Il neo nominato Commissario prefettizio di Avellino potrebbe essere ricordato negli anni a venire per alcune importanti (e non rinviabili) decisioni che dovrà prendere nell’interesse della città. Tra queste c’è la storica piazza Castello, da pochi giorni tornata nella disponibilità del Comune dopo 6 anni. Per secoli, tra il XVI e il XVIII, sede di una corte conosciuta nella Penisola come seconda solo a quella di Napoli in Campania, la piazza dovrà essere completamente riqualificata, collaudo compreso, entro il gennaio del 2021.

“Il Tribunale di Avellino in data 28 novembre 2018 ha disposto il dissequestro dell’area di Piazza Castello al fine di consentire il completamento dei monitoraggi da parte dell’ARPAC e la prosecuzione dei lavori di riqualificazione della piazza”, si legge nella nota stampa pubblicata dal Comune di Avellino. “In conseguenza, in data 3 dicembre è stato sottoscritto dai rappresentanti del Comune e dell’ARPAC il verbale di dissequestro temporaneo, nel quale è specificato che il piano di monitoraggio dovrà concludersi entro il 30 Gennaio 2021, periodo entro il quale dovranno essere ultimati i lavori di riqualificazione”.

IL DISSEQUESTRO RICHIESTO DALL’EX SINDACO CIAMPI. Il dissequestro Era stato sollecitato dall’ex sindaco Vincenzo Ciampi e dall’ex assessore Rita Sciscio. Accertata la mancanza di metalli inquinanti o pesanti nelle acque sotterranee, avendo ottenuto il via libera dall’Ente Provincia, sono venuti meno i presupposti per reiterare il sequestro cautelare. Tuttavia, entro la fase conclusiva dei lavori, l’area resterà sotto il controllo dell’Arpa Campania di Avellino per il monitoraggio. L’Agenzia per l’Ambiente seguirà l’andamento dei lavori per quello che riguarderà l’impatto ambientale e le evoluzioni.

I resti del Castello di Avellino, abbandonato dai Caracciolo nella prima metà del Settecento, in seguito ai gravi danneggiamenti riportati dal complesso durante la rivolta di Masaniello

DA OLTRE 6 ANNI L’AREA È CHIUSA. La piazza è interdetta al pubblico dal 2012, da quando si ipotizzò contenesse nel sottosuolo elementi pericolosi per la salute. La scoperta di una discarica di scarti edili ed altri materiali impose la verifica di un possibile inquinamento delle sottostanti falde idriche, collegate ai fiumi dal Rio San Francesco, peraltro intubato. Dal febbraio 2016 sono stati avviati i lavori di messa in sicurezza ambientale. L’impermeabilizzazione superficiale non è sufficiente a rendere di nuovo utilizzabile la piazza, che dovrà essere riqualificata, così come si riteneva dovesse accadere all’inizio degli anni 2000, quando fu deciso l’intervento collegato con piazza Duomo e la Collina della Terra, di cui rappresenta un unicum urbanistico. Il disegno inizialmente previsto, prevedeva una pedonalizzazione della piazza, pavimentata con un lastricato in pietra pensato per richiamare l’aspetto storico del luogo, un tempo al servizio di un Castello per secoli riferimento culturale dei Caracciolo in Italia. Basti pensare che tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVIII quello che oggi resta di quell’imponente maniero fu sotto i Principi Caracciolo una reggia popolata di letterati, artisti e uomini di cultura, che resero Avellino un faro dei saperi noto sull’intero territorio oggi nazionsle. L’idea che nel 2002 sviluppò lo Studio Gregotti di Milano, inserendola nel progetto descrittivo allegato alla proposta di Piano Regolatore del tempo, prevedeva richiami nell’arredo urbano al lago artificiale, che i Caracciolo avevano realizzato quando edificarono anche la Casina del Principe per la caccia, rendendo il Castello paragonabile anche per lo splendore e la ricchezza del suo assetto alle corti napoletane. Sotto la spinta dell’allora Sindaco Antonio Di Nunno, lo Studio Gregotti attraverso l’architetto Augusto Cagnardi e il protagonismo dell’Assessore Annito Abate progettarono un luogo che avrebbe dovuto ricreare l’idea di Avellino città della cultura, unendone i simboli di allora (le rovine del Castello, la Casina del Principe, la Fontana di Bellerofonte, il parco sulla Collina della Terra con la torre medievale e il Duomo, non dimenticando il chiostro di San Generoso) con quelli di oggi (il Teatro Carlo Gesualdo, il Centro Congressi annesso e il Teatro scoperto, con il Conservatorio Cimarosa e, una volta realizzata la sostituzione edilizia, il riproposto parco dei Caracciolo di cui è rimasto solo il nome, Rione Parco). Come era rinato proprio in quest’area il borgo di Avellino nel cuore del medioevo, Di Nunno voleva far rifiorire con la traccia del nobile passato l’identità storica della città, ad esempio ricordando come proprio nel Castello Marino II Caracciolo istituì l’Accademia dei Dogliosi, ultimo atto prima della distruzione portata durante la rivolta di Masaniello.

Il giardino archeologico. La pavimentazione sotto il Duomo

 

IL CONTENZIOSO APERTO. C’è il nodo da sciogliere per il Comune, il contenzioso con l’impresa appaltatrice dei lavori di riqualificazione di piazza Castello, piazza Duomo e la Collina della Terra. A gennaio si attende la prima udienza per la causa intentata dalla Cogepa, la napoletana Costruzioni Generali Passarelli, che chiede otto milioni di euro di risarcimento.

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