Rifiuti: l’Irpinia si prepara a voltare pagina. Ma non oggi

Nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti si apre una nuova fase. Ad un anno e mezzo dalla sua istituzione, entra nel vivo l’attività operativa dell’Ato Avellino.

Gli uffici della Regione Campania ad Avellino

Nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti si apre una nuova fase. Dopo un anno e mezzo dalla sua istituzione, entra nel vivo l’attività operativa dell’Ato rifiuti, presieduto da Valentino Tropeano. Tuttavia il momento della responsabilità dovrà attendere qualche altro giorno. Il consiglio dell’ente d’ambito della provincia di Avellino, uno dei sette previsti dalla norma di settore, approvata il 26 maggio 2016, in attuazione della nuova disciplina europea e nazionale, non si è riunito per mancanza del numero legale. Avrebbe dovuto dare il via libera allo statuto che definisce l’ordinamento, le modalità di partecipazione dei Comuni agli organi dell’ente e le regole di funzionamento degli stessi e approva le linee di intervento.

UN ATTESO PASSAGGIO “EPOCALE”, DOPO 9 ANNI DI SUPPLENZA DELLA PROVINCIA. La nuova legge sostanzialmente trasferisce centralità decisionale ai Comuni, mentre la precedente riforma aveva attribuito il potere di coordinamento in capo alle Province.

All’ente d’ambito, la cui governance è affidata al consiglio e all’assemblea dei sindaci, compete la pianificazione, la programmazione, l’organizzazione ed il controllo sulle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

Queste le funzioni e gli obiettivi scadenzati dalla stessa normativa: predisporre, adottare, approvare ed aggiornare il Piano d’Ambito (in pratica la strategia d’intervento) entro 60 giorni dalla sua costituzione (abbondantemente scaduti), in coerenza con gli indirizzi emanati dalla Regione e con il Piano regionale; ripartire, se necessario al perseguimento di economie di scala e di efficienza del servizio, il territorio dell’Ato in Sad, Sub ambiti distrettuali; individuare il soggetto gestore del servizio all’interno dell’Ato o di ciascun Sub ambito distrettuale ed effettuare l’affidamento, predisponendo gli atti di gara necessari, in base alle linee guida regionali.

Su quest’ultimo punto si inserisce il caso ed il conseguente dibattito, in verità sinora poco sviluppato, sul futuro della società pubblica, con capitale interamente dell’amministrazione provinciale, Irpiniambiente, che allo stato sembrerebbe segnato, a meno che l’azienda, su impulso di Palazzo Caracciolo, non decida di lanciare la sfida di porsi sul mercato, partecipando eventualmente alla gara, al pari degli altri soggetti.

All’Ato, inoltre, spetta definire i livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni che il gestore dovrà effettuare, indicando i relativi standard, definire gli obblighi di servizio pubblico (che resta tale anche se effettuato da un’azienda privata), determinare la tariffa d’ambito o di ciascun Sub ambito distrettuale, individuando per ogni Comune la misura della tariffa dovuta.

La parametrazione della tariffa dovrà tener conto di una serie di elementi, che costituiscono poi l’architrave complessivo del governo del ciclo integrato dei rifiuti e sui quali si valutano il raggiungimento degli obiettivi, le performance e le premialità da parte della Regione: servizi d’ambito resi, specifica organizzazione del servizio, azioni virtuose, politiche di prevenzione, riutilizzo, percentuali di raccolta differenziata e qualità della raccolta.

Il ruolo dell’Ato, in definitiva, è garantire efficienza, efficacia, economicità e trasparenza (ormai da anni un vero e proprio mantra di tutti i servizi pubblici essenziali), nella gestione dei rifiuti urbani, anche attraverso il superamento della frammentazione della gestione all’interno dell’Ambito di competenza e promuovendo ogni azione utile, al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi individuati, dotandosi – ad esempio – di strumenti idonei a monitorare e vigilare sul reale andamento dei servizi di gestione dei rifiuti urbani e con misure premiali sul regime tariffario, in osservanza delle norme e dei principi comunitari.

Lo scopo delle agevolazioni è promuovere azioni volte ad incentivare i Comuni e l’utenza su tre risultati: ridurre la produzione dei rifiuti, sviluppare iniziative di riutilizzo dei beni, incrementare gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e incrementare gli obiettivi di raccolta differenziata.

La nuova disciplina assume come obiettivi minimi per la pianificazione regionale il perseguimento del 65% di raccolta differenziata e, per ciascuna frazione differenziata, del 70 % di materia effettivamente recuperata, da raggiungere entro il 2020. Livelli che in provincia di Avellino sono stati già raggiunti e superati, collocando l’Irpinia in decisamente in testa agli altri territori della Campania, alcuni dei quali in forte ritardo.

Fondamentale, dunque, è l’organizzazione del sistema impiantistico di trattamento dei rifiuti presente sul territorio. Un nodo che in Irpinia, come altrove, sarà il vero nocciolo duro della programmazione, con tutte le conseguenze e le ricadute che determinerà.

 

 

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