«Lavoro nero negli enti locali», Cgil Avellino chiede le ispezioni

«PROGETTI UTILI ALLA COLLETTIVITÀ (PUC), SERVE TRASPARENZA». Lettera aperta del segretario provinciale Franco Fiordellisi che preannuncia una richiesta di intervento «agli organismi ispettivi e di Governo»

La Cgil di Avellino chiederà agli organismi ispettivi e di Governo di verificare eventuali casi di «lavoro nero negli enti locali» in Irpinia. Lo fa sapere il segretario generale Cgil Avellino, Franco Fiordellisi, con una lettera aperta diffusa ai media locali. Il riferimento va ai Progetti utili alla collettività (Puc). Di seguito il testo della lettera aperta.


Progetti utili alla collettività (Puc), serve trasparenza

di Franco Fiordellisi | segretario generale Cgil Avellino

Franco Fiordellisi, segretario della Cgil di Avellino

La politica distratta non vede la vergogna del lavoro nero, grigio e precario diffusa anche nei settori pubblici e negli enti locali. In questi giorni di agosto ho avuto la possibilità di visitare svariati comuni della provincia di Avellino, nei quali in estate ci sono varie iniziative a favore dei cittadini e degli immigrati che ritornano per stare «al paese», in più il turismo regionale e non legato a eventi specifici. Queste attività accessorie e straordinarie incidono sui servizi pubblici e attività dei comuni, enti locali. E come riescono a gestire queste situazioni, ripeto ben oltre la normale quotidianità, enti che hanno strutturalmente problemi di personale? Di fatto, in questi giorni, ho avuto contezza, come spesso accade, di metodi ingegnosi oltre le regole, per non dire clientelari o di «favori» che sono messe in essere verso cittadini inseriti nel perimetro dei Patti per il lavoro e o per l’inclusione sociale, ovvero disoccupati e beneficiari di Rdc che sono tenuti a svolgere Progetti utili alla collettività (Puc) nel Comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16. I Comuni, quindi gli amministratori e i dipendenti referenti dei progetti sono responsabili dei Puc ovvero ordinano, dispongono, attività specifiche per questi cittadini percettori di Reddito di cittadinanza. Cosa accade che una politica distratta e populista, con tanti indisponibili verso i poveri veri, perché i pochi falsi percettori poveri, che pur ci sono, il familismo amorale locale preferisce non combattere, perché è sempre molto comodo parlar male dei poveri, senza strumenti culturali, e dei sostegni che li possono aiutare in minima parte così come è stato fatto contro i lavoratori socialmente Utili. Sta accadendo che nella strutturarle mancanza di personale degli enti comunali ci sono abusi, si forzano le regole prima richiamate dei Puc, per disponibilità e attività da farsi da parte dei percettori di Rdc, per personale che manca, minacciandoli di chissà quale azione di sospensione del sostegno. Questi abusi, perché tali sono queste pratiche, che nel dare risposte a cittadini, gli stessi, che parlano di lavoro nero o di nulla facenti che prendo i soldi dallo stato, non si rendono conto che si sta attuando del. lavoro nero nel comune e nel pubblico perché le ore di lavoro e attività degli Rdc in molti casi sono del tutto fuori legge e regole. Inoltre ci sono rischi sia per i lavoratori che per l’ente che mal li utilizza, immaginate se c’è un incidente a queste persone fuori dall’orario di legge previsto, oppure fuori del piano/progetto predisposto, oppure a fronte di denuncia per abuso ed illegittima prestazione lavorativa richiesta e fornita agli enti cosa devono pagare, creando un danno a tutti i cittadini. Le regole non vanno forzate, ma applicate, da amministratori e tecnici che le pretendono sempre da altri. I precettori di Rdc non possono essere «schiavetti» che per timore, sbagliato, di perdere la piccola indennità del reddito accettano angherie e vessazioni, abbiamo una forma di capitanato che non possiamo accettare e denunciamo! Sapendo anche che in alcuni di questi enti vi sono lavoratori part time che non vengono passati a full time, abbiamo precari a partita iva, somministrati o cooperative, insomma siamo alla giungla contrattuale e legale nei settori pubblici. In questo contesto ci è più chiaro perché nei comuni non si contrasta il lavoro nero, lavoro povero, mal pagato e precario, se proprio gli amministratori locali con gli amministrativi degli enti determinano queste condizioni fuorilegge! Tante sono le motivazioni che in qualità di segretario generale Cgil Avellino scriverò agli organismi ispettivi e di Governo affinché si faccia trasparenza sui Puc e l’utilizzazione dei precettori di Rdc in Enti nei quali vi sono lavoratori Part Time, precari o a partita Iva, e per verificare il rispetto dei Puc così come sono stati istruiti, per evitare denunce e danni, a causa dell’ utilizzo «sbagliato» dei percettori di Rdc da parte di Comuni, enti, che sono esposti a legittime azioni risarcitorie per lavoro nero a fronte di lavoro vero. Di fatto la storia ventennale degli Lsu non ha insegnato nulla nelle nostre comunità, dove si continua a preferire parlare male dei poveri e non far rispettare le regole. Il timore è che per togliere il lavoro nero, oppure i sostegni come Rdc, si preferisca la deregulation e per questo serve una presa di coscienza, una presa in carico di questi temi da parte di tutti noi dai lavoratori tutelati, amministrativi e amministratori altrimenti le feste passeranno come sempre e i problemi aumenteranno sempre più. Serve civiltà sociale e presa in carico, con onore, dei ruoli che ognuno di noi ha.


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