Dalle urne un nuovo Centrosinistra, Enzo De Luca: risposte ai territori

Il componente della Direzione Pd: «La sfida sul piano politico è la costruzione di una classe dirigente adeguata alle esigenze delle comunità». E sul congresso del suo partito: «Lavorare per una possibile soluzione unitaria»

«Dalle urne un nuovo Centrosinistra che ha il dovere di dare risposte alle comunità, provate dalle conseguenze economiche della pandemia». Il componente della Direzione nazionale Pd, Enzo De Luca, interviene dopo la elezione di Enrico Franza al Comune di Ariano Irpino, per una riflessione sul nuovo quadro politico scaturito dal voto non solo sul territorio provinciale. Complimentandosi con il nuovo Sindaco di Ariano, «una novità politica in termini di proposta e rinnovamento che suscita speranze per il futuro dell’Irpinia», Enzo De Luca afferma che gli elettori hanno investito i partiti e le rappresentanze istituzionali di una responsabilità precisa. «La sfida che ci attende sul piano politico è la costruzione di una classe dirigente adeguata alle esigenze delle comunità». In questa prospettiva, aggiunge che con il congresso «il Pd di Avellino avrà il dovere di lavorare per una possibile soluzione unitaria».

Enzo De Luca, componente della assemblea nazionale del Partito Democratico

Enzo De Luca, il voto regionale e comunale ha rinnovato le rappresentanze nell’assemblea legislativa della Campania e nei Comuni, certo. Ma cosa ha detto in termini politici?
«L’elettore ha sfidato il rischio del contagio per partecipare al voto amministrativo e referendario, riconoscendo la centralità delle istituzioni in un momento decisivo per la salvaguardia del Paese. Di fronte alla pandemia contano solo i fatti. Questo voto rappresenta un ammonimento alla concretezza».

Suona come un imperativo morale. Lo è?
«Impone un dovere anche morale. Cittadini, famiglie e imprese chiedono alle istituzioni una efficace programmazione degli investimenti oggi possibili grazie all’Europa. La cifra importante a disposizione, 209 miliardi, per dirla con Padre Francesco Occhetta ‘richiederà molta responsabilità per uscire dalla crisi prodotta dalla pandemia’. E, attenzione, la responsabilità non è solo del Governo e del Parlamento, ma della politica nel suo complesso».

Cosa si aspetta?
«La politica italiana è chiamata a tutti i livelli ad un esame di maturità. Abbiamo queste risorse perché la politica europea ha scritto una pagina storica per l’unità del Continente. Penso alle istituzioni dell’Unione a partire dalle autorevoli rappresentanze italiane quali David Sassoli e Paolo Gentiloni, ma anche a Paesi chiave come la Germania e la Francia. Ora Stato, Regioni e autonomie locali non possono sprecare questi ingenti finanziamenti riducendoli ad un riparto o alla lista della lavandaia».

Continui.
«Serve il progetto figlio di una visione, quindi le condizioni per un confronto fecondo che lo produca. Sono obiettivi che non si raggiungono improvvisando, né si centrano fuori da un raccordo con le comunità. La pre condizione è rilanciare la funzione dei partiti attraverso la individuazione di una classe dirigente adeguata. L’articolo 49 della Costituzione è l’unica bussola».

Ritiene che questo voto abbia rafforzato i partiti?
«Certo ne mette alla prova la funzione. Lei parlava di imperativo morale. Credo che l’elettorato stia tentando da tempo di dirci ciò che il Partito Democratico ha messo nel suo dna all’atto della sua costituzione: senza princìpi etici non c’è democrazia, non ci sono sviluppo e crescita socio economici, ma solo una mera lotta tra interessi. Dal Governo nazionale a quello regionale fino ai territori occorre una azione che attui e concretizzi nella prassi del governo saldi princìpi etici, quelli che ci hanno permesso di diventare dopo la Guerra una delle Nazioni più progredite nel mondo».

Nella fase più acuta della crisi sociale, quindi, vede l’opportunità per la politica di dimostrare la sua utilità dopo anni in cui è stata messa in discussione?
«La politica deve riappropriarsi autorevolmente del suo ruolo sui temi attuali: il rilancio economico, la salute del cittadino e la legalità. La rappresentanza non può essere utilizzata per interessi deboli o forti. I partiti possono riprendere il proprio ruolo naturale di interlocuzione con le parti sociali e anche con le organizzazioni culturali. Gli uomini di cultura non devono parlare solo tra loro».

Il suo partito è pronto a questa sfida?
«Credo che il Partito Democratico oggi sia pronto a fare la propria parte nell’ambito di una coalizione politica ormai ben definita e legittimata da questo voto in Italia, a patto che riparta dalla societa civile, nel solco tracciato da Zingaretti e Franceschini. Dalle urne un nuovo Centrosinistra si è saldato, ma ora va consolidato nella comunità. L’enciclica di Papa Francesco, ‘Fratelli tutti’, ci ricorda che non ci si salva da soli. Occorre una condivisione costante frutto di una ritrovata civiltà dei rapporti».

Crede possibile un confronto politico meno aspro?
«In fondo sono fiducioso. Alcuni segnali si colgono».

Sul piano regionale il voto ha rafforzato la coalizione che sostiene il Governatore Vincenzo De Luca, mutandola in parte. Oggi il quadro politico è diverso da cinque anni fa, ma anche rispetto alle ultime elezioni politiche. Cosa cambierà?
«C’è un consenso importante raccolto sulla credibilità di una proposta, ma anche sul giudizio di quanto fatto. Intorno al progetto europeo di Vincenzo De Luca si è raccolta una coalizione che ha il dovere di dare risposte, in un raccordo con il Governo nazionale e, lo ripeto, coinvolgendo le comunità».

In provincia di Avellino il Centrosinistra ha certamente prevalso alle urne, ma si può dire che politicamente esista la coalizione sui territori?
«Passando dalle urne un nuovo Centrosinistra si è affermato. Esiste nel consenso, nella volontà popolare, ma certo ora deve organizzarsi politicamente in una Irpinia che va governata dando risposte. Molto dipenderà dal Pd, primo nei consensi a livello regionale e provinciale, ma ancora alle prese con una complessa transizione».

Sarà la coalizione uno dei temi chiave del congresso imminente?
«Il Pd è chiamato ad Avellino innanzitutto ad archiviare definitivamente la transizione eleggendo i suoi organismi provinciali. Siamo primi in Campania e in Irpinia, nonostante la scissione subìta, le tante liste civiche collegate e la mancanza di un gruppo dirigente designato dagli iscritti. Ora abbiamo la responsabilità di rispettare il consenso ricevuto, creando le condizioni politiche per realizzare la coalizione nella comunità. Per farlo serve un gruppo dirigente riconoscibile».

Quale sarà il perimetro della coalizione in provincia di Avellino?
«L’avversario è il sovranismo a tutti i livelli. In provincia di Avellino occorre partire da Ariano Irpino e dal suo laboratorio politico. Il Pd deve dialogare e collaborare con il M5s e con la societa civile. Il quadro politico di riferimento è quello campano calato nel contesto nazionale».

Sul piano interno, il congresso accentuerà divisioni o costruirà ponti?
«Nell’ultimo saggio di Carofiglio c’è un passaggio che ritengo calzante. Spesso si fanno errori, tutti li commettiamo. Ma se qualcuno ti inganna una volta è colpa sua, se succede la seconda è tua, dice un problema arabo. Dico che la massima unità deve essere l’obiettivo del congresso. Ma se non sarà possibile, ci saranno una maggioranza e una opposizione. È però fondamentale che tutti i Democratici restino nella casa comune».

Quali sono i tempi?
«La lettera del Segretario Nicola Zingaretti prima delle regionali dice che il tempo è scaduto. La determinazione del commissario Aldo Cennamo ci porterà all’assemblea rapidamente e in sicurezza. L’assise è meno impegnativa dal punto di vista logistico del voto di queste settimane che ha coinvolto milioni di persone. È chiaro a tutti che occorre far presto anche per altre ragioni».

Quali?
«Le scadenze delle elezioni provinciali impongono alle forze della coalizione di non andare in ordine sparso. Come detto, è venuto fuori dalle urne un nuovo Centrosinistra, ma ci sono decisioni da prendere sulla base di una linea condivisa».


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