«Irpinia senza De Mita da tre anni», De Luca: un’assenza che pesa

L'ultimo segretario provinciale della Democrazia Cristiana ricorda l'ex leader nazionale dello Scudocrociato: si avverte la mancanza del suo pensiero in un territorio che sembra aver perso identità e prospettiva

Sergio Mattarella e Ciriaco De Mita. Foto dal sito del Quirinale

«La nostra Irpinia senza Ciriaco De Mita ormai da tre anni sembra aver definitivamente smarrito identità e prospettiva, dopo una fase di crisi iniziata già una decina di anni fa, quando con lui gran parte del gruppo dirigente politico storico era venuto meno o si era defilato. Eppure commemoriamo quasi in sordina la scomparsa di un irpino che ha scritto pagine cruciali della vita nazionale, mentre oggi dovremmo meditare l’attualità del suo pensiero, valorizzato negli anni ’70 da Aldo Moro, che lo incluse tra i suoi interlocutori nella elaborazione delle riforme istituzionali. Ebbe a ricordarlo il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, proprio tre anni fa, poche ore dopo la morte dell’amico Ciriaco, con il quale aveva condiviso la militanza politica».

Ciriaco De Mita

Così Enzo De Luca, l’ultimo segretario provinciale della Democrazia Cristiana ad Avellino, il primo eletto alla guida del Partito Popolare dopo lo scioglimento della forza politica fondata da Alcide De Gasperi, alla vigilia dell’anniversario – domani 26 maggio – della morte di Ciriaco De Mita, avvenuta nel 2022. «Come in Moro, anche nel cattolico democratico De Mita, testimone e attore nella vicenda politica nazionale ed europea del popolarismo sturziano, la preoccupazione per le sorti della democrazia costituiva il pungolo per un disegno riformatore, che andava perfezionando tra la gente e nella comunità con intelligenza, pazienza, lettura costante e incessante del presente». Ricordando la figura dell’ex leader nazionale dello Scudocrociato, di cui fu uno stretto collaboratore in provincia di Avellino e in Campania anni prima di essere eletto senatore nel 2008, De Luca sottolinea il valore dell’uomo sul piano umano, ma soprattutto esprime il rammarico per «il vuoto che dopo di lui è rimasto nella politica, non solo in Irpinia, non solo tra i cattolici democratici», spiega. «Si avverte la mancanza del suo pensiero in un momento nel quale divisioni, lacerazioni, individualismo deteriore, opportunismo, trasformismo stanno intaccando in profondità il sistema democratico, erodendo la costituzione materiale che discende dagli articoli cruciali della Carta, come ad esempio l’articolo 49». A tre anni dalla scomparsa dell’uomo, osserva, «occorre fare tesoro di ciò che resta del suo impegno politico: la incrollabile spinta al dialogo che sapeva instaurare con tutti; la decisa azione modernizzatrice, calibrata da una laica ispirazione cristiana all’interno di una assoluta centralità della persona umana; il coraggio del cambiamento nella coerenza della visione e dei valori, quando necessario a salvaguardare l’obiettivo del bene comune». Per De Luca, l’esempio offerto con la sua attività politica da Ciriaco De Mita rappresenta anche un monito. «Nei giorni in cui il mondo sta meditando il messaggio coraggioso del nuovo Pontefice, Leone XIV, capace di riannodare a filo doppio nella realtà concreta di tutti i giorni la Dottrina Sociale della Chiesa, rilanciandola nel contesto complesso attuale come riferimento e guida dell’attività per i cristiani, il dialogo tra le diversità professato da De Mita può aiutare a ricomporre innanzitutto le mille fratture che hanno diviso la comunità cattolica in politica negli ultimi trent’anni».


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Aldo Moro, Avellino, Ciriaco De Mita, Democrazia Cristiana, Enzo De Luca, Sergio Mattarella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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