Invecchiare senza radici, il racconto di 20 emigrati che non ritornano

Michele Marino ha raccolto nel suo libro le testimonianze di alcuni italiani che hanno scelto di rimanere all'estero. La recensione di Anna Di Paolo

“Invecchiare senza radici -20 Interviste ad anziani emigrati” è un libro che raccoglie la testimonianza di una generazione di irpini sulla esperienza di vita trascorsa in parte all’estero. «Una gran parte dei nostri connazionali dopo un certo numero di anni è tornata definitivamente in Italia, quasi sempre nella casa costruita con quanto guadagnato all’estero a prezzi di grandi sacrifici», premette l’autore, Carlo Marino, che però in questo scritto parla di coloro che «pur potendolo fare, non sono ritornati nella loro nazione». Michele Marino ha raccolto le interviste di questi italiani definitivamente residenti all’estero in un volume edito dall’Officina Culturale “La Casa di Giuseppe Casciaro”, recensito da Anna Di Paolo nel testo che ha diffuso, riportato integralmente di seguito.

Invecchiare senza radici, nel libro di Michele Marino il racconto di 20 emigrati

Invecchiare senza radici, 20 Interviste ad anziani emigrati di Michele Marino

Recensione di Anna Di Paolo

Anche se di recente costituzione, l’Officina Culturale “La Casa di Giuseppe Casciaro” ha già nel suo attivo una decina di pubblicazioni. Tra le ultime c’è questo originale testo di Michele Marino: “Invecchiare senza radici -20 Interviste ad anziani emigrati”. L’autore è nato a Nusco nel 1956. Dopo la laurea in giurisprudenza lavora in Italia, con un piede in Germania, dedicandosi al giornalismo e alla docenza. Nel suo libro raccoglie venti interviste ad anziani emigrati dall’Italia in Germania, nazione in cui hanno speso una vita lavorativa,  hanno acquisito una nuova lingua, hanno conosciuto e adottato delle buone abitudini sportive e dove passeranno la loro vecchiaia e  non faranno più ritorno in Italia. Nella sua presentazione Giovanni Marino, – Presidente dell’Associazione che ha promosso la pubblicazione – , sottolinea come abbiamo sempre più bisogno di nuove categorie concettuali che ci aiutino a superare il determinismo su temi dei flussi migratori. Con la realizzazione di queste interviste (alcune di esse,talvolta, accompagnate da un caffè espresso italiano in un bar lungo una straße tedesca o da un piatto ricolmo di pasticcini italiani vigorosamente fatti in casa dalla signora Antonietta,emigrata campana o addirittura da una divertente partita a carte con la signora Teresita,tra gli intervistati più anziani e scontata vincitrice di scopa d’assi) a vecchi italiani che trascorrono la vecchiaia in Baviera, l’autore ci ripropone una delicata questione:come invecchia una persona che resta senza radici. Con quel “senza radici” l’autore rappresenta lo sradicamento percepito in Venerando Sciuto, nel suo sentirsi sia tedesco, sia  italiano o addirittura europeo soltanto o in Antonio Morena, nel suo sentirsi appartenente a tre mondi, poichè emigrato salernitano prima in Venezuela e poi in Germania o nella fredda convinzione di esclusivo europeista di Claudio Purhart. Michele Marino, con notevole sensibilità intellettuale, riporta una sorta di “antica contemporaneità”, illuminando  bene l’abbraccio tra le vicende migratorie del passato e i tempi che viviamo. Il dispiacere, l’orribile senso di emarginazione razzista provato dall’emigrato italiano Cristino Ranaudo negli anni 70 nel sentir dire “Auslander raus” (via gli stranieri) o leggere davanti ai locali “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani” riflette lo stesso stato psicologico negli anni 2000 del giovane bengalese Kartik Chondro nel sentirsi dire da un gruppo di ragazzi romani,dopo aver terminato di lavorare, “sporco negro, via gli immigrati dall’Italia”. Da ieri ad oggi, da vecchio a contemporaneo, da radici a sradicamento è davvero significativo poter credere che la vera madre patria di sempre è la cultura, come sostiene l’emigrato napoletano Antonio Macrì. Attraverso la sua intervista (una della più belle) si esalta l’unione tra il proprio nostalgico amore materno verso l’Italia e il suo saperla sanamente criticare nei suoi attuali assetti. “Giustifica” la solita acidità tedesca trovando in essa una certa invidia e fame per la cultura italiana, in particolar modo per il nostro Sommo Poeta Dante Alighieri, a cui i monacensi dedicano diverse manifestazioni culturali per conto della Società Dante Alighieri, di cui lo stesso Macrì ne ricopre il ruolo di segretario amministrativo e ha realizzato diverse conferenze in varie città tedesche. INVECCHIARE SENZA RADICI è davvero un bel libro, venti interviste fluide da leggere per riflettere.


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