La FCA di Auburn Hills

La Fca vive i suoi giorni cruciali dopo la morte di Sergio Marchionne. E per i cinque stabilimenti italiani arriva il momento della verità. Si è aperta in questi giorni formalmente l’era di Mike Manley al timone che fu di Marchionne, con il via libera degli azionisti alla sua organizzazione della Fca. Il piano sarà ufficializzato forse già la prossima settimana, entro la fine di settembre. La strategia che sarà presentata chiarirà la linea del Gruppo per i prossimi anni, sciogliendo la riserva su scelte strutturali. Dalla dismissione della Magneti Marelli, che porterà in cassa parte delle risorse per finanziare il grande progetto sui modelli ibridi elettrici, dimensionato in nove miliardi, alla successione di Alfredo Altavilla all’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa). Mentre il Presidente John Elkann conferma la linea di continuità sugli impegni di Sergio Marchionne, che ha sempre difeso come strategica e irrinunciabile la presenza della produzione in Italia, in queste ore c’è chi mostra ottimismo sul rilancio delle fabbriche nel BelPaese e nel Mezzogiorno.

La Giulia, uno dei modelli di maggior successo per l’Alfa Romeo rilanciata nell’ultimo quinquennio dalla strategia della Fiat

In un articolo apparso questa mattina su Il Sole 24 Ore (LEGGI l’articolo del Sole), si riprende la posizione espressa da Valerio Castronovo (Presidente dell’Istituto di studi storici Salvemini di Torino e del Centro Studi di documentazione storica ed economica dell’impresa di Roma, dal 1983 è direttore scientifico della rivista trimestrale di scienze e storia “Prometeo”), già sostenuta nei giorni dell’esordio di Mike Manley in un altro pezzo pubblicato dal Sole (leggi l’analisi scritta il 24 luglio) spiega la centralità della produzione negli stabilimenti d’assemblaggio italiani di Mirafiori, Grugliasco, Pomigliano, Cassino e Melfi, quindi Pratola Serra. “Nulla lascia presagire che Manley, successore di Marchionne e suo stretto collaboratore (nonché protagonista della trasformazione della Jeep in un player globale), intenda cambiare rotta e perciò che vengano ora relegati in un cassetto i progetti concepiti già da tempo e in corso d’opera riguardanti il futuro delle diverse officine attive in Italia”, ha scritto, tra l’altro.

Lo stabilimento della Fca a Pratola Serra, alle porte di Avellino

Le inquietudini sono cresciute negli ultimi giorni seguiti all’incontro tra i vertici della casa automobilistica di Torino e Detroit e il Governo a proposito del futuro del polo del lusso, quindi della visione di Marchionne.

E mentre il Partito Democratico interroga il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, la Fiom si prepara a tenere alta la tensione fino alla ufficializzazione del nuovo piano strategico nei prossimi giorni. Una conferenza stampa in corso ad Avellino è stata convocata da Sergio Scarpa con l’obiettivo di allertare le rappresentanze istituzionali e le deputazioni, per tentare di scongiurare scelte diverse da quelle già adottate dall’ormai compianto e rimpianto manager italo-canadese.

Di altra linea è la Fismic, che considera il futuro della Fca meno incerto di quanto possa apparire dalla fase di tensione. In un documento diffuso lo scorso 20 settembre, il prossimo confronto nazionale sullo stabilimento di Pratola Serra rappresenta una tappa decisiva e al momento dalle premesse positive per tutti i 1812 lavoratori del Gruppo in provincia di Avellino.

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