CANONE INVERSO di Paolo Maurensig A cura di Ilde Rampino

Una storia meravigliosa e intrigante che si delinea intorno ad un simbolo, il violino, che rappresenta l'amore per la musica, un sentimento prepotente e contrastato che crea disagio e al contempo consapevolezza profonda del significato del proprio esistere

CANONE INVERSO di Paolo Maurensig

A cura di Ilde Rampino

Una storia meravigliosa e intrigante che si delinea intorno ad un simbolo, il violino, che rappresenta l’amore per la musica, un sentimento prepotente e contrastato che crea disagio e al contempo consapevolezza profonda del significato del proprio esistere. La figura del violinista, Jeno, che l’autore tratteggia con magica e straordinaria intensità, vive un legame particolare con il suo pubblico, in assoluta sinergia con il suo strumento, con l’ambizione di raggiungere la perfezione.

Egli incarna la musica fatta persona, alla perenne ricerca di un “centro”, di un ruolo da conquistarsi, di un percorso che lo colleghi alle sue radici e al suo passato, mentre la propria anima è imprigionata in quel violino, da cui il protagonista della storia non può staccarsi, perchè fa parte di sé. Un rapporto strettissimo che sembra quasi un’appendice della propria vita, un essere pensante che gioca con i ricordi e i desideri di un ragazzo, in cui il senso profondo di desiderio e di possesso è strettamente legato alla paura di perderlo “appeso ad un filo sentivo il suono di un violino”, come un faro che illumina la sua esistenza. Il violino è legato ad una storia, in cui realtà e sogno si intersecano indissolubilmente e in cui il fragore delle tempeste interiori si pone su un percorso che poi giunge alla musica come una carezza di pace. E il Collegium Musicum, il luogo chiuso e tetro, in cui nasce la profonda amicizia con Kuno, “due voci che si cercavano, come in uno specchio”, attraverso i loro sguardi di intesa diventa il teatro dei loro sogni che a poco a poco vengono distrutti.

Le condizioni terribili a cui il protagonista è costretto durante la permanenza nel collegio rafforzano ancor più la ricerca di un rapporto autentico con qualcuno, nonostante le delusioni e le cattiverie perpetrate nei suoi confronti, per tentare di sottrarsi al “cono d’ombra del suo passato” e vivere finalmente un’esistenza senza limiti di sorta. Significativo è il rapporto del protagonista a contatto con la vita nel castello del suo amico Kuno, il suo desiderio di essere accettato, ma soprattutto il suo senso di malcelata invidia nei confronti di un passato importante da poter rivivere continuamente, mentre il suo è rappresentato solo da fili slabbrati dispersi nel vento. Il violino, retaggio e ricordo di suo padre, sembra scomparire e poi rivivere in un altro strumento, conteso attraverso il senso disilluso dell’amicizia con Kuno: il fascino e la passione della musica si concretizzano nello sforzo di costituire un tutt’uno, adattando il proprio corpo al violino, che si trasforma a poco a poco in un punto di riferimento attorno a cui far ruotare la propria vita. Anche l’amore per la violinista Sophie rappresenta un contatto di anime, una trasfigurazione di un sentimento,”uniti da una stessa emozione”.

Tuttavia il contatto con il mondo di Kuno che avrebbe potuto essere l’inizio di un percorso interiore che li avrebbe avvicinati per sempre, diventa l’occasione dello svelamento di sentimenti contrastanti, del bisogno di prevalere e dell’affermazione dell’importanza del proprio talento a scapito dell’altro. I mobili antichi, il senso profondo di un passato e di una tradizione antichissima della propria famiglia, unita a misteri insolubili, l’umiliazione per l’ostentazione della propria ricchezza che si tramandava di generazione in generazione assieme al talento musicale, che per il protagonista rappresenta un dono dello spirito, provoca una frattura insanabile, una sorta di “canone inverso”, il conto alla rovescia che porterà alla fine di un’amicizia.

La forza ossessiva e possessiva della musica “l’anima imprigionata in un violino” diventa il punto di confronto tra due personalità diverse, entrambi tendenti alla perfezione e la loro amicizia non è altro che un falso palco su cui misurare le proprie capacità musicali. Lo spezzarsi dei fili di un rapporto che si credeva eterno, la profonda amarezza e le disillusioni nel futuro vengono travolti dall’uragano della realtà che porterà in seguito alla dissolutezza del mondo causato dall’avvento del Terzo Reich che travolge la vita di tutti. La realtà e il sogno si mescolano, mentre viene svelato, alla fine, un mistero che non è altro che lo specchio di una personalità che deve fare i conti con le proprie paure e il proprio desiderio, a tratti smodato, di imporsi sull’immagine che si ha di se stessi, imprigionata nelle pastoie dell’incomunicabilità.

Ilde Rampino

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