Il Consiglio dell’Ato Rifiuti ha deliberato la gestione pubblica per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, accettando di procedere all’affidamento del servizio a una società ‘in house’, cioé interamente partecipata dai Comuni dell’ATO Avellino. Dopo aver messo in liquidazione la Irpinia Rifiuti Zero s.p.a., affossato da un ricorso al Tar prodotto dall’Antitrust, oggi ha deliberato l’affidamento in house, previo passaggio delle quote dalla Provincia di Avellino ai Comuni. A questo punto l’Ente d’Ambito ritiene proprio Irpiniambiente spa l’azienda idonea a garantire la gestione pubblica.
IL DISPOSITIVO. Il Consiglio d’Ambito ha deliberato di scegliere la gestione pubblica per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani con l’affidamento a società in house interamente partecipata dai Comuni dell’ATO Avellino (in attuazione dalla Legge Regionale n. 19 del 7 agosto 2023 art. 3 comma 1 punti 8 e 7). Per questo, si legge nella nota con cui si annuncia provvedimento, “la volontà di confermare la gestione pubblica del ciclo integrato dei rifiuti”. L’iter prevede ora che entro 30 giorni dalla ricezione, la Provincia di Avellino dovrà disporre l’eventuale cessione delle quote, comunicandolo all’Ente d’Ambito”. Fatto questo, l’Ente d’ambito avvierà le attività previste dai commi 8 e 9 dell’articolo 26 bis della Legge regionale 14/2026. “Entro i successivi sessanta giorni, quindi, i Comuni dovranno approvare gli atti deliberativi di acquisizione della partecipazione come definito dall’Ente d’Ambito, nel rispetto delle disposizioni normative”. L’iter dovrà concludersi, entro la fine dell’anno. Nel frattempo, l’Ato predisporrà lo schema dello statuto per la nuova Irpiniambiente, “prevedendo le modalità di ripartizione e acquisizione delle quote da parte dei Comuni, anche in modalità progressiva, in base alla popolazione degli enti partecipanti”. La delega al Presidente Vittorio D’Alessio consente al suo ufficio l’attuazione della delibera, elaborata secondo lo schema tipo predisposto dall’Anac, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, viene sottolineato nella nota. In questo modo, si punta a rendere questa volta inattaccabili le ragioni del mancato ricorso al mercato, a differenza di quanto avvenuto con la prima società.
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