“La stele al Dio Silvano” testimonia le origini romane di Caposele

Gerardo Rosania sottolinea il ritrovamento della stele in località Oppido nel comune delle sorgenti, che avvalora la tesi sulle origini romane del paese

“La stele al Dio Silvano” narra le origini di Caposele. Caposele ha origini romane. Una ulteriore ipotesi che avvalora la mia tesi è il ritrovamento della stele dedicata al dio silvano in località Oppido. Nel maggio del 1834 giunge da Roma una notizia riguardante un possibile ritrovamento di reperti storici in una località posta tra Lioni e Caposele, detta “Pareta”, oggi conosciuta con l’appellativo di “Preta”. Il primo a cimentarsi alla ricerca di questi reperti fu Nicola Santorelli, personalità di spicco caposelese, autore del libro “Il Sele e i suoi dintorni”, il quale, proprio all’interno del libro sopracitato, scrive:

“… vi andai, conducendovi molti villani forniti di zappe e di picconi…”. L’indizio su dove iniziare gli scavi viene fornito dal ritrovamento di alcune pietre antiche conficcate, per più di metà, all’interno del terreno. Dopo aver scavato in quel punto ecco che lo stupore dei presenti cresce sempre più: “non appena conobbi che questa tavola era sculta di lettere, mi adoperai di farla estrarre dal fossato”. Così, lettera dopo lettera, parola dopo parola, il Santorelli inizia a ripulire la stele in pietra calcarea, venata nel mezzo, alta cinque piedi e
contenente trentaquattro versi, di seguito riportati, tratti dal libro di Gerardo Monteverde “Terra di Caposele”: “Sacro a Silvano adempiendo un voto fatto per la salute di Domiziano nostro Augusto Imperatore, Lucio Domizio Faone, a scopo di culto e per provvedere in ogni tempo futuro affidato a coloro che attualmente fanno parte del collegio (di sacerdoti) di Silvano e a coloro che in seguito gli subentreranno i suoi fondi Giuniano, Lolliano, Percenniano e Statulliano con le fattorie esistenti entro i loro confini. Ha stabilito che con la rendita fondi predetti, il giorno delle calende di gennaio, il terzo giorno avanti le idi di febbraio (anniversario della nascita di Domizia nostra augusta imperatrice), il quinto giorno avanti le calende di luglio (consacrazione del tempio a Silvano), il secondo giorno avanti le calende di luglio (feste Rosali), il nono giorno avanti le calende di novembre (anniversario della nascita di Domiziano nostro Augusto Imperatore) si faccia secondo il tempo un
sacrificio. Al banchetto interverranno anche coloro che fanno parte del collegio e i presidenti di ciascun anno baderanno che nella cosa non vi sia inganno e che le cerimonie prescritte si svolgano regolarmente. Resta chiaro che i fondi sopra indicati sono stati consacrati per la salute del nostro ottimo principe e signore e che i giorni dei sacrifici siano fra loro collegati. Vi sarà inoltre un luogo che apparterrà a Silvano e cioè quella parte di campo e di bosco che si trova nella riserva e che è delimitata dai termini posti intorno al
tempio. La via di accesso al Tempio di Silvano passerà attraverso il fondo Siciano e
sarà aperto a tutti. Per la legna e per l’acqua necessarie ai sacrifici ci si potrà servire
indifferentemente sia del fondo Galliciano sia della riserva. Che queste cose siano fatte
senza inganno. Così ha voluto e reso possibile Lucio Domizio Faone, al quale più
volte questo luogo ha portato fortuna”.

A cura di Gerardo Rosania

 

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