“L’inverno dei leoni” di Stefania Auci

La ricchezza dei Florio non ha eguali e Donna Giovanna Florio, alla morte di Vincenzo, diventa “la padrona” e si occupa dell’organizzazione dei pranzi e delle cene per gli invitati: un segno eloquente del loro potere economico e sociale

“L’inverno dei leoni” di Stefania Auci. La ricchezza dei Florio non ha eguali e Donna Giovanna Florio, alla morte di Vincenzo, diventa “la padrona” e si occupa dell’organizzazione dei pranzi e delle cene per gli invitati: un segno eloquente del loro potere economico e sociale. E’ una donna piena di passione, ma ha sempre cercato l’affetto del marito, che in realtà non l’ha mai amata, perché è legato al ricordo di un’altra donna, Camille, a cui ha dovuto rinunciare. Alla morte di suo padre, a trent’anni, Ignazio avverte profonda la solitudine del lutto, ora vorrebbe tornare ad essere figlio e sente tuttavia in sé il rimpianto e soprattutto il senso di colpa, per il suo amore non ricambiato nei confronti di sua moglie. Ignazio vive per Casa Florio, come ha fatto del resto suo padre e sua
moglie si sente sola, perchè non riesce a raggiungerlo “nel suo mondo di ombre”.

La scoperta di un biglietto, vergato dalla mano di una donna, su cui è scritto: “il tuo dolore è il mio e lo sai”, riferendosi alla perdita di sua madre Giulia, la spinge a cercare altre lettere nello studio, attirandosi le ire di Ignazio che le ordina di non farlo più. Il trasferimento a Favignana, a cui egli è molto legato e in cui si sente veramente libero, che considera il suo regno e la sua vera casa, sembra stemperare le tensioni tra loro: mentre le mostra l’isola, è accolto con rispetto e deferenza dai pescatori, che conosce tutti e con cui cerca di creare un rapporto sereno. Un lutto terribile sconvolge la vita della sua famiglia: il piccolo Vincenzo muore a dodici anni e il fratellino Ignazio prova sensi di colpa, ma il padre gli dice di non piangere e che deve essere l’altezza del nome che porta. Con profonda amarezza si rende conto che “con la sua ricchezza e potere non aveva potuto farci nulla”.

Ormai Ignazio è diventato il più grande armatore italiano ed è consapevole dell’importanza del loro valore economico, ma la frattura che si è creata con sua moglie Giovanna non riesce a sanarsi, perché lei si rende conto che quell’amore non ricambiato non potrà più essere coperto dal velo della serenità. L’incontro inaspettato, dopo tanto tempo, con Camille a una festa lo turba profondamente e Ignazio si rende conto che “quella con i ricordi è una guerra da cui si può solo uscire sconfitti” sente di aver perso tutto, che il potere non gli ha dato felicità, non c’è niente che gli appartiene, solo cose. Camille lo accusa di aver scelto se stesso: la frase che gli rivolge ”tu mi hai tolto tutto” è una tremenda accusa nei suoi confronti, perchè aveva perso il bambino che aspettava da lui e non ne avrebbe più potuto averne, ma egli, vigliaccamente, non aveva voluto leggere le sue lettere e non aveva saputo niente. Camille diventerà per sempre “un rimpianto affogato in un mare di amarezza” e quando rinuncerà a Camille, sente che qualcosa si era disintegrato in lui, una parte di lui era morta.

La nomina di senatore di Ignazio lo pone tra i notabili della città e, forte della nobiltà e del denaro dei Florio, organizzerà il matrimonio della figlia Giulia, che risanerà in qualche modo i conti della famiglia del marito, ma preparerà precisi accordi matrimoniali per tutelare la figlia, dandole “armi per difendersi”, perché non vuole che lei debba soffrire, ma Giulia è forte, determinata, orgogliosa e ha sempre condannato sua madre, perché ha elemosinato affetto dal marito e si è lasciata umiliare, a causa dei suoi continui tradimenti del marito, che aveva il “bisogno di sentirsi vivo”. Ignazio sta per morire, ma, anche nell’imminenza della morte, il suo pensiero va a Casa Florio e ai rimpianti della sua vita, travolta dalla ricerca di potere che gli aveva fatto perdere di vista le cose più importanti e ripensa alle parole di un amico: ”tra le cose che si perdono, l’infanzia dei nostri figli è una delle più dolorose”: viene travolto dalle emozioni più profonde e struggente è la scena in cui vede Camille, come un sogno, che gli si avvicina e gli parla e per la prima volta non sente più il vuoto tormentato dentro di sé.

Dopo la morte di Ignazio, suo figlio non riesce che a pensare al dolore che gli esplode dentro, ora è solo ad avere ogni responsabilità e scappa da quel dolore che gli è insopportabile, ha paura di tutto e non sa cosa fare, come quando viene inaugurata l’Esposizione Generale, voluta dal padre a cui egli deve presenziare. Avverte un moto d’orgoglio, vuole avere un posto del mondo, egli non vuole essere come suo padre, pur
avendo il suo stesso nome, come una catena infinita che non riesce a spezzarsi, un destino segnato. E’ consapevole che suo padre, morendo gli ha impedito di vivere davvero e decide di sposarsi, nonostante i pettegolezzi e Franca, sua moglie, sentirà sempre intorno a lei, l’angoscia della suocera per il dolore di aver perso l’uomo che amava e avvertirà il suo controllo e il suo giudizio negativo. In realtà Giovanna vuole in un certo senso proteggere sua nuora dalle delusioni che le riserverà il destino, perché gli uomini di Casa Florio
hanno una vera e propria passione per le donne e spera che Ignazio e Franca capiscano il loro destino e lo accettino e che ”lei dovrà perdonarlo”, figura fondamentale della famiglia è Giulia che conosce l’invidia degli altri e vuole proteggere sua cognata Franca e le fa capire che deve conquistare il suo posto e che deve andare in giro a testa alta, non permettendo a nessuno di intaccare la sua dignità.

La nascita del tanto agognato erede sembra portare un po’ di pace nel cuore di Ignazio: nonostante i continui tradimenti di Ignazio, Franca converte il dolore in rabbia, si fa fare un ritratto sensuale da un famoso pittore e acquista importanza nella società aristocratica, divenendo dama di compagnia della regina. La morte della piccola Giovannuzza, ”strappata dal cuore” e la terribile disgrazia del piccolo erede di Casa Florio la avvicina alla suocera che ha provato il suo stesso dolore, è presa dalla disperazione, ma in qualche modo riesce a
reagire, serbando sempre nel cuore il ricordo dei suoi figli ”piccoli angeli destinati a non crescere mai”. Sconfitti dai problemi economici e dal fallimento, Franca e Ignazio si rinfacciano i tradimenti e la solitudine, ma in loro è viva la convinzione che “l’importante è mantenere la dignità e il decoro per mantenere la propria posizione”. Disperata per i tanti lutti, Franca è “una donna spezzata che continua a vivere” e osserva gli oggetti che dovrà vendere, un passato che scompare, che a volte rappresenta una maledizione. Ormai
Ignazio ha perso tutto ciò che era suo, che suo padre e suo nonno avevano creato e che egli non era riuscito a trattenere e, dopo la morte di Franca, è stanco di sopravvivere a tutti i suoi fantasmi.

A cura di Ilde Rampino

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