Mercurio nell’Ofanto, allarme in Puglia e Lucania. Attesi i dati dell’Arpac

Dopo l'ordinanza del Comune di Calitri, la provincia di Andria Barletta Trani chiede i dati all'Agenzia Campana sullo stato di inquinamento del fiume, per mettere in campo le misure di salvaguardia per la fauna ittica e le specie protette, ma soprattutto per tutelare la popolazione pugliese dai prelievi abusivi che vengono effettuati in questo periodo

Alla luce dell’ordinanza emessa dal sindaco di Calitri Michele Di Maio di divieto di utilizzo dell’acqua dell’Ofanto per uso irriguo e abbeveraggio degli animali, a causa dell’importante soglia di inquinamento da mercurio registrata dai tecnici dell’Arpac, il Nucleo Vigilanza ittico-faunistica ambientale ed ecologica che si occupa di vigilare il territorio ofantino nel tratto della provincia di Barletta Andria Trani, chiede un approfondimento della questione e i dati sull’inquinamento. I rilievi effettuati dall’Agenzia Regionale in un punto del corso in cui ricade il triangolo industriale di Teora, Morra e Conza hanno costatato la presenza di mercurio almeno tre volte superiore al limite consentito dalla legge. La Provincia di Avellino, pertanto, già nella metà di luglio ha inoltrato ai comuni sopra citati e alla Procura della Repubblica un report sullo stato di salute del corso fluviale, e in un secondo momento l’informativa è stata estesa anche a tutti i comuni irpini interessati dal passaggio, e fino a quelli Lucani e Pugliesi.

L’alto livello di inquinamento da mercurio ha destato la preoccupazione del sindaco Michele Di Maio, non solo sul territorio ofantino ricadente in Campania, ma anche rispetto alla Basilicata e alla Puglia. In particolare, la questione è stata sottoposta non solo ai comuni lucani, ma anche all’Acquedotto Pugliese, che nel territorio di Conza della Campania gestisce il potabilizzatore. Come ha spiegato ai cronisti, Di Maio ha sollecitato ulteriori analisi da parte dell’Arpac, a partire proprio dall’invaso della Diga di Conza. L’associazione ambientalista pugliese intanto, coordinata da Giuseppe Cava ha espresso grande preoccupazione sulla presenza dell’agente inquinante, sottolineando i frequenti prelievi incontrollati sia per uso irriguo che per abbeveraggio degli animali nel fiume Ofanto.

Non solo. L’Ofanto è particolarmente frequentato dai pescatori, che praticano non solo la pesca sportiva a fini ricreativi, ma anche per mangiare il pescato. L’associazione evidenzia inoltre la presenza nel tratto terminale del fiume, di biodiversità fra cui la Lontra Lutra, un mammifero che appartiene alle specie protette. Per tali ragioni il Nucleo chiede i dati all’Arpa sull’inquinamento e mettere in campo tutte le azioni di tutela di sua competenza.

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