“Seta” di Alessandro Baricco

A cura di Ilde Rampino

Una storia che rivela un carattere magico e affascinante, anche nella descrizione del protagonista Hervè Joncour,  un venditore di bachi da seta, un’arte più che un lavoro vero e proprio, per la peculiarità delle terre e dei paesaggi che attraversa e delle distese enormi che percorre. Aveva appena appreso il segreto della filatura della seta, quando comincia a viaggiare per acquistare le preziosissime uova che poi venderà: è un percorso, il suo, che ricalca sempre le stesse strade e deve prendersi cura di quelle uova che rappresentano il futuro suo, della propria famiglia e di tutti coloro che lavorano con lui.

Quelle uova così preziose e così delicate rappresentano una sorta di schiudersi di un sogno, fragile e importante, che trasmette a coloro che lo circondano, rivelando loro la “meraviglia” di quei luoghi e i segreti di un’arte così antica e particolare. Torna dai suoi viaggi sempre la prima domenica di aprile per la Messa grande e ciò costituisce una sorta di richiamo, un circolo che si chiude e al contempo anche una promessa d’amore che fa alla sua donna.

E’ delineato molto bene e in modo molto dolce e delicato la figura di Hèlène, una donna fragile e forte allo stesso tempo che attende con fiducia il ritorno del marito, comprendendo attraverso i suoi sguardi le paure, i dubbi, la fascinazione di un mondo leggendario e sconosciuto che lei non può combattere, ma può solo rimanere in silenzio. La ricchezza e il potere è incarnato in Hara Kei, padrone di tutto, circondato da fasto e prestigio, che si muoveva in una specie di bolla di vuoto, in cui tutto veniva gestito da lui, ma è incapace di frenare i sentimenti.

La voliera che si è costruito per imprigionare gli uccelli, che riveste un significato importante perchè rappresenta il regalo per la fedeltà delle sue donne, viene improvvisamente aperta: il fugace sguardo che la ragazzina, “che non aveva occhi da orientale”, stesa ai suoi piedi, ha rivolto al giovane Hervè, in sua presenza, ha creato uno squarcio, una frattura in quella voliera. Pur celato, quello sguardo è stato un urlo di vita, di affermazione di un sentimento, che si è rivelato, in segreto nelle scarne frasi di un messaggio, che egli tuttavia ignora. Hervè quindi diventa il destinatario di una promessa di vita, attraverso quella frase densa di attesa e di speranza.

I loro muti, ma intensi momenti di passione lasciano tracce profonde nella loro vita e la scoperta del loro segreto da parte di Hara Kei è qualcosa che dilania il suo cuore, ma in lui è come se tutto il turbinio si sentimenti si blocchi improvvisamente, mentre intorno a lui è tutto bruciato e distrutto ed egli si rende conto che anche la vendetta non avrebbe più senso. Hervè torna a casa, con gli anni si arricchisce sempre più con il suo commercio di bachi da seta, ma sente che “sua vita pioveva davanti ai suoi occhi tranquillamente”, lo assale uno strano senso di perdità e di infelicità, una “nostalgia per qualcosa che non avrà mai”.

Un giorno un lampo improvviso sembra squarciare il muro della sua esistenza, vissuta con misurata emozione. Una lettera appassionante, scritta in giapponese, che giunge quasi come sulle ali di una farfalla impazzita e che diventa una testimonianza di un desiderio mai sopito e mai dimostrato o forse un augurio di una vita diversa, in cui i sentimenti non frenano le redini del proprio cuore, ma si librano, liberi nel mare tempestoso delle passioni.

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