La “comunità delle donne” per lo sviluppo dell’Irpinia

L'aperitivo letterario "Margarita, Flavia e le altre" promosso da Gianni Fiorentino offre l'occasione di una riflessione inedita sul territorio e trasforma la cantina in naturale luogo di contaminazioni positive e scambio umano e professionale

Prende forma la “comunità delle donne” per lo sviluppo dell’Irpinia. Ritornare a dialogare per ricostruire le comunità e relazionarsi con gli altri per riabitare i piccoli paesi in un’ottica di contaminazione positiva. E’ questo l’impegno che le donne irpine hanno suggellato ieri a Paternopoli ospiti della Cantina Fiorentino per l’aperitivo letterario “Margarita, Flavia e le altre”. Ideato dal padrone di casa Gianni Fiorentino, l’incontro conviviale ha offerto l’opportunità di riprendere le relazioni interrotte dalla pandemia dei mesi scorsi, ma anche di aprire una riflessione importante sul ruolo delle donne nella società odierna e sul protagonismo dell’ingegno e della determinazione femminile nel progresso della società e quindi del territorio in cui hanno scelto di vivere. La scelta della location non è stata causale: la cantina vinicola è un naturale luogo di scambio culturale, di contaminazioni, di dialogo, dove si costruiscono relazioni e nuovi saperi. La produzione vinicola è strettamente legata alla cultura di un territorio, alle sue tradizioni ancestrali, alla percezione che si alimenta ogni giorno e che quindi viene costruita da chi il territorio lo vive; di qui la trasformazione della cantina in contenitore di idee, proposte, riflessioni. Il tema scelto trae spunto infatti dalle etichette di due dei vini prodotti dall’azienda agricola, il Margarita Aglianico e il Flavia Rosato, che anch’esse condensano un distillato di storie, forti personalità, aspirazioni ma anche auspici.

Prende forma la “comunità delle donne” per lo sviluppo dell’Irpinia

Dal confronto aperto fra due delle chef più celebrate d’Irpinia- Valentina Martone e Anita Di Pietro- la docente universitaria dell’Unisannio Angela Cresta e la giornalista e scrittrice Angela Iantosca è emersa infatti una tela inedita della rappresentazione del territorio, che nulla ha a che vedere con l’abbandono, l’autocommiserazione, l’aridità da cui è doveroso rifuggire. Ognuna con la sua personale esperienza ha saputo tracciare una nuova sagoma dell’Irpinia, proiettata al futuro, che ogni giorno aggiunge un tassello importante al progresso. Ognuna di loro attraverso il racconto personale ha saputo raccontare il luogo a cui ogni giorno dedica attenzioni e su cui investe per migliorarlo, superando barriere e retaggi culturali non di poco conto, a dimostrazione che l’impegno e la determinazione non aspettano i tempi della burocrazia, del finanziamento pubblico, del sostegno del politico di turno. Chi vuole può. A questo bisogna aggiungere la necessità di superare la cultura dell’impiego pubblico e del “posto fisso” alimentata nei decenni scorsi, per cimentarsi invece nell’auto-imprenditorialità. Gli strumenti istituzionali di sostegno sono molteplici e le stesse università sono pronte a fare la loro parte e a condividere know how- come ha chiarito la docente di Geografia economica e politica, e di Economia e politica del territorio dell’Università del Sannio Angela Cresta, anche lei originaria di Paternopoli e responsabile scientifica del Cammino di San Guglielmo per l’associazione Terre di Mezzo, ma anche attivista nella progettazione e nello sviluppo locale. Nel tracciare le coordinate di una visione futura, lei ha evidenziato la necessità di sagomare le comunità, per dare volume al territorio e caratterizzarlo attraverso una sua cifra ben definita. Soltanto così sarà possibile per l’Irpinia entrare nel grande circuito turistico regionale e ambire a costruire gli asset dei turismi.

“Margarita, Flavia e le altre” aperitivo letterario alle cantine Fiorentino di Paternopoli. Protagoniste Valentina Martone, Angela Iantosca, Anita Di Pietro e Angela Cresta

Sulla rappresentazione dell’Irpinia autentica lavorano strenuamente due voci autorevoli della provincia, che guai a definirle chef, hanno indossato il grembiule delle cuoche per rivisitare la cucina tradizionale e declinarla in chiave contemporanea. Si tratta della chef di Megaron Valentina Martone, segnalata dalla guida gastronomica del Gambero Rosso e di Slow Food presente su Rai Due nella nota rubrica settimanale di Eat Parade, dove ha potuto valorizzare il broccolo aprilatico e quindi la straordinaria varietà di prodotti della sua terra a livello nazionale; e di Anita Di Pietro erede dell’Antica Trattoria Di Pietro di Melito Irpino  segnalata dalla guida Gambero Rosso fra le migliori osterie d’italia e nella guida di Slow Food. Entrambe sperimentano nelle loro cucine nuovi modi per rivisitare le antiche ricette della nonna che assecondano i grandi cambiamenti che sta vivendo il modo di alimentarsi e di vivere il rapporto fra cibo e territorio. Entrambe prediligono l’uso di cibi semplici ma genuini che esprimono l’autenticità del territorio ma anche i metodi tradizionali. Niente a che fare con Chef Rubio o Carlo Cracco insomma, Valentina e Anita costruiscono dietro ai loro fornelli una narrazione del territorio che è pronto a evolversi e a valorizzare radici e tradizioni.

Angela Iantosca

Sul protagonismo delle donne si è pronunciata infine la giornalista e scrittrice Angela Iantosca,  irpina trapiantata a Roma, originaria di Montefalcione, che ha sintetizzato con la parola “radici” l’adagio del dibattito ma anche il senso del suo ritorno in Irpinia. Angela Iantosca non è solo è la direttrice della rivista “Acqua e Sapone” ma è anche particolarmente impegnata nel sociale: ha pubblicato diversi libri sul ruolo delle donne nella ndrangheta, ma ha anche raccontato le esperienze delle madri coraggio che tentano di salvare i figli dalla droga. E’ stata inviata de “La vita in diretta” e de “L’aria che tira”; nel 2016 ha vinto il premio speciale “Memoria nel cuore onlus” del concorso Piersanti Mattarella; è ambasciatrice del telefono rosa dal 2015 e ha ricevuto il premio “Isola Solidale per il Sociale” fra le altre cose. Nel racconto delle sue esperienze professionali la giornalista ha tracciato un profilo di sè che ha consentito di piantare, insieme alle altre, un seme buono, un esempio a cui ispirarsi per ripartire.


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