Avellino, Ciampi punta a dividere l’opposizione con un voto sul dissesto

PROTOCOLLATA LA MOZIONE DI SFIDUCIA. Nel giorno in cui le Opposizioni hanno avviato concretamente l'iter per la decadenza della Amministrazione il Sindaco rilancia con la proposta di default dei conti. Gli scenari possibili

Il Sindaco di Avellino punta a dividere sul tema del dissesto finanziario le Opposizioni, che hanno nel frattempo protocollato la mozione di sfiducia contro di lui (il testo). Si tratta dell’ultimo tentativo di acquistare consensi in un Consiglio che ha ormai già voltato pagina. Il suo obiettivo è sommare i suoi voti a quelle forze che in questi mesi non hanno chiuso le porte all’ipotesi di un dissesto dichiarato.

UNA MOSSA AZZARDATA. Il tentativo di Ciampi però si presenta denso di incognite in una fase che precede il commissariamento dell’ente già a metà novembre. La forzatura del Sindaco sembra evidente sia perché in apparente contrasto con la cautela che invece gli Uffici e, segnatamente lo stesso Assessorato, dimostrano sulla faccenda, sia perché il provvedimento di proposta della Giunta al Consiglio dovrà essere suffragato dai numeri proprio degli Uffici. Inoltre, l’eventuale proposta di default da parte della Giunta sta maturando nel chiuso delle stanze al primo piano di piazza del Popolo, lontano da un confronto con i gruppi consiliari. Non basterebbero pareri esterni a garantire sufficiente credibilità ad una scelta, che in questo momento non fanno amministrazioni locali con ben altre criticità. Lo stesso commissario prefettizio, concludendo la predisposizione del bilancio consuntivo, ha dichiarato pubblicamente che ogni soluzione o opzione era nelle disponibilità della politica, chiarendo che la strada la decidono i consiglieri in aula.

Il Sindaco Vincenzo Ciampi in Consiglio comunale

DUBBIO L’EFFETTO SPOT. Anche il vantaggio mediatico, la presa che potrebbe avere sull’opinione pubblica il default, per ora resta dubbio. Sventolare il dissesto come la conseguenza di politiche sbagliate promosse in passato potrebbe non persuadere gli avellinesi, che a settembre hanno già assistito al primo commissariamento della Giunta Ciampi sulla stessa elaborazione del Consuntivo. In ultima analisi, a portare a casa il default sarebbe l’attuale Sindaco, protagonista agli occhi della gente di una scelta in passato evitata perfino nella fase più drammatica per i conti comunali, nella prima metà degli anni ’90, quando si rischiavano ogni giorno i pignoramenti perfino dei quadri (circostanze rese pubbliche anche in Consiglio una quindicina d’anni fa dai sindaci dell’epoca). Rinunciare a proporre un piano del Comune significherebbe scaricare sui cittadini il fardello di un risanamento tecnico, sottraendo per un lungo periodo al Capoluogo le sue prerogative democratiche in materia di programmazione e autonomia finanziaria. Questo potrebbe rivelarsi un colpo durissimo per una città oggi già in ginocchio sotto il profilo economico e sociale. Eventualmente assunta, la scelta comporterebbe una responsabilità precisa di chi l’assumerà e di chi la voterà oggi, non di chi ha raccolto il testimone della continuità amministrativa tra i 1981 e i giorni attuali.

I banchi del Consiglio comunale di Avellino

PER ORA PREVALGONO CAUTELA E RIFLESSIONE. A questo punto, tra le opposizioni già si intravede prevalere un atteggiamento improntato alla prudenza. C’è la consapevolezza che le conseguenze della linea che si adotterà ricadranno sulla vita reale dei contribuenti avellinesi per i prossimi decenni. Per definizione il dissesto, in presenza di condizioni non obbligate come in questo caso, rappresenta la resa di chi ha la responsabilità di dare risposte. Non provvedendo a mettere in sicurezza i conti, le stesse scelte evitate dalla politica – e oggi Ciampi è parte integrante della politica avendo assunto la responsabilità istituzionale per elezione diretta del corpo elettorale – toccherebbero agli organi commissariali, chiamati a supplire al fallimento dell’amministrazione in carica.

Il Palazzo di Governo, la sede della Prefettura di Avellino

Il 3 e 5 novembre il Consiglio sarà chiamato ad approvare il conto consuntivo e, conseguentemente, ad esprimersi sul piano finanziario per il riequilibrio dei conti. Da questo passaggio occorrerà uscire con una strategia sostenibile, tradizionalmente elaborata con gli organi del Comune, dalla Ragioneria ai Revisori, per quanto possibile condividendola con le forze politiche. Qualunque sarà la scelta, occorrerà una maggioranza nell’aula sufficiente a garantire la parte più ampia dello stesso corpo elettorale.

LO SNODO. Il 30 ottobre la Conferenza dei capigruppo dovrà mettere in calendario la discussione sulla mozione di sfiducia. Il voto sul consuntivo, quindi, a prescindere dalle scelte, sarà gestito dal commissario. Tra le possibili soluzioni, nel caso di una mancata ampia convergenza, c’è chi considera l’ipotesi di non votare il consuntivo, lasciando commissariare sui conti tra pochi giorni un Consiglio comunque destinato a sciogliersi prima della fine di novembre.

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