Pd, Carmine De Blasio: “Ricomporre gli strappi e discontinuità con il renzismo”

L'analisi dell'ex segretario provinciale dei Democratici, che guarda con attenzione alla proposta di Zingaretti. Perplessità sulla posizione espressa dai decariani e sulla scelta del gruppo di Piazza del Popolo di congelare la sfiducia al sindaco.

«Ricomporre gli strappi e discontinuità con il renzismo»: l’ex segretario provinciale del Pd, Carmine De Blasio, è convinto che queste siano le premesse per avviare un nuovo progetto politico democratico.

Quali sono le criticità che si registrano a via Tagliamento?

«C’è una parte consistente del partito che ormai non partecipa più all’attività politica e non ha cittadinanza nel Pd. Non si può continuare a vivere ostinatamente in una logica di congresso permanente, facendo prevalere i personalismi, rispetto alle proposte».

In questi anni nemmeno l’intervento dei dirigenti regionali e nazionali è riuscito ad arginare questa deriva, anche perché il Pd era diviso pure a Roma.

«In passato quando c’era un difficoltà sui territori ci si rivolgeva alle istanze superiori. Le esperienze recenti hanno invece dimostrato che i dirigenti regionali e nazionali più che risolverli i problemi, li hanno alimentati».

Come se ne esce?

«E’ necessario ricomporre gli strappi, per riaprire il partito alla partecipazione, superando vecchi schemi. Non ci sono dirigenti della prima ora ed ultimi arrivati. Le distinzioni del renzismo più esasperato vanno archiviate. La situazione attuale è insostenibile, anacronistica, fuori dalla realtà».

Il fronte unitario che ha sostenuto la candidatura di Ciarcia alla segreteria provinciale sembra diviso, ma stranamente chi è favorevole al dialogo, i franceschiniani, resta fuori la porta di via Tagliamento, chi invece insiste sulla linea del ricorso, i decariani, intrattiene un rapporto costante con Di Guglielmo e il suo esecutivo. Come mai?

«La contraddizione è evidente. Ad un certo punto si è registrata una divaricazione di posizioni tra le due componenti. Mi viene da pensare che anche le rigidità e le estremizzazioni viste alla vigilia dell’elezione della nuova segreteria, risponda ad un disegno, che non mi è chiaro. Personalmente non ho mai condiviso certe scelte».

Dica pure…

«Sono stato tra i pochi a spingere perché partecipassimo all’assemblea congressuale, nonostante le anomalie di quei giorni. Non ho poi affatto condiviso il ricorso in Tribunale».

Pensa che quello sia stato un errore che state pagando?

«Non voglio cedere alla tentazione di ricostruire analiticamente quelle vicende, con il rischio di commettere ulteriori errori».

Quale sarà, più in generale, il futuro del Pd?

«Purtroppo tra i cittadini si è diffusa un’idea del Pd, che francamente mi appare incredibile. Un giudizio senza appello nei confronti del partito, come se si fosse macchiato di un crimine contro l’umanità. Secondo me, i governi a guida democratica hanno portato risultati positivi. Non si può dire lo stesso, invece, dei dirigenti di partito dei territori, che non sono stati capaci di ascoltare e cogliere ciò che si muoveva nella società».

Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha avanzato una proposta per rilanciare il progetto democratico ed il centrosinistra. Che ne pensa?

«Mi sembra una proposta ragionevole e condivisibile. Dobbiamo però chiederci cosa è rimasto oggi del Pd e quale sia stata la causa del clamoroso fallimento elettorale, che si è verificato nel giro di pochi anni, facendoci dimezzare i consensi. D’altra parte è cambiato il profilo elettorale del Paese, caratterizzandosi per la sua instabilità, conseguenza della crisi di credibilità del sistema. Ciò ha consentito che si formasse il governo più estremista della storia repubblicana».

Area Dem sembra interessata ad una linea in netta discontinuità con quella di Renzi. E’ così?

«Mi sono sempre riconosciuto in quest’area, anche se ho espresso le mie riserve, nel caso in cui non mi convincessero alcune posizioni. Mi ricordo quando Renzi, anche in questa componente, era considerato da alcuni l’idolo intoccabile. Gli stessi adesso esprimono giudizi sprezzanti sull’ex segretario nazionale»

C’è qualche episodio in particolare che le viene in mente?

«Per stare al nostro contesto, penso che ad un certo momento un senatore ed un segretario provinciale, che cercavano di tutelare il partito nella sua interezza, hanno dovuto cedere sotto i colpi delle pressioni. In molti non si sono resi conto che facendo saltare gli argini, tutti sarebbero stati travolti».

E, quindi, in quale direzione bisognerà procedere?

«Il punto non è chi vincerà il congresso e quali saranno i nuovi equilibri. Ma come può rinascere un nuovo progetto politico democratico e riformista».

Ha una proposta in merito?

«Bisogna riscoprire le motivazioni della militanza, difendendo i nostri valori di riferimento e rafforzando l’identità politica. Sul piano locale dovremmo dare forza all’azione del governo regionale. Il momento buio passerà».

Che ne pensa della posizione assunta dal gruppo democratico al Comune di Avellino sui tempi della sfiducia al sindaco?

«Sarebbe stato plausibile chiedere ai consiglieri democratici di condividere uno sforzo per la valorizzazione delle rappresentanze del Pd nell’amministrazione provinciale, se sul tappeto vi fosse almeno una proposta chiara di candidatura. Ma se così non è appare una scelta incomprensibile. Negli equilibri peseranno ancora una volta le appartenenze correntizie».

In conclusione, intende spendersi in prima persona nel percorso di rilancio del Pd?

«In un momento delicato ho deciso di farmi da parte. Credo che oggi ci sia bisogno di persone pronte ad un impegno autentico».

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