“La questione della ricapitalizzazione di Alto Calore Servizi è mal posta. La Regione Campania deve farsi carico della riqualificazione e ammodernamento delle reti che sono di sua proprietà, applicare le innovazioni tecnologiche e azzerare così le dispersioni idriche ed energetiche. Soltanto così sarà possibile immaginare un piano di risanamento della società da parte dei comuni. Diversamente si rischia di ricapitalizzare una botte bucata”. Alla vigilia dell’assemblea dei sindaci convocata dall’esecutivo della società di Corso Europa per decidere sulla ricapitalizzazione, il primo cittadino di Chiusano San Domenico Carmine De Angelis apre una nuova prospettiva sulla questione, facendosi portavoce anche di altri amministratori, come il sindaco di Aiello del Sabato, fra gli altri.

Già assessore del Comune di Avellino, Carmine De Angelis, sindaco di Chiusano San Domenico

Sindaco De Angelis, alla luce della sua posizione “accademica e culturale” nei confronti delle partecipate, sarebbe scontato considerare il suo voto meramente contrario alla proposta di ricapitalizzazione di Alto Calore illustrata da Michelangelo Ciarcia.

“Il Ministero ha convocato l’Alto Calore su richiesta formale del Sottosegretario Sibilia, mia e anche del sindaco di Aiello, in quanto riteniamo che la ricapitalizzazione sia mal posta: il piano complessivo licenziato da Alto Calore non tiene conto delle perdite complessive costanti, e deve essere la Regione proprietaria delle reti, a provvedere al risanamento delle reti, ridurre le perdite complessive, e incidere alla riduzione di dispendio non solo di acqua, ma anche di energia”.

Il vice presidente Fulvio Bonavitacola però, nel recente incontro promosso dagli Ingegneri di Avellino, ha sottolineato la necessità da parte dei Comuni di adeguarsi alla Legge regionale 15 e alla Riforma Madìa. 

Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Giunta Regionale della Campania

“Il Vice Governatore si riferisce ai parametri di affidamento delle società in house, ma qui parliamo del piano di gestione delle reti avanzato da Alto Calore, che invece sono di proprietà della Regione che deve riammodernare con fondi europei”.

Come se ne esce?

“Con l’entrata in campo dell’Ato Calore Irpino, che può farsi portavoce presso la Regione Campania della stipula e approvazione di una Accordo di Programma Quadro in cui convergono tutti i progetti esecutivi già presentati dai Comuni per l’ammodernamento delle reti idriche”.

L’ammodernamento delle reti occupa una parte determinante del ‘Piano Ciarcia’, che però ha già dialogato con la regione su questo aspetto, e incassato la garanzia di un risanamento pubblico spalmato su cinque anni.

“Il riammodernamento delle reti implica di per sè l’efficientamento del sistema. Le perdite di Alto calore Servizi si ridurrebbero del 20-30% e solo allora i Comuni potrebbero immaginare di perseguire l’ipotesi della ricapitalizzazione”.

Lei ha sempre sostenuto la necessità di abolire gli enti e riorganizzare la macchina amministrativa.

“Personalmente ritengo di portare avanti una battaglia culturale e accademica per ribaltare la gestione dei servizi e l’amministrazione della cosa pubblica: si tagliano i fondi ai Comuni e non si sfoltiscono invece gli enti strumentali che gestiscono i servizi senza criteri; per me si tratta di enti illegittimi”.

La facciata di Palazzo Caracciolo, sede della della Provincia

Cosa propone?

“Le funzioni fondamentali, ovvero acqua, rifiuti e trasporti, devono essere trasferite alla Provincia, attraverso una profonda correzione della Legge Delrio. Bisogna partire da una riforma che affida le funzioni fondamentali all’Area Vasta, ma questa è già una visione progressiva del problema che traguarda a lungo termine”.

La riforma della Legge Delrio però è stata ampiamente preannunciata dall’esecutivo di Governo.

“Nella Legge di Stabilità si prevede il riordino degli Enti Locali, e si istituirà infatti una commissione tecnica. Toccherà prima alle Province, poi agli altri Enti strumentali.

Oltre ciclo idrico integrato, resta il nodo dei rifiuti. Lei è appena stato notificato il decreto ingiuntivo dal tribunale di Avellino che condanna Irpiniambiente a risarcire il Comune di Chiusano per 87mila euro circa. Di che si tratta?

“Si tratta di somme non versate da Irpiniambiente del Ristoro Conai per la percentuale di raccolta differenziata e per la quota di materiali riciclati registrata dal Comune, che comportava la premialità. Il Comune avanza la quota di ristoro dal 2007, e nonostante la questione fosse stata illustrata a Boccalone, non è stata mai immaginata una soluzione. Così il Comune ha rilevato un danno erariale. Il decreto ingiuntivo obbliga la società a riconoscere la somma al Comune, ma siamo disponibili ad un eventuale accordo transattivo”.

Oggi è prevista la seconda convocazione del consiglio dell’Ato Rifiuti ad Avellino. Lei che opinione si è fatto?

“Il Piano complessivo di Irpiniambiente deve intanto verificare e tariffe, inserire meccanismi di premialità e sostenere i comuni, che in questo momento sono in grandi difficoltà sui costi di gestione del servizio. Chiusano è riuscito a dimezzare da 380mila euro a 210mila euro all’anno attraverso un piano di razionalizzazione”.

Il Presidente dell’Ato Rifiuti di Avellino, Valentino Tropeano

Ha previsto dei tagli?

“Sono state modificate alcune voci: il costo del personale, il carburante, il riuso dei materiali. Facciamo una raccolta differenziata di ottimo livello, e abbiamo ottenuto la menzione di Comune Riciclone da Legambiente. Poi c’è da dire che anche la Regione sbaglia perchè applica il parametro del peso el rifiuto e non la qualità”.

Che idea si è fatto invece dell’impiantistica?

“Sono un sostenitore della compostiera di comunità, che può esistere solo quando la differenziata è ottimale e si ottiene un compost di qualità, commerciabile facilmente. Il Piano complessivo deve guardare sì all’investimento sull’impiantistica, ma è compito della Regione di predisporre dei bandi per i piccoli comuni e incentivare la piccola tecnologia. La compostiera di comunità si potrebbe fare anche qui in via sperimentale, per provare a verificare la percentuale di riduzione del conferimento, e magari estenderla a tutti i comuni”.

Lei immagina una concertazione di opere strategiche da realizzare con fondi strutturali?

“I fondi strutturali europei devono essere utilizzati su opere strategiche. Siamo al termine del settennato 2014- 2020, ma siamo di fronte allo stesso problema dell’agenda precedente. Temo che le prospettive dell’agenda futura non siano migliori, ma bisogna intervenire per cambiare rotta”.

Cosa propone?

“Propongo di sottoscrivere accordi di programma quadro: abbiamo il progetto pilota in Alta irpinia e l’Area Vasta ad Avellino. Entrambi i tavoli hanno un parco progetti esecutivo che è già riconosciuto dalla programmazione 2020-2024. Altro nervo scoperto su cui orientare i fondi strutturali è l’edilizia scolastica. Resti idriche e scuole sono la priorità della provincia in questo momento e non possiamo più aspettare”.

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