo è scongiurare nuove crisi nella distribuzione idrica soprattutto d’estate, quando la penuria causata dalla siccità degli ultimi anni si è fatta sentire proprio a causa dell’alta dispersione idrica. Attualmente arriva nelle case il 55 per cento dell’acqua prelevata alla fonte. Nel secondo caso, intervenire sulle reti obsolete a più alta inefficienza, individuate dall’ex Ato come la parte più critica dell’acquedotto irpino sannita, comporterà risparmi notevoli, quindi riduzione della spesa innanzitutto per due voci: gli oneri manutentivi e il costo dell’energia, visto che in questo caso riducendo la dispersione si dovrà emungere minore risorsa da immettere nel sistema.

La sede dell’Alto Calore Servizi in corso Europa ad Avellino. Il particolare degli uffici di presidenza

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