La splendida corte interna dell'attuale palazzo municipale di Montoro

Una cartiera e altre 20 imprese, la scommessa da quasi cento milioni di investimento a Montoro oltre il Distretto conciario. Esclusa dalla Zona Economica Speciale, la terza città dell’Irpinia, Montoro punta su una propria piattaforma produttiva per rilanciare l’occupazione, soprattutto quella giovanile, guardando oltre la promettente attività agricola e il tradizionale polo conciario che condivide con Solofra e Serino.

I due blocchi urbani di Montoro Inferiore e Superiore vanno avanti nel processo di integrazione, che in questi cinque anni l’amministrazione comunale ha tentato di realizzare innanzitutto sotto il profilo indentitario e culturale. Il recupero di edifici storici importanti, la programmazione di eventi  nel campo dell’arte, dei libri, della divulgazione, hanno reso Montoro un riferimento unitario ad Avellino e in Irpinia anche per i comprovinciali. Ora con i Piano urbanistico in cantiere l’obiettivo è riammagliare le quindici frazioni e contrade dei due insediamenti originari, saldandoli in un sistema urbano diffuso e interdipendente, collegato da funzioni localizzate in modo da favorire la mobilità all’interno della città da parte dei residenti.

In questo quadro, il Pip tra Chiusa e Torchiati nelle intenzioni della Amministrazione deve garantire prospettive occupazionali nuove nella industria leggera, nei servizi e nel terziario. Il successo di questa missione, attualmente in fase avanzata di programmazione e realizzazione, dipende naturalmente dalla qualificazione del sito produttivo. Come in tutte le piattaforme di attività produttive è necessario disporre di almeno una realtà di dimensioni medio grandi, attorno alla quale favorire l’insediamento degli altri soggetti di dimensioni anche più contenute.

L’INTERVENTO PRINCIPALE. All’interno dei 100mila metriquadri del Piano di Insediamento Produttivo una funzione propulsiva l’avrà una cartiera che nel 2017 ha ottenuto un finanziamento superiore ai 46 milioni di euro, con un innovativo Contratto di Sviluppo finanziato dal Ministero dello Sviluppo in Campania, uno dei cinque accordati in Campania due anni fa sui 12 originariamente inclusi nel 2016, con l’obiettivo di favorire l’ingresso del marchio nella grande distribuzione organizzata, “attraverso la riorganizzazione della logistica aziendale e l’incremento dell’attuale capacità produttiva”, come recita la scheda aziendale.


Il depliant che illustra i Contratti di Sviluppo 4.0 varati dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2016, contenente le aziende ammesse al finanziamento

#SVILUPPO 4.0 | I NUOVI CONTRATTI DI SVILUPPO | 2016 | Scarica il pdf


L’investimento ammonta a 46,2 milioni di euro, di cui 34,8 concessi a livello agevolato per la «fabbricazione di carta (ampliamento della produzione) e servizi logistici». Il progetto prevede la creazione di 90 posti di lavoro. «Il Contratto di Sviluppo rappresenta uno strumento di policy ideale perché, attraverso un meccanismo negoziale, è in grado di stimolare sul territorio la produttività, il capitale umano e le infrastrutture», scrive il Ministero nel depliant ufficiale qui scaricabile. «La misura è molto articolata: sostiene gli investimenti strategici e innovativi di grandi dimensioni in numerosi settori quali l’industria – inclusa quella agroalimentare – il turismo, la tutela ambientale e il risparmio energetico; prevede la realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, unica possibilità non solo per entrare in nuovi business, ma sempre più spesso per difendere la posizione acquisita; consente la costruzione di infrastrutture, strumentali allo sviluppo economico del territorio». In particolare, «il Contratto di Sviluppo diviene una leva anche per la modernizzazione del tessuto industriale, in armonia e coerenza con quanto disposto dal Piano Industria 4.0». Si tratta di uno strumento normativo veloce, che porta alla attuazione dell’intervento tagliando una parte rilevante dei tempi tradizionalmente necessari alle procedure di autorizzazione. In questo senso, «le proposte di Contratto di Sviluppo di rilevanti dimensioni prevedono un ruolo diretto delle Amministrazioni Regionali che, attraverso la stipula di specifici accordi, possono cofinanziare il Contratto di Sviluppo e le attività necessarie (ad es. formazione e riqualificazione)». Accanto a questo intervento, il Pip prevede l’investimento di numerose altre imprese, per un complessivo di 20 attività, destinate a generare lavoro, reddito e sviluppo.

Il Sindaco di Montoro, Mario Bianchino

IL NUOVO VOLTO PRODUTTIVO DI MONTORO. Per il Sindaco, Mario Bianchino, «è fondamentale sotto il profilo economico ed occupazionale l’insediamento del Pip di Montoro Nord, con 20 aziende, tra cui anche una cartiera di dimensioni consistenti», come ha dichiarato nell’intervista pubblicata da Nuova Irpinia (leggi). Montoro non perde interesse nel Distretto Industriale solofrano, naturalmente, ma guarda ad una prospettiva di crescita urbana nel contesto più generale delle relazioni commerciali con Salerno e Avellino, destinate ad implementarsi per effetto degli investimenti internazionali nella logistica reportuale, attese nei prossimi mesi e anni grazie alla Zona Economica Speciale di Pianodardine e alla elettrificazione della linea tra Salerno e le zone interne, attraversando il capoluogo irpino per giungere a Benevento, in Molise e nel foggiano.

Michele Vignola, sindaco di Solofra

SOLOFRA PUNTA SUL DISTRETTO DELLA MODA IN PELLE: IN CANTIERE UN ‘CONTRATTO DI PROGRAMMA’ CON LA REGIONE CAMPANIA. Discorso a parte sarà quello del polo produttivo conciario, che il Sindaco di Solofra punta a rilanciare qualificando la produzione legata alla lavorazione delle pelli, ma contemporaneamente diversificando nella capacità industriale, integrando con terziario, ricerca e altre tipologie di produzione manifatturiera. «Il distretto industriale della concia, nonostante la crisi, resta centrale e ci sono prospettive interessanti», aveva dichiarato recentementemente a Nuova Irpinia. «Anche se puntiamo comunque alla diversificazione delle attività e degli investimenti», aveva spiegato, «le grandi firme della moda italiana continuano ad investire ed affidarsi a questa realtà». In particolare, «per il settore ovino-caprino Solofra resta leader nel nostro Paese, l’obiettivo è allargare lo spettro delle lavorazioni». Per Michele Vignola «la concia rappresenta soltanto un segmento del processo: intendiamo trasformarci in un vero e proprio distretto della moda in pelle, coinvolgendo altre realtà della Campania, che riguardano la borsetteria ed i calzaturifici». Allo studio c’è, quindi, un progetto industriale integrato, concretizzabile «sottoscrivendo un contratto di programma con la Regione, che punti sulla internazionalizzazione delle aziende, sulla formazione, sull’innovazione produttiva, soprattutto introducendo processi lavorativi compatibili con l’ambiente».


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