Genova - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia commemorativa delle vittime del crollo del Ponte Morandi con Giuseppe Conte, oggi 14 agosto 2019. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Il Premier Conte si è dimesso nelle mani di Mattarella». Come anticipato al termine del suo discorso ai senatori riuniti nell’aula di Palazzo Madama, ha rassegnato il mandato dopi quindici mesi. «Il governo finisce qui», ha concluso, dopo aver spiegato le ragioni che portano a questa svolta, che attribuisce interamente alla responsabilità della Lega e del suo leader. Giuseppe Conte ha criticato il comportamento del Ministro dell’Interno, accusandolo di aver progressivamente abbandonato le sorti del Governo, alla luce dei risultati elettorati raccolti dal suo partito alle elezioni europee. Lo ha accusato di aver scelto la piazza contro le istituzioni democratiche, facendo venir meno il rispetto per il governo seguendo sondaggi e umori della piazza, anziché assolvere i suoi compiti di ministro. Gli ha rimproverato di aver dichiarato la crisi il giorno dopo aver incassato il via libera sul decreto sicurezza bis «per calcolo politico». Gli ha rimproverato la mancanza di rispetto per il Parlamento, essendosi sottratto al dovere di riferire alle Camere sul Russiagate italiano, «rinunciando a dire ciò che sa», esponendo invece il Presidente del Consiglio al suo posto. Ma il passaggio più forte ha riguardato il profilo politico rivelatosi nel Ministro con il passare dei mesi. «Mi preoccupa che tu chieda pieni poteri e invochi le piazze». Nella prima parte del suo intervento Giuseppe Conte ha enumerato le riforme i provvedimenti messi in campo in questi 15 mesi per l’Italia, indicandoli come i promemoria del voltafaccia della Lega, che ribattezzando il governo come “esecutivo dei no”, ha di fatto sconfessato lo stesso lavoro prodotto da ministri e sottosegretari della Lega. Ha spiegato le ragioni per le quali servono stabilità, innovazione e riforme, mettendo al centro i temi dell’ambiente. Consolidare il primato italiano sulle energie rinnovabili investendo nelle nuove tecnologie, costruire una economia circolare basata sulla concezione dei rifiuti come risorsa industriale, i primi due punti chiave. Conte, infine, nel difendere il dialogo e le aperture ad Oriente, a Cina, India, Federazione Russa, Vietnam, ha ribadito i pilastri dell’alleanza atlantica e dell’Unione Europea. Dopo il suo intervento, il Premier si è disposto per l’ascolto del dibattito, in attesa di salire al Quirinale entro la serata. Nel dibattito i due Matteo hanno indicato due strade possibili. Salvini ha lasciato aperta la porta di una collaborazione con i 5 Stelle sulle riforme, per poi andare al voto rapidamente. Renzi ha aperto ad una maggioranza di responsabilità che vada oltre le ruggini personali dei singoli leader. La situazione sarà tra poco al vaglio del Capo dello Stato con le consultazioni che si aprono formalmente domani.

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri

PASSAGGIO CRUCIALE PER LA LEGISLATURA. Si apre la (lunga) crisi di governo. Il Premier Conte salirà al Quirinale. Le prossime saranno le ore delle scelte. Per il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per la prima volta dall’ingresso a Palazzo Chigi il suo destino sarà nelle mani del Capo dello Stato. Se avrà un futuro da leader lo deciderà autonomamente scegliendo le parole che pronuncerà. Per i due Vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i destini sembrano diversi. Il primo, per ora a disagio nel nuovo scenario. Non potrà assumere per tutti la responsabilità delle scelte nella nuova fase che sta per aprirsi. Per lui sta per finire il tempo dei proclama, delle rapide sfilate a testa bassa davanti ai cronisti in attesa nei pressi di questa o quella sede istituzionale. Non dai Matteo (Renzi e Salvini) dovrà guardarsi, ma da Davide e Beppe, i leader veri di un Movimento che in caso di elezioni anticipate rischia di finire sotto il 10 per cento, stando ai sondaggi riservati che circolavano ieri nel Transatlantico. Nei corridoi si dice che ha più chance Conte di trovare spazio nel nuovo governo rispetto a lui. Per il leader della Lega, a prescindere da come andrà oggi e nei prossimi giorni, la leadership nel partito appare più solida. Quello che potrà cambiare subito sarà il ruolo, più avanti la prospettiva. Molto dipenderà dall’esito delle consultazioni, che in ultima analisi in quasi tutti i casi dipenderanno dalla buona volontà dei gruppi parlamentari più che dalle segreterie delle forze politiche. Il ‘quasi’ riguarda proprio i Cinque Stelle, forza politica nella quale le rappresentanze non sono mai riuscite a mettere in discussione la leadership.

La bandiera della Repubblica italiana sventola sul Palazzo del Quirinale in Roma, sede della Presidenza della Repubblica, la massima istituzionale nazionale. Accanto i vessilli con i colori e i segni del Quirinale e dell’Unione Europea

SI ALLUNGANO I TEMPI PER UN EVENTUALE VOTO ANTICIPATO. L’apertura della crisi oggi, 20 agosto, anche nel caso di un precipitare degli eventi, non potrebbe portare ad uno scioglimento delle Camere immediato. Alle procedure costituzionali (decreto di scioglimento delle Camere; Consiglio dei Ministri riunito per approvare la bozza di decreto che fissa la data delle elezioni e della prima riunione delle nuove Camere; successiva firma da parte del Capo dello Stato e controfirma del Presidente del Consiglio in carica) per avviare il voto si aggiungerebbero ai tempi stabiliti dall’articolo 61 della Carta per le elezioni (entro massimo 70 giorni). Si finirebbe per votare mentre nelle città si addobbano strade e negozi con le luci e le strenne natalizie, con la prospettiva di avere un governo prima di Carnevale. Nel frattempo, senza una Legge di Bilancio, non solo ci sarebbe l’esercizio provvisorio, con il sostanziale blocco di ogni politica economica, ma scatterebbe l’aumento dell’Iva dal primo gennaio, portando la pressione fiscale italiana ad un livello senza precedenti, con nuovi record di debito pubblico ed un rischio altissimo di taglio del rating sui titoli di Stato e la credibilità dell’Italia. Tutte queste elementari considerazioni saranno certamente pesate dal Capo dello Stato durante le probabili consultazioni nei prossimi giorni.


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