Amado Delli Gatti sindaco di Torella dei Lombardi

Chiede che la Regione Campania si faccia carico della gestione manutentiva diretta degli impianti e delle addutrici, lasciando all’Alto Calore il servizio idrico. Sulla scia del Sindaco di Altavilla, Mario Vanni,  il sindaco di Torella dei Lombardi Amado Delli Gatti, punta alla terza opzione tra ricapitalizzazione e privatizzazione dell’Acs spa. Sul piano economico, difende il valore politico del tavolo del Progetto Pilota per le Aree Interne, indicandolo come opportunità per fermare lo spopolamento dell’Alta Irpinia. Alla guida di uno dei comuni simbolo della cinematografia italiana e del cinema western portato ai massimi splendori da Sergio Leone, ma anche espressione delle sorgenti dell’Ofanto e quindi della tutela e della salvaguardia della risorsa idrica, Delli Gatti offre il punto di vista sull’andamento della provincia dalla sua personale angolazione.

Sindaco Delli Gatti, in questo momento l’intera provincia di Avellino è concentrata su due fronti dirimenti, l’affidamento della gestione idrica e quella del ciclo integrato dei rifiuti, che passano nelle dirette competenze del consesso degli amministratori locali. Lei che idea si è fatto?

“Si tratta di questioni che vanno affrontate nella loro specificità e sono argomenti complessi che saranno oggetto di discussione anche del prossimo consiglio comunale. Prima di pronunciarmi fuori alle assemblee sovracomunali, mi confronterò con gli amministratori per stabilire una linea comune da adottare per Torella”.

Oggi è previsto il consiglio dell’Ato Rifiuti ad Avellino, che è chiamato a pronunciarsi sull’aggiornamento del Piano d’Ambito del 2010 e quindi sulla definizione della nuova mappa provinciale del ciclo integrato dei rifiuti. Lei dove interverrebbe?

“Io credo che bisogna andare incontro ad una differenziata spinta, partendo dall’educazione da parte dei ragazzi e nelle scuole, perchè i sistemi di raccolta adottati fino ad oggi hanno prodotto diseconomie, che vanno corrette per consentire ai cittadini un risparmio sulla spesa in bolletta”.

Torella è organizzato con il porta a porta.

“Implementiamo il porta a porta da 10 anni, e i cittadini sono educati alla differenziata: noi vorremmo tornare alle isole ecologiche perchè il porta a porta costa tantissimo. Basti pensare che nel centro urbano vivono tanti nuclei familiari composti da anziani e i costi sono esagerati. Non appena avrò la possibilità di interloquire con l’Ato Rifiuti, proporrò di cambiare il sistema”.

Che idea si è fatto sull’impiantistica?

“Io ritengo che bisogna traguardare una gestione sana di tutti gli aspetti del ciclo integrato. Spesso si ha un atteggiamento di timore nei confronti degli impianti, ma non possiamo ragionare in funzione della sindrome di Nimby- non nel mio giardino. Produciamo rifiuti e dobbiamo avere la responsabilità di lavorarli e di trarne anche profitto, dove possibile. L’installazione dell’erogatore di acqua pubblica al centro del paese ha consentito un enorme risparmio in termini di consumo di plastica. Se le tecnologie ci sono, non ne dobbiamo essere spaventati ma usarle a nostro vantaggio, come fanno in nord Europa o in tante altre città”.

Sull’acqua invece, sarà chiamato a pronunciarsi in assemblea il prossimo 20 novembre per decidere il futuro dell’Alto Calore Servizi. Lei è favorevole o contrario alla ricapitalizzazione?

“Sono favorevole alla ricapitalizzazione della società ma so di non poter concedere la quota finanziaria necessaria a risanare la società. A Torella spetterebbe il versamento di una prima tranches da 140mila euro, anche se il Comune vanta crediti per 50 mila euro circa. Il punto è che non siamo in grado di sostenere questo investimento senza mettere a repentaglio l’economia delle casse comunali”.

Il Sindaco di Altavilla Irpina, Mario Vanni

Come se ne esce?

“Ritengo apprezzabile l’idea annunciata da Mario Vanni, sindaco di Altavilla: restituire le condotte adduttrici alla Regione Campania, per ottenere i fondi di riqualificazione delle reti annunciate da Bonavitacola e salvare la società”

Ma la Legge Regionale 15, così come la Legge Madìa vanno in altra direzione. Auspica una deroga?

“Si tratta di un altro metodo. La Regione si faccia carico delle adduttrici. Infondo è già intervenuta per altre realtà. Diversamente dovremmo aprire l’ingresso ai privati. Torella al momento non ha una sua posizione ufficiale: si pronuncerà il consiglio prima dell’assemblea dei sindaci”.

La sede storica dell’Alto Calore spa, un tempo Consorzio Interprovinciale

Guarda a Gesesa e al beneventano oppure all’Acquedotto Pugliese?

“Con l’Acquedotto Pugliese ci sarebbe maggiore sinergia, ma in entrambi i casi, sarebbe opportuna una attenta valutazione. Il dato certo è che l’Irpinia non può rimanere a secco e sarà necessario aggiustare il tiro sugli idroprelievi: nel 2017 Torella ha patito la sete”.

Piero Ferrari, amministratore della Gesesa-Acea, gestore idrico a Benevento e in un distretto collegato

Il suo comune ospita le sorgenti dell’Ofanto. Ha messo in campo delle politiche di tutela e valorizzazione del sito?

“Sull’Ofanto ragioniamo all’interno del Contratto di Fiume. Per noi le sorgenti del corso fluviale sono importanti e portiamo avanti in seno alla progettazione con il Gal il percorso di valorizzazione ambientale”.

Altra questione invece, è il percorso intrapreso dai sindaci al tavolo del Progetto Pilota per le Aree Interne, bersaglio spesso di critiche e attacchi sulla fumosità di una rosa di interventi solo annunciata e che stenta a trovare concretezza. 

“Io ci credo nell’area pilota, e sono un convinto sostenitore. La nostra amministrazione è stata eletta quando l’Accordo di Programma Quadro era stato già depositato, quindi siamo subentrati in una fase successiva quando tutto era stato già deciso. Nonostante avessimo creduto di poter andare in deroga su alcune questioni- ma così non è stato- resta l’unico tavolo di confronto e discussione per 25 amministratori”.

La targa all’ingresso del palazzo che ospita la Giunta Regionale della Campania, nella suggestiva zona napoletana di Santa Lucia

Torella è capofila per l’informatizzazione dei servizi. A che punto siete su questo settore?

“Ci confrontiamo costantemente con la Regione Campania e gli uffici di Agenda Digitale ma ci scontriamo sulla progettazione esecutiva, per la quale non c’è copertura. La digitalizzazione dei servizi, e la successiva messa in rete, non può attuarsi senza l’infrastruttura adatta: noi abbiamo la copertura a 7 mega e non c’è la fibra ottica. Lavoriamo molto nella selezione dei bandi che ci consentono poi di candidare le nostre proposte”.

Si dice che il metodo adottato nelle candidature e le aspettative di finanziamento dei progetti sia paragonabile alla vecchia politica degli anni ’80. E’ così? 

“Assolutamente no. Non ci sono corsie preferenziali, e il linguaggio utilizzato è quello di oggi: tutti gli amministratori guardano alle idee progettuali in termini di candidature rispondenti a determinati requisiti. La costruzione della comunità dell’Alta Irpinia si concretizza nella manifestazione di volontà di stare insieme. Se qualcuno pensa di abbandonare la zattera e salire sulla sua barchetta non arriverà a riva, perchè in condizioni di grandi difficoltà, come quelle che viviamo, si è tutti sulla stessa barca. Non c’è castello o borgo che tenga”.

Il minimo comune denominatore che vi lega è lo spopolamento e lo status di area interna soggetto all’abbandono. 

“Insieme dobbiamo pensare a come rilanciare l’industria in Alta Irpinia. Non capisco le motivazioni che hanno scartato le aree industriali del cratere dal provvedimento della Zes- Zona Economica Speciale. Questo territorio non può permettersi di vivere soltanto immaginando investimenti sull’agricoltura, perchè è necessario sostenere invece l’incremento dell’intera catena economica, con le integrazioni dovute”.

Al tema dell’industria, si aggancia infine il tema delle infrastrutture. 

“Oltre a lamentare una grave carenza per le aree industriali e sui collegamenti viari principali di interconnessione con le autostrade, i porti marittimi e la ferrovia, dobbiamo attendere il completamento dei lavori del viadotto di Parolise, uno scempio durato già sei mesi. Senza contare la chiusura al traffico di Ponte Massaro, che costringe l’intera comunità di Torella e tutte le attività produttive a escludere la percorrenza sulla vecchia Ofantina e a cambiare rotta per raggiungere Avellino, attraverso l’Ofantina bis”.

Il tratto del viadotto demolito

La chiusura al traffico dei mezzi pesanti e dei veicoli indica una grave pericolosità del viadotto che rischia di mettere a repentaglio l’incolumità dei viaggiatori. 

“Torniamo indietro di 40 anni, questa è la verità. Il Ponte è stato inibito ai mezzi pesanti già lo scorso gennaio, con ripercussioni sui trasporti delle industrie dell’area industriale di Sant’Angelo dei Lombardi, e delle attività produttive di Torella e Castelfranci. Se si chiude al traffico l’Ofantina si inibisce e si penalizza una intera zona dell’Alta Irpinia, con ripercussioni negative complessive sulle attività commerciali e sulla mobilità, di pendolari e studenti”.

Torella dei Lombardi

In conclusione. Lei è espressione dello Scudocrociato? 

“Non ho riferimenti politici istituzionali, e l’Udc non esiste più, o almeno non è lo stesso partito di qualche tempo fa. Sono ancorato ideologicamente al centro sinistra, ma non ho nessun riferimento partitico, nè politico. Non ho partiti ma solo amici di vecchia data, come lo è stato Pietro Foglia, che al di là della collocazione politica era una persona stimabile e che ha sempre avuto il mio rispetto. Oggi non si ragiona per appartenenza politica o ideologica, ma si guarda solo al cavallo vincente”.

Torella ha aderito alla piattaforma del Formez per rientrare nel Piano per il Lavoro della regione Campania?

“Non ci sono le condizioni per aderire purtroppo. Abbiamo fatto delle verifiche e avevamo anche avviato la selezione del personale, ma non è alla nostra portata e siamo stati costretti a rinunciare”.

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