Nocciola, asset strategico dell’Irpinia.
Il territorio pronto per la sfida con Ferrero

Il rappresentate della Fai Cisl Irpinia Sannio Fernando Vecchione considera l'ipotesi di un accordo fra la multinazionale dolciaria e il territorio come una delle più grandi operazioni di mercato a vantaggio dell'azienda e dell'economia locale

Il patto proposto al territorio dalla Ferrero rilancia il peso strategico della nocciola nell’economia locale. Simbolo della provincia di Avellino, la nocciola in questi ultimi anni ha ripreso slancio nella produzione e le organizzazioni di categoria, dalla Coldiretti alla Confagricoltura, si sono già attrezzate per favorire la filiera da un lato, il rapporto con Ferrero dall’altro, punto fermo dell’industria di trasformazione in Irpinia con il suo stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi, nell’area Asi di Porrara.

Il sindacato segue con attenzione ogni sviluppo. E, in particolare, la Fai Cisl non si nasconde le difficoltà di un percorso complesso di crescita del settore.

“La Ferrero, attraverso la sede di centrale di Alba, ha confermato investimenti su scala nazionale per il Gruppo nei prossimi quattro anni, così come sono stati annunciati investimenti strutturali per il futuro”, spiega Fernando Vecchione, rappresentante della Fai Cisl Irpinia Sannio, interlocutore sindacale dell’industria dolciaria. Intervenendo sul Progetto Nocciola Italia e le aspirazioni irpine di una crescita del distretto, invita tutti alla massima responsabilità, rispetto ad un “procedimento nazionale sulla coltivazione della nocciola, non nato dalla sera a mattina, ma lungo e articolato nel tempo”.

Fernando Vecchione, rappresentante Fai Cisl Irpinia Sannio

Vecchione chiarisce lo scenario in cui a scommessa Ferrero arriva. “Il progetto nazionale messo in campo dalla multinazionale è senza dubbio ambizioso e lungimirante, ma sarà altrettanto lungo. Si dovrà partire dall’acquisizione dei terreni, poi dall’affidamento di un incarico ad un agronomo per mettere a punto un ragionamento sulla filiera della nocciola” spiega. In Turchia, principale esportatore di nocciole e principale fornitore dell’azienda, Ferrero ha investito su 10mila ettari di terreno, e ha assunto uno dei migliori agronomi italiani per seguire le piantagioni e i terreni. Ora si tratta di fare altrettanto in Italia, riorganizzando completamente il rapporto con i produttori.

Sebbene lontanissima dalla capacità produttiva della Turchia, l’Italia può tornare ad essere un leader nella produzione globale. In questo contesto, l’Irpinia ‘coltiva’ le sue ambizioni nel comparto e intende farsi spazio sulla scena come interlocutore diretto della multinazionale dolciaria. “L’Irpinia può scommettere sulla produzione della nocciola, ma il fabbisogno dello stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi potrebbe non essere soddisfatto dall’intero territorio, in quanto registra il consumo di 3-4mila quintali a settimana di nocciole, per la produzione della nutella, del duplo e tronky. Sarebbero necessari 12mila quintali di nocciole al mese” continua Vecchione.

Stando alle informazioni della Fai Cisl, la costruzione di una filiera irpina è tutta da costruire e non si deve perdere tempo. “Il programma nazionale messo in campo dall’azienda è del tutto nuovo, e non è ancora stato sviluppato, tant’è che l’azienda si approvvigiona di materie prime dal Lazio per poi redistribuire sugli stabilimenti dislocati in tutta Italia. Se ci fosse l’opportunità per il territorio di implementare il Progetto nocciola Italia ad oggi rileviamo una certa distanza nella forbice fra domanda e offerta” continua.

La filiera corta e l’acquisto del prodotto a chilometro zero nel comparto dell’agroalimentare e nel campo della trasformazione è stato già sperimentato dalla Zuegg, che ha messo in campo una strategia di apertura al territorio e una politica di rete con le aziende agricole e i piccoli produttori. “Si tratterebbe di una buona opportunità per chi ha dei terreni, per replicare il metodo Zuegg: l’azienda ha acquisito dei terreni a Luogosano votati a coltivazione di alberi da frutto, innescando il meccanismo della filiera dell’agroalimentare” argomenta.

LA PROPOSTA DELLA FAI. Intanto la Fai Cisl ipotizza le modalità con cui Ferrero potrebbe agganciare il territorio nel meccanismo di costruzione della filiera: “Potrebbe scegliere di comprare i terreni, oppure di prenderli in fitto; oppure ancora di stringere un accordo sulla raccolta delle nocciole di Serino, Giffoni e dai piccoli produttori irpini. Ad oggi le quantità portate sul mercato sono troppo basse rispetto la fabbisogno dell’industria, ma è ovvio che il territorio è chiamato a fare un ragionamento a lungo termine”.

Il Progetto di respiro nazionale messo in campo dalla multinazionale trova convergenza con le politiche agricole della Regione Campania e con le direttive del Ministero dell’Agricoltura sull’incentivo agli investimenti del settore primario. “La piantagione di un noccioleto dà i suoi primi frutti dopo sei anni circa, e nel caso di un intesa con l’azienda, i produttori sarebbero chiamati a rispettare un protocollo rigido sulle coltivazioni. L’operazione- se potesse andare in porto- avrebbe un valore enorme sul mercato: Ferrero potrebbe produrre con materie prime a km zero, abbattendo i costi delle materie prime importate dalla Turchia e avrebbe un prodotto al 100 per cento made in Italy, amplificando a dismisura la qualità; ma il territorio avrebbe una leva dello sviluppo su cui investire seriamente”.

Circa gli investimenti dell’azienda, Vecchione annuncia un incremento delle posizioni lavorative previste sugli stabilimenti di Alba, a Balvano nel potentino e a Pozzuolo Martesana nel milanese. Sugli stabilimenti di Sant’Angelo dei Lombardi sono previsti invece soltanto investimenti strutturali. La novità sulla produzione riguarda un nuovo prodotto, il ‘biscuit’, un doppio biscotto con farcitura alla nutella (tipo ringo) che sarà realizzato negli stabilimenti di Balvano, e con la nutella prodotta a Sant’Angelo. Gli stabilimenti altirpini infatti sono leader nazionali nella produzione del barattolo da 200 grammi.

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