L’Irpinia in Africa. Realizzati pozzi d’acqua potabile e un ambulatorio

Due imprenditori e quattro sacerdoti delle Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia e Sant'Angelo dei Lombardi sono di rientro dal Benin. Conclusa la terza missione. Il progetto soddisfa il fabbisogno di oltre dieci villaggi della Savana.

Si è chiusa ieri la missione nel cuore dell’Africa. Tre settimane in Benin. Due laici e sacerdoti delle Diocesi di Sant’Angelo Dei Lombardi e di Ariano Irpino Lacedonia.

In Padè sono stati realizzati pozzi di acqua potabile e un nuovo Centro della Salute. Dodici villaggi potranno accedere alla risorsa acqua (che da quelle parti è pressochè inesistente) e alle visite ambulatoriali.

Le missioni fanno capo all’Associazione Regina della Pace e Carità e sono in corso dal 2015. Tre anni consecutivi dall’Irpinia alla Savana d’Africa. Il progetto per questa parte poverissima del continente africano comprende la realizzazione di pozzi, scuole e presidi sanitari. Raccolti 40mila euro tra le tre Diocesi di Ariano, Sant’Angelo e Avellino.

Particolare della cattedrale di Ariano Irpino
Abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi

“Grazie alla raccolta di fondi nel bel mezzo della Savana sta prendendo vita un piccolo ospedale che sarà adibito per l’assistenza ginecologica alle donne e per le cure delle malattie infettive dei bambini. All’interno di questo ambulatorio polispecialistico prenderà servizio un medico che potrà prestare le cure alle popolazioni di circa 20 villaggi, finora senza nessun presidio sanitario”. E’ la descrizione del piano riportato dal sito dell’Associazione.

Uno dei problemi maggiori di questa gente poverissima è la risorsa acqua. L’unica fonte spesso è rappresentata dalle pozze di acqua piovana da cui prendono corpo numerose malattie infettive. Soprattutto tra i più piccoli.

Una bimba che vive nel Benin

Un impegno che parte con un laico, Roberto Zaffiro, imprenditore e padre di famiglia. Quattro sacerdoti: don Cornelio, parroco di Carife; don Alberico Grella, parroco di Sturno, Padre Tarcisio del Santuario della Madonna Buon Consiglio a Frigento. Ancora don Rino, parroco di Morra de Sanctis e un altro imprenditore, Roberto Casamassa.

La missione in Benin

Una scelta coraggiosa, soprattutto da parte di due manager, Roberto Zaffiro e Roberto Casamassa. Una trasgressione singolare. Agli irpini spettano due giorni di viaggio per rientrare in Italia.

Ciò che colpisce del viaggio irpino è la perseveranza nel tempo. La raccolta fondi che viene eseguita durante l’anno. Poi tutto l’iter preparatorio per recarsi nel continente africano. Soprattutto l’operosità messa in campo sul posto. La convivenza per tre settimana con gli abitanti in condizioni di assoluta indigenza e la costruzione “manuale” di strutture e pozzi.

Il sottosuolo africano pare essere ricco d’acqua. Il problema però è legato alla mancanza di reti fognarie e idriche. Moltissime malattie (spesso mortali) nascono dall’uso di acqua inquinata e dalla mancanza di una cultura sulle principali norme igieniche.

I due imprenditori si sono messi all’opera in una terra che mai ricompenserà in denaro il lavoro fatto. Un appalto non vinto secondo la logica umana del business. Una scelta compiuta e supportata dai quattro sacerdoti.

Il progetto di aiuto continua e si dispiega in un piano triennale fino al 2020. Gli obiettivi prefissati, di per sè costosi e impegnativi, dovrebbero chiudersi il prossimo anno e sono stati calcolati in base al fabbisogno dei villaggi presenti.

 

 

 

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