#gesùtiama ma ignora la campagna elettorale per le europee nei paesi

Pretendere di assistere ad una campagna elettorale come quella di John Biden a Philadelphia, che sale sul palco dopo avere percorso il viale di Rocky Balboa accolto da una folla di bandiere sventolanti sarebbe stato davvero troppo. Lo ammetto. Ma nemmeno è accettabile questo grande vuoto che sta andando in scena nei paesi, che stando alle cronache dei media nazionali e internazionali, dovrebbero essere nel pieno della campagna elettorale per le europee. Non un manifesto nelle schiere degli espositori garantiti per legge dai comuni, non un pubblico comizio, non una sede spalancata di un partito, un circolo tappezzato di facce giganti e slogan accattivanti,  un’associazione in fermento. Niente di niente. Ma pure i paesi sono Europa. E chi si è candidato dovrebbe insegnarlo ai cittadini, dovrebbe impegnarsi in discorsi “urbi et orbi” mutuando la divulgazione del messaggio evangelico, proprio come sta facendo l’ottimo Matteo Salvini. Dove sono finiti i Pentastellati del cambiamento? E i democratici che sbandierano la presenza capillare sui territori? Perchè i loro circoli restano chiusi? Si ha tanto l’impressione che non ci sia nulla da dire.

Allora ogni comune cittadino si costruisce in piena autonomia l’idea di Europa che gli va a genio. Ognuno sarà legittimato ad andare fuori strada, e ognuno sarà legittimato a pensare che chi si candida non ha nessuno spirito democratico da salvaguardare, ma solo interessi personali da perseguire. Chi sono i candidati alle europee? Quali sono i volti? Quali sono i programmi? Qual è la vostra misura della cittadinanza europea? La triste rappresentazione di questi giorni mi fa apprezzare la propaganda elettorale di Franco Arminio alle scorse elezioni del Parlamento Europeo. Con il suo discorso alle pecore, ha conquistato il ruolo di avanguardista, superando quello di visionario delle aree interne.

Mentre la propaganda- o presunta tale- corre su social network, con pagine dedicate, lasciando spogli i comuni e in un grande senso di vuoto e abbandono, c’è chi ha lo sguardo lungo e fa leva sulla suggestione (ormai desueta) dei cattolici integralisti. #gesùtiama è l’ultima frontiera della campagna elettorale salviniana. Un genio. E va dato atto all’ottimo sindaco di Cassano Irpino Salvatore Vecchia, braccio operativo della Lega in Irpinia e in Campania, che con la sua presenza sul palco a Milano in occasione del comizio del vice Premier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, la provincia di Avellino partecipa alla competizione per le europee. C’è qualcuno che si preoccupa di noi insomma.

Se ci fosse stata competizione, quindi partecipazione delle persone al dibattito pubblico, la presenza di Vecchia a Milano e la foto con Marine Le Pen sarebbe stata degna di nota, almeno delle cronache provinciali. Un sindaco in corsa al terzo mandato, e già eletto per mancanza di competitor alla guida di un comune di meno di mille abitanti, supera i confini irpini, e si fa strada sul palco di un leader politico nazionale, in tour nella campagna elettorale per le europee. Il sindaco di Cassano è un avvocato arguto e intelligente, che sa dosare le sue arringhe ed edulcorare le più incompresibili delle strategie politiche. Ma a volte scivola e si lascia confondere dai toni integralisti tipici dei barbari, che la società del terzo millennio ha superato da un pezzo nell’Europa evoluta.

#gesùtiama insomma, non lo doveva scrivere. Così penso che il mio voto non lo vuole e mi sta prendendo palesemente in giro. Però vorrà intercettare sicuramente il voto di quanti lasciati nel vuoto della solitudine, possono aggrapparsi solo al miracolo della fede, e specificatamente cristiana per carità, per vedersi riconosciuti diritti politici e civili, rappresentanza, miglioramento della qualità della vita in generale. I “soliti inquieti” come li definisce Vecchia forse vorrebbero più presenze, più volti fra la gente, più parole. Nessun insulto all’avvocato Vecchia, dunque, che dopo Franco Arminio, entra nella mia speciale top ten dei comunicatori di questa anomala campagna elettorale.

Chissà quale sarà il risultato di lunedì prossimo. Chi può escludere una vittoria schiacciante dell’astensionismo, con una sonora sconfitta di quell’idea di Europa tanto declamata in questi giorni dall’Istituto Jean Monnet? Se questi sono gli umori non si può escludere manco una prevalenza dei “sovranisti”, o di un voto contrassegnato soltanto dal simbolo e non dal voto al candidato, che evidentemente non conoscono. Prevarranno i voti di opinione, dunque, forgiati dagli istinti. Che amarezza.


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