Droga a domicilio durante il lockdown ad Avellino: 19 arresti. Scoperti 3 laboratori per produrre crack

OPERAZIONE "DELIVERY" DEL COMANDO PROVINCIALE. Centocinquanta carabinieri hanno eseguito 19 misure coercitive emesse dal G.I.P. del Tribunale di Avellino. Ricostruita una organizzazione capillare che secondo l'accusa riforniva 60 clienti fissi, valendosi di basi logistiche sul territorio

Droga a domicilio durante il lockdown ad Avellino: 19 arresti. Dalle prime ore del mattino, 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino sono impegnati per l’esecuzione di 19 misure coercitive emesse dal G.I.P. del Tribunale di Avellino, per i reati di “Detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti” nonché “Estorsione”. L’operazione denominata “Delivery”, ha consentito di disarticolare una rete di spacciatori che, per le restrizioni conseguenti l’emergenza epidemiologica in atto da Covid-19, effettuavano la consegna della droga anche “porta a porta”. Eseguite perquisizioni anche con l’ausilio di unità del Nucleo Carabinieri Cinofili di Sarno nonché di velivolo del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano. I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa presso il Comando Provinciale Carabinieri di Avellino.

DROGA A DOMICILIO DURANTE IL LOCKDOWN AD AVELLINO: L’OPERAZIONE E GLI INDAGATI. Nel dettaglio, il Procuratore della Repubblica Vincenzo D’Onofrio ha diffuso un comunicato stampa con i particolari dell’indagine. Il Gip ha disposto: la misura cautelare in carcere per 3 indagati, rispettivamente di 24, 47 e 53 anni, tutti di Avellino; gli arresti domiciliari per 13 indagati di età compresa tra i 20 e i 65 anni, residenti tra le province di Avellino, Caserta e Salerno; per 3 persone l’obbligo di dimora. Secondo quanto riferiscono Procura e Carabinieri, le indagini hanno rivelato «molteplici condotte illecite poste in essere dagli indagati», tra loro spesso collegati «per l’approvvigionamento e lo smercio di droga», si sottolinea, «ma poi dotati di autonomia nella gestione dei rispettivi circuiti di spaccio».

LO SPACCIO DURANTE IL LOCKDOWN. Secondo la Procura «l’illecita attività veniva esercitata con notevole abilità e disinvoltura, nonostante le restrizioni conseguenti l’emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto». Durante il ‘lockdown’ «lo spaccio veniva infatti adeguato alle restrizioni in atto, tanto da arrivare alla consegna ‘porta a porta’ dello stupefacente (di qui il nome dell’operazione ‘Delivery’): erano gli spacciatori a riformare a domicilio i propri acquirenti, cercando di eludere con stratagemmi vari i rigorosi controlli delle forze dell’Ordine».

L’INDAGINE. L’indagine sviluppata dai Carabinieri della Stazione di Avellino dal novembre 2019 all’aprile 2020 «ha consentito di disarticolare una rete di spacciatori attiva nella città di Avellino e nei Comuni limitrofi, con interessi estesi anche all’area napoletana e alla provincia di Salerno), dedita allo smercio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana, hashish». Uno degli indagati è stato arrestato anche per resistenza a pubblico ufficiale. Nella nota si precisano le modalità degli accertamenti effettuati, svolti con attività tecniche, riscontri oggettivi mediante servizi di osservazione, perdimento e controllo, quindi con sequestri di sostanza stupefacente oggetto di cessioni. In questo modo «si è ricostruito il modus operandi dei pusher, che non esitavano a minacciare i clienti nel caso in cui avessero ritardato il pagamento». Di qui l’accusa di estorsione «a giovani leve criminali che non esitavano a minacciare l’acquirente dello stupefacente al fine dell’ingiusto profitto».

ALCUNI «ATTENDEVANO IL REDDITO DI CITTADINANZA PER ACQUISTARE LA DROGA». La Procura ha evidenziato una triste circostanza rilevata dagli investigatori: «Alcuni dei soggetti coinvolti nell’indagine» attendevano «di percepire il cosiddetto Reddito di cittadinanza per acquistare lo stupefacente». Evidentemente, «alcuni tossicodipendenti, non disponendo di denaro contante per far fronte al pagamento della dose, si impegnavano a estinguere il debito non appena ricevuto l’accredito del beneficio».

SAREBBE STATA COINVOLTA ANCHE UNA MINORE QUALE INTERMEDIARIA. In questa vicenda così delineata le circostanze inquietanti non mancano. La Procura rimarca un altro particolare delicato. «Dalle intercettazioni è emerso altresì il linguaggio criptico utilizzato previo accordo con gli interlocutori (fili elettrici, prosciutto crudo, prosciutto cotto, birra, caffè, cd) per celare l’illecita attività di spaccio che avveniva anche con l’impiego di una minore quale intermediaria».

LA PORTATA DELL’OPERAZIONE: «RILEVANTE IL FENOMENO FOTOGRAFATO DALL’INCHIESTA IN UN TERRITORIO COSÌ POCO DENSAMENTE ABITATO». Gli elementi emersi con l’indagine evidenziano per gli investigatori un quadro preoccupante, che fa una luce su uno spaccato evidentemente meno noto del territorio. «È proprio il numero dei clienti, unitamente a quello degli indagati per i quali sono, allo stato, emersi gravi indizi di colpevolezza per i reati sopra indicati, a dare il polso della rilevanza del fenomeno ‘fotografato’ dall’indagine, in una realtà notoriamente non densamente popolata». Tanti i clienti, molto preparati e organizzati gli uomini accusati di rifornirli. «Nonostante la giovane età di alcuni di loro», gli indagati «hanno denotato una spiccata capacità a delinquere, in considerazione del numero di clienti, oltre 60, dell’utilizzo del linguaggio convenzionale nelle conversazioni intercettate e della possibilità di rifornirsi sistematicamente e con continuità nel tempo».

INDIVIDUATI PER LA PRIMA VOLTA 3 LABORATORI ARTIGIANALI IN IRPINIA.  Infine, altro elemento ritenuto importante per gli investigatori riguarda le basi operatori per la lavorazione della droga. «Per la prima volta è stato possibile individuare in Irpinia ben tre laboratori artigianali dove, mediante l’utilizzo di rudimentali attrezzature, veniva sintetizzata la cocaina per la produzione di crack, stupefacente altamente pericoloso e in grado di alimentare gli istinti violenti, nonché alterare il sistema nervoso degli assuntori».

«CARABINIERI DI AVELLINO IN PRIMA LINEA PER IL CONTRASTO ALLA DIFFUSIONE DEGLI STUPEFACENTI». L’operazione contro la rete che diffondeva droga a domicilio durante il lockdown ad Avellino «costituisce ulteriore prova della forte attenzione che i Carabinieri di Avellino prestano al contrasto dell’attività di spaccio e consumo delle sostanze stupefacenti», si legge nella nota. La Procura di Avellino evidenzia come tale concreto impegno sia «emerso anche dai recenti risultati conseguiti e, in particolare, dai sequestri di droga operati negli ultimi tempi».

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