Piazza del Popolo: prospettiva sempre più incerta

In un clima di tensione e confusione il sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi, e le opposizioni sono chiamati a compiere scelte chiare per la città e per l'ente. Ma a prevalere è il tatticimo.

Piazza del Popolo: la prospettiva è sempre più incerta. La seduta di consiglio comunale di ieri pomeriggio ha confermato non solo che Ciampi non ha i numeri per governare, ma anche i limiti oggettivi (insieme ad un pericoloso solipsismo politico) della compagine dei Cinque Stelle e le striscianti contraddizioni delle opposizioni.

Lo scenario che si presenta è assolutamente paradossale: il sindaco di Avellino non è disposto a compiere nessuno sforzo per costruire le condizioni necessarie per portare a termine, anzi per cominciare, il suo mandato; di contro gli avversari politici, nonostante gli vengano offerte motivazioni più che plausibili per staccare la spina, cercano di evitare la resa dei conti.

A prevalere è il tatticismo, sotto mentite spoglie, travestito da rigore o da senso di responsabilità. Nulla di nuovo, dunque, all’orizzonte.

Lo stesso tatticismo, in effetti, che ha consentito o giustificato nel centrosinistra un’alleanza tra separati in casa o che ha motivato il sostegno a Ciampi al ballottaggio, da parte di quelle forze di varia estrazione (centrodestra, centro e civici di centrosinistra), che oggi prendono le distanze dal sindaco, che non riconosce di essere minoranza.

Senza queste premesse, frutto di una lettura onesta e critica dei fatti, non si potrebbero comprendere le dinamiche e gli eventuali sviluppi del caso Avellino, poi non così diverso dal caso Italia.

Ma che succederà a Palazzo di Città?

E’ difficile dirlo, a causa delle forti tensioni che si sono generate in questi giorni ed in particolare nelle ultime ore (che potrebbero fungere da acceleranti), ma soprattutto a causa dei tatticismi incrociati. Una sorta di giochi di specchi e rifrazioni, che distorcono fino a rendere indistinguibili i contorni delle figure in scena e difficile prevedere i possibili movimenti.

Una iattura per chi era già pronto a fughe in avanti, per giocarsi la partita in proprio.

Se Ciampi non alimenterà oltremodo lo scontro, comunque, gli si porranno diverse opzioni, almeno tre, per andare avanti. Riuscire a recuperare in aula i numeri per dare vita ad una maggioranza di governo su basi programmatiche. In alternativa, azzerare tutto e costruire un’inedita intesa istituzionale per gestire le emergenze. Ma questo significherebbe consumare una rottura con i propri riferimenti politici, che pure gli è stata chiesta da più parti, anche se non necessariamente abiurando la propria appartenenza. Due ipotesi piuttosto improbabili.

Altrimenti, il sindaco potrebbe ottenere una sorta di lasciapassare dalle opposizioni, sotto forma di voto di astensione. Una concessione revocabile in ogni momento: il cosiddetto governo di minoranza.

Non è poi da escludere una sorta di governo delle opposizioni (contraddizione in termini): il centrosinistra ed eventualmente pezzi di altri schieramenti che incalzano Ciampi, orientandone le scelte – nei limiti del possibile – in consiglio, per indurlo a governare a regime controllato.

Se nessuna di queste strade sarà praticabile, non resterà che lo scioglimento del consiglio, con le dimissioni del sindaco o con la sfiducia oppure le dimissioni in blocco dell’opposizione di centrosinistra. Ma, in fin dei conti, anche le quotazioni di quest’ultima soluzione non sarebbero alte.

C’è il rischio, dunque, che si vada avanti per inerzia, tirando a campare, tra sussulti, tensioni, accordi momentanei di convenienza, proprio come è già successo, se non peggio.

 

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