Generoso La Sala è morto. Addio al pittore e grafico avellinese

Lo Storico dell’Arte Alberto Iandoli, curatore del Museo Civico di Villa Amendola, ricorda l'artista apprezzato per la sua sessantennale produzione, che va dalla pittura alla grafica, dalla scultura alla ceramica

Lo Storico dell’Arte Alberto Iandoli, curatore del Museo Civico di Villa Amendola, ricorda Generoso La Sala, artista apprezzato per la sua sessantennale produzione, che va dalla pittura alla grafica, dalla scultura alla ceramica. Iandoli lo inserisce tra «le figure di spicco dell’arte in Avellino e in Irpinia dalla seconda metà del ‘900 ad oggi». Di seguito il suo testo.

Generoso La Sala è morto. Addio al pittore, scultore e grafico avellinese. L’immagine riproduce una sua opera: ‘Migranti’

Con la scomparsa del M° Generoso La Sala un altro pezzo di storia avellinese va via.

Il ricordo dello Storico dell’Arte Alberto Iandoli | Curatore del Museo Civico di Villa Amendola

Museo civico di Villa Amendola «teca della memoria avellinese». Alberto Iandoli, Curatore del Museo Civico di Avellino, accanto alla statua originale di Carlo II d’Asburgo, piccola figura in bronzo, realizzata nel 1668 dall’Architetto bergamasco Cosimo Fanzago, nota agli Avellinesi come il “Re di bronzo”, originariamente posta in cima all’obelisco di piazza Amendola

Nell’isolamento della mia quarantena da positivo al Covid-19, a sofferenza si aggiunge sofferenza, ho appreso infatti con vivo dispiacere dal figlio Maurizio la scomparsa del M° Generoso La Sala, uomo mite, persona perbene, di quelle che oggi è sempre più difficile incontrare. Generoso La Sala occupa con la sua ricca e variegata produzione artistica che copre un arco temporale di circa sessant’anni un posto importante in una locale storia dell’arte, dal respiro però decisamente più grande, che valica cioè abbondantemente i confini della città di Avellino e della sua provincia. L’arte di Generoso La Sala che ha spaziato, con esiti positivi, dalla pittura alla grafica, e dalla scultura alla ceramica ha impresso sin dall’inizio, sin dai suoi esordi che risalgono alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, una impronta tanto e così profonda da restare ben visibile sino ad oggi, influenzando sicuramente tante generazioni di artisti successivi alla sua, che nell’arte del M° La Sala hanno visto sempre una ricca fonte da cui attingere insegnamenti. E di insegnamenti il M° Generoso La Sala nella sua lunga esistenza ne ha trasmessi tanti, e non solo nel campo dell’arte dove come pocanzi dicevo occupa sicuramente un posto d’onore, ma di insegnamenti ne ha impartiti tanti, e a tanti, anche col suo porsi sempre verso l’altro con umiltà e capacità d’ascolto, che nel giudizio poi non era mai di rimprovero o prevaricazione dell’altro. La mia frequentazione con il Maestro è durata circa un quarto di secolo, e si è resa purtroppo più sporadica solo negli ultimi tempi della sua vita, e ciò solo a causa del perdurare della pandemia da Covid. I suoi problemi di salute infatti impedivano me, così come tanti altri suoi estimatori di stargli fisicamente vicino, per evitare che a problemi se ne aggiungessero altri. I ricordi che mi legano al M° Generoso La Sala sono tanti. Ripenso ora, ad esempio, alle lunghe conversazioni a casa sua mentre dipingeva, in cui nel ripercorrere con me il suo vissuto personale, ripercorreva pagine importanti di storia dell’arte ad Avellino e nell’Irpinia dal dopoguerra in poi. Spesso mi parlava del suo mentore all’Istituto d’Arte, il pittore e ceramista abruzzese Giorgio Baitello, chiamato all’inizio degli anni ’50 a dirigere la Scuola d’Arte di Avellino che allora aveva sede in Piazza Duomo, nell’antico Palazzo Amoretti, così come la sua mente spesso piacevolmente ricordava le storiche Gallerie d’Arte Barzaghi e Lombardi, dove dialogavano negli anni ’50 le sue giovanili opere con quelle di Mario Guarini, Lucia Storti, Carlo Meluccio, Raffaele Jandolo, Antonio Contrada, Elio Parisi, Salvatore De Judicibus e Tullio Del Franco, e ciò per fare solo alcuni nomi di quella che mi piace definire l’allora “Neo Intellighenzia” dell’arte avellinese, che ben reggeva il confronto con la generazione precedente di artisti avellinesi e irpini rappresentata dai vari Luigi Bellini, Faustino De Fabrizio, Alfonso Grassi, i fratelli Leone (Giuseppe Antonello, Sinibaldi ed Ermonde), Guido Palumbo, Mario Pascale e Giovanni Sica.

La facciata di Villa Amendola

Tanti poi i vernissage a cui abbiamo negli anni preso parte insieme alle Gallerie d’Arte avellinesi “L’Approdo” di via Matteotti, e “Arte 33” di Corso Vittorio Emanuele. Due importanti luci tenute accese dai rispettivi fondatori, Elide Rusolo e Marcello Serio, luci che purtroppo si sono inesorabilmente spente con la dipartita dei loro fondatori. E ugualmente tante le mostre collettive d’arte da me curate,specie tra la fine della seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso e il primo ventennio dell’attuale secolo, molte delle quali promosse dall’Associazione “Europart’94” presieduta dal dinamico prof. Enzo Angiuoni, in cui tra i selezionati artisti compariva sempre il nostro Generoso La Sala. Preziosa fu per me la memoria viva di Generoso La Sala quando alcuni anni fa decisi di scrivere la Storia dell’Istituto d’Arte di Avellino, fortemente incoraggiato in verità dal compianto Preside Mario Guarini, venuto a mancare lo scorso anno. Così come, mi fa piacere ricordarlo, Generoso La Sala fu tra i primi artisti ad aderire con entusiasmo all’invito dell’Amministrazione Comunale di Avellino di donare opere d’arte per il Museo Civico di Villa Amendola, che racconta ai suoi visitatori la storia della città di Avellino a 360°, dai due secoli di governo feudale da parte della famiglia dei Principi Caracciolo a tutto il ‘900, di cui il M° Generoso La Sala è stato parte significativa della seconda metà.

Villa Amendola, il percorso ai giardini della villa settecentesca

E parlando di Villa Amendola mi fa piacere ricordare ancora la visita del Maestro La Sala accompagnato dal figlio Maurizio alla settecentesca dimora avellinese, sede del nostro Museo Civico. In quella occasione il Maestro, sebbene già visibilmente provato dai suoi problemi di salute, mi apparve rifiorire, e con quel suo filo di voce tremante non si risparmiò nell’usare parole di incoraggiamento volte ad un prosieguo dell’opera intrapresa dall’attuale Amministrazione Comunale di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, identitario locale. Tanto ci sarebbe da dire e preservare su Generoso La Sala, uomo, artista ed educatore, e mi auguro davvero che tutto ciò che di bello ha lasciato a noi con la sua dipartita, e che rappresenta patrimonio della comunità avellinese, lo sia davvero, come era volontà del Maestro. E a tal proposito mi ha sinceramente commosso apprendere dal figlio Maurizio che negli ultimi tempi della sua esistenza terrena il Maestro La Sala abbia pensato a me, quale persona a cui affidare il compito di tramandare ai posteri memoria del suo terreno operoso fare. Per ora, nell’attesa di esaudire in tutto ciò che potrò la volontà del Maestro, in questo momento di dolore per la sua scomparsa, mi stringo ai suoi affetti più cari, ed in particolare al figlio Maurizio, a cui esprimo, dopo averlo fatto in forma privata, anche pubblicamente, le mie più sentite condoglianze.


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